Ritorno sui social perché il tragico evento della morte di una bambina siciliana utente di Tik Tok, impone un'ulteriore riflessione.
Tik tok nasce come community globale dedicata allo sviluppo della creatività e dell'allegria ideata da due startupper cinesi Alex Zhu e Lulu Yang, lanciata da una società cinese la ByteDance. Il social in oggetto attua un trasferimento dei dati personali su database cinesi che si appropriano delle identità degli iscritti rilevando quanto a loro utile “economicamente”.
Attualmente conta 750milioni di utenti e il 30% sono al di sotto dei 18 anni.
L'idea di successo è il “doppiaggio”, ossia brevissime interpretazioni con basi audio e video aumentati da effetti speciali e da filtri particolari. Il Tiktoker è quindi l'attore che aspira a diventare “influencer” con i suoi prodotti aumentando la sua platea di iscritti ed avere moltissimi “followers”.
Troppi minori, la cui iscrizione non era normata fino a poco tempo fa per cui l'età minima di accesso consentita, 13 anni, non veniva rispettata, hanno esposto sulla piattaforma la propria immagine senza protezione alcuna, su account che non sono privati ma accessibili ad un pubblico esterno, non iscritto e non identificabile. I minori in causa sono, quindi, adescabili in molte modalità. Facilmente, “malintenzionati” prendono contatto con ragazzini “incuriositi” dal mondo adulto per incrementare i loro followers accettando amicizie sconosciute e pericolose. Pedofilia, pedopornografia, cyberbullismo, esibizionismo, competizione insana, sono fenomeni alimentati da questo social in maniera preoccupante, invitando “piccole e piccoli sexystars”, sulla base dei like e degli incitamenti dei followers, a spingersi oltre nell'esporre il proprio fisico perfetto e la propria intimità. Si pensi al fatto che l'influencer più nota Charlie D'Amelio, in Connecticut, ha solo 16 anni ed ha più di 100 milioni di followers! Di contra, chi a questi canoni non risponde, è sottoposto ad emarginazione ed isolamento registrando continue vessazioni, e commenti inappropriati, vere e proprie molestie sull'aspetto fisico, configurandosi violenza gratuita e bullismo quando bersagli prescelti sono i preadolescenti e gli adolescenti.
A tal proposito in Francia è nata la campagna Balancetontiktoker per segnalare tutte le anomalie possibili così come in India, Indonesia e Bangladesh Tik Tok è sotto accusa per i troppi lati oscuri emersi.
Ma come una community nata e dedicata alla creatività, al divertimento e all'allegria può trasformarsi non solo in uno strumento di sofferenza ma anche in uno strumento di morte?
Nascono su questo social le cosidette “challenge” (sfide)… nelle quali chi aderisce dovrà agire in modo estremo, registrandosi in video, non tanto per sfidare i propri limiti ma per ottenere like e consensi. Il “blackout challenge”, il gioco registrato dalla ragazzina di Palermo, ossia procurarsi un'asfissia temporanea o le “Bright Eye challenge, ossia bagnarsi l'occhio con una miscela di candeggina, disinfettante per le mani e schiuma da barba così da alterare momentaneamente il colore dell'iride…sono solo due esempi di trappole di morte. Come si può pensare che un preadolescente o un'adolescente che sta ancora costruendo i limiti interiori della propria esistenza possa riuscire a proiettarsi nel pericolo che sta attraversando nel partecipare alle sfide?
Incitazioni al suicidio o all'omicidio sono ulteriori stimoli che hanno determinato nel tempo lo svelarsi dei veri obiettivi del social, una realtà macabra .
E' solo del dicembre 2020 l'aggiornamento delle Linee guida della Community che, pur regolamentando rigidamente ogni ingresso, tuttavia, non ha evitato che una ragazzina perdesse la vita per una challenge e che, in America, una 18enne si suicidasse perché stanca delle sfide virali!
Psicologia e dintorni
Tik tok…insidioso pericolo?
Lia Pallone · 4 anni fa