“Oggi inizia il tuo cammino di donazione con il popolo e per il popolo”. Cosi' il vescovo della Diocesi di Lamezia Terme, monsignor Giuseppe Schillaci, rivolgendosi a don Alessandro Baglio durante l'omelia nel corso dell'ordinazione del giovane sacerdote avvenuta in Cattedrale sabato scorso.
“Il pastore – ha aggiunto Schillaci - sa stare anche dietro perche' guarda ed ha questa attenzione per chi ha il passo lento. Stare dietro con coloro che non contano niente: questa e' la carita' del pastore perche' nei piccoli si incontra il Signore e questo e' lo stile del pastore che non aspira a nessuna logica di potere e di possesso, ma che si lascia alimentare nella vita dal Vangelo. Insegna il Vangelo – ha proseguito, rivolgendosi a don Alessandro - perche' ti alimenti del Vangelo”.
Quindi, la sollecitazione ad essere “presbitero insieme agli altri presbiteri: cammina sempre con gli altri - e'stato l'invito di monsignor Schillaci - , non ti isolare mai. So che non e' facile camminare con gli altri, ma anche questa e' una prova. Nessuno di noi puo' pensare di essere padrone dell'altro o degli altri. C'e' uno stare che e' uno stare in mezzo, non lo dobbiamo dimenticare. E stare in mezzo e' anche condivisione; condividere con la gente gioia e dolore, tristezza e felicita'. Non devi dimenticare che vieni dal popolo e sei del popolo. E' Cristo che ci insegna come stare in mezzo: e' stato con la gente, anche se non sempre la gente lo accoglie e lo riconosce. E tu – rivolgendosi a don Alessandro - cammina insieme al tuo popolo; come parroco e' importante camminare con il tuo popolo, ascoltare”.
Un momento di forte spiritualita' e commozione della Chiesa lametina, vissuto nel rispetto delle restrizioni previste per il contenimento della pandemia, che ha rappresentato anche un messaggio di speranza in un periodo in cui l'uomo sembra essere smarrito dal timore per il proprio futuro a causa di quanto sta accadendo nel mondo e dove il Cristo diventa la vera ancora. Come evidenziato dal Vescovo quando, nel commentare il brano del Vangelo, ha ricordato che “Gesu' vede la sua gente, sente compassione ed e' li' che dice ad essi: date loro da mangiare. E' cosi'che ci si dona”.
E, in quell “eccomi”'di don Alessandro sabato sera c'e' stato, non solo il suo donarsi, ma anche il suo essere accolto “come dono” da parte della Chiesa di Lamezia: “In questo eccomi – ha detto al riguardo Schillaci - proviamo anche a mettere la Chiesa, la nostra Chiesa tutta che dice con Alessandro ‘eccomi' ed in particolare tutti coloro che hanno contribuito, in un modo o nell'altro, alla formazione di Alessandro come, ad esempio monsignor Vincenzo Scaturchio. La Parola di Dio questa sera e' forte ed il brano del Vangelo ci scuote. Noi presbiteri abbiamo presente il bellissimo discorso sui pastori di Sant'Agostino. Il Santo Padre della Chiesa trae ispirazione da questo: davanti a dei pastori che erano preoccupati del gregge, c'e' la parola del Signore: Io stesso cerchero' le mie pecore e le passero' in rassegna. Dio che si interessa, che e' coinvolto e proprio perche' e' coinvolto, e' coinvolgente. Dio che prende l'iniziativa, Dio che fa il primo passo. C'e' una disobbedienza? C'e' un peccato? Dio non fa l'offeso, ma va oltre, supera. Carissimo Alessandro contempla questo oltre, sempre. Dio stesso conduce al pascolo e fa riposare, ci dice il Salmo che abbiamo ascoltato, ed esprime molto bene questa attitudine. Si prende cura. Papa Francesco dice che bisogna avere l'odore delle pecore. Bisogna avere il buon odore di Cristo”.
Sollecitazioni riprese al termine della concelebrazione eucaristica dallo stesso don Alessandro che, nel ringraziare coloro i quali ha incontrato lungo il suo cammino e che lo hanno aiutato nella scelta di questo suo percorso, ha sottolineato che “il presbitero e' l'uomo chiamato a seguire sempre Cristo, Pastore e Maestro del gregge, per divenire in mezzo al popolo di Dio dispensatore di verita' e di grazia. Il presbitero e' chiamato ad assimilare, fare suoi, i sentimenti di Cristo: unico esemplare e modello su cui tenere sempre fisso lo sguardo nel repentino mutare della storia” .
Riflessioni, queste, precedute da una parentesi legata agli affetti piu' cari: quelli familiari. “Un grazie doveroso – ha detto don Alessandro non nascondendo la sua commozione – va alla mia famiglia che e' una famiglia semplice ma allo stesso tempo animata da grandi valori, nella quale ho compreso cosa sia la virtu' dell'umilita'. Voi siete stati, cari papa' e mamma, lo strumento di cui Dio si e' servito per darmi la vita e non dimentichero' mai quanto avete fatto per me, con tutti i vostri sacrifici, avendomi sempre sostenuto in modo particolare nei momenti difficili con la vostra preghiera silenziosa. Lo stesso vale per mio fratello Renzo e mia sorella Mariateresa, sempre attenti e veri sostenitori del mio cammino. Un grazie di vero cuore va anche alla mia cara nonna Maria, oggi presente in mezzo a noi, ed anche ai nonni Giuseppe, Lorenzo e Teresa che dall'eternita' guardano a questo giorno in cui il loro nipote e' divenuto presbitero”.
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