L'invito del vescovo della Diocesi di Lamezia Terme, Giuseppe Schillaci, nell'omelia durante la concelebrazione eucaristica officiata a Paola, nel santuario dedicato a San Francesco, in occasione della festa della Madonna del Miracolo
“Il tempo che ci e' dato di vivere oggi e' un tempo per ritornare al Signore, per ritornare a Lui e la presenza di Maria ci aiuta in questo: ritorniamo a Lui, in cui vogliamo sempre piu' riscoprire la nostra dignita' di figli e di fratelli, figli nel Figlio Gesu' Cristo, fratelli”. Questo l'invito del vescovo della Diocesi di Lamezia Terme, Giuseppe Schillaci, durante la celebrazione eucaristica officiata a Paola, nel santuario dedicato a San Francesco, in occasione della festa della Madonna del Miracolo.
“In questa concelebrazione eucaristica in cui fissiamo lo sguardo su Maria, la mamma nostra, la madre dei discepoli – afferma il Vescovo - , Lei che e' la prima discepola, non vogliamo dimenticare che ci troviamo in una settimana particolare: e' la settimana di preghiera per l'unita' dei cristiani”.
“Maria – aggiunge Schillaci - ci porta alla sorgente, ci fa guardare colui che quello che dice fa: cambia l'acqua in vino perche' la sua parola e' una parola vera, e' una parola autentica e noi abbiamo bisogno oggi di queste parole vere che cambiano la mente, che cambiano il cuore, che cambiano la nostra esistenza. Ritorniamo al Signore. Guardando Maria noi vogliamo fare questo percorso, fino alla fine”. E “Maria, lo sappiamo, non parla molto, non e' una chiacchierona nei vangeli. Tuttavia e' presente nel piano di salvezza di Dio, e' il mistero di Dio che ama questa umanita' a volte smarrita che non sa dove andare. Contempliamolo questo piano di salvezza, questo mistero di un Dio che e' venuto per amore, solo per amore, per dare amore, per suscitare amore!”. Al riguardo il Vescovo, ricorda che “tutto l'antico testamento e' costruito su questa dimensione. La prima alleanza, cosi' come ci dicono gli studiosi, che potrebbe essere raffigurata, se vogliamo, in questa acqua di cui sono piene queste giare. Dio che interviene ed interviene nella nuova alleanza trasformando questa acqua in vino”. Ecco perche', secondo il Pastore della Chiesa lametina, “la mancanza del vino noi la possiamo leggere con questa poverta', con questa indigenza, ma la possiamo leggere anche come l'attesa di un nuovo intervento di Dio che e' raffigurato nell'antico testamento come lo sposo”. Quindi, “il vino – come fa notare il Vescovo - lo possiamo vedere proprio in questa nuova alleanza e, soprattutto, la sovrabbondanza del vino con tutto quello che questo significa. La cosa particolare e' che degli sposi non si dice nulla in questo brano evangelico, non sono presenti. Le vere nozze che si celebrano, si celebrano in Gesu' Cristo. Maria e' presente e sara' presente proprio al compimento di queste nozze, ai piedi della Croce, in quel secondo libro che e' il momento culminante, l'ora. Abbiamo sentito che, ad un certo punto, c'e' una discussione tra madre e figlio e Gesu' si rivolge a sua madre chiamandola ‘donna' ed e' la stessa parola che dira' sulla croce ‘donna, ecco tuo figlio'. E' li', sulla croce, che Gesu' dira' ‘e' compiuto'. Le nozze si compiono li', il pieno compimento, il pieno compimento di un amore che e' tutto dono. E' Cristo che versa il sangue: ‘usci' sangue ed acqua'. Maria e' presente in questo patto, in questo patto d'amore. Sin dall'inizio Maria e' li', discepola, discepola di questo amore sconfinato. E' madre perche' e' discepola. Maria dice il suo si' e lo dice nel si' che Dio stesso ha pronunciato per tutta l'umanita' ed e' Maria che si mette al servizio di questo progetto di amore, mettendosi al servizio, possiamo dire, sollecita gli altri a fare cosi'. Ecco perche' dice ai servi ‘qualsiasi cosa vi dira', fatela'. Lei, Maria, e' obbediente, ed invita, non puo' essere diversamente, all'obbedienza”.
“Gesu' – conclude Schillaci - conserva il vino buono, il vino migliore, per la fine, fino alla fine”. Un amore, quindi, “che va fino alla fine”. Ecco perche', “quando viene meno l'entusiasmo, e puo' capitare a tutti, anche ad un vescovo, ricordiamoci delle parole di Maria: ‘tutto quello che vi dira' fatelo'. Allora possiamo ritornare a quella gioia: e' la gioia di essere discepoli. E' li' che bisogna ritrovare il Signore, ritrovare la gioia ed in questa gioia provare a dare ragione della speranza che abita in noi ci direbbe San Pietro nella sua lettera”.