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Cultura e Società

Lamezia... e le Terme: una grande risorsa ancora da valorizzare

Paolo Emanuele · 12 anni fa

Con i nomi molto spesso capita una cosa strana: li si ripete milioni di volte, magari sin da quando si è piccoli, in automatico, ma non ci si sofferma mai a riflettere sull'etimologia, sulla genesi o sulla formazione di quello stesso nome. Quando manca il collegamento, o peggio ancora quando c’è ma sfugge perché mal comunicato, allora forse è il caso di riflettere sulla questione. Prendiamo la nostra città: Lamezia Terme, alla stregua di città dalle omologhe caratteristiche come Montecatini Terme o Darfo Boario Terme, solo per citarne due delle tantissime presenti in Italia, presenta quella seconda parola, “Terme”, proprio per sottolineare la presenza di un’importante fonte termale.

La differenza è che in pochi conoscono in pieno l’immensa risorsa di cui gode il nostro territorio che, come spesso succede, si ritrova in mano una gemma preziosa, ma non riesce mai a confezionare un buon prodotto da offrire in tutta Italia.

Perché sulla qualità delle Terme di Caronte non si può certo discutere: le acque sulfuree, ricche di zolfo, calcio e potassio, che sgorgano dalla sorgente ad elevata temperatura permettono la cura di numerose patologie; per non parlare del centro benessere di cui si è dotato recentemente lo stabilimento, che consente di coniugare la medicina termale con la semplice cura estetica. Eppure, pur essendo le Terme di Caronte un asset portante per il turismo lametino, non riescono ancora ad elevarsi a motivo di richiamo a livello nazionale e, perché no, internazionale, rimanendo per lo più circoscritte a luogo deputato alla cura, sempre in ambito regionale. E anche da questo punto di vista le Terme fanno “acqua”, viste le recenti polemiche susseguenti alla decisione di chiudere l’accesso alle cure alla clientela assistita dal Sistema Sanitario Nazionale, dopo i tagli alle spese imposti dalla Regione Calabria. Al di là comunque di quest’ultima questione, la certezza è che le Terme di Caronte, a livello di presentazione, informazione, comunicazione e appeal, rappresentano un prodotto che va valorizzato e potenziato adeguatamente attraverso la formazione e la qualificazione del personale turistico, il collegamento organico dello stabilimento con altre strutture collaterali (alberghi, ristoranti, cinema, campi da gioco ecc.) che permettano di inserire la cura termale all’interno di una giornata di benessere intesa a 360°, e non come attività principale. L’idea sarebbe quella di un polo di attrazione che invogli i turisti a fare una vacanza in Calabria per le Terme ma non solo, che diventi occasione irrinunciabile, attraverso una buona organizzazione logistica, per entrare in contatto con l’identità propria della provincia, con la sua storia, l’arte, le tradizioni, la letteratura. Una vera e propria riqualificazione dell’offerta turistica insomma, che presenti le Terme come meta irrinunciabile di un itinerario però molto più vasto, che comprenda tutto ciò che ha e contraddistingue la nostra città. Non è un caso che l’ottimizzazione di una risorsa così importante sia sempre ai primi posti dell’agenda istituzionale lametina, a partire da quella del sindaco, che ne ha più volte fatto menzione nel suo programma elettorale e, recentemente, nella presentazione del Piano Strutturale Comunale. E’chiaro che è inutile chiamare la nostra città Lamezia Terme se poi non riusciamo a “vendere” bene in tutta Italia la risorsa principale che la caratterizza, anche nella denominazione.

Abbiamo le acque termali, ed è acclarato come poco si stia facendo per consentirne una adeguata valorizzazione. In realtà Lamezia Terme produce anche delle ottime acque minerali, ma pure in questo caso il riscontro è tutt’altro che positivo. A luglio di quest’anno sono stati bruciati due Tir di un’azienda locale di acqua minerale, sulla strada che porta nei comuni di Feroleto e Pianopoli. Una vicenda che ha fatto il paio con una analoga avvenuta due anni fa, nella stessa zona, in cui furono mandati in fiamme i capannoni di un’altra nota azienda specializzata nell’imbottigliamento dell’acqua minerale, causandone da quel giorno la chiusura definitiva. Possiamo insomma “vantare” di essere riusciti a gettare “fuoco sull’acqua”. In sostanza un’altra occasione sprecata per sottolinearci come produttori esclusivi in un determinato settore.