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La parola del Vescovo

Apriamoci sempre di piu’ al soffio che viene dal Signore Risorto che ci fa creature nuove!

Redazione · 5 anni fa

II domenica di Pasqua, l'omelia pronunciata dal vescovo, Giuseppe Schillaci, durante la celebrazione della Messa, officiata nel santuario di sant'Antonio in diretta televisiva ed in streaming

Nel brano del Vangelo che abbiamo ascoltato poco fa si dice che “la sera di quel giorno”. Ci troviamo ancora “in quel giorno”, il giorno fatto dal Signore, una meraviglia nei nostri occhi. E’ il giorno della resurrezione del Signore. Lasciamoci, quindi, raggiungere dalla luce di questo giorno che inonda la nostra vita, inonda la nostra esistenza di gioia, di luce, di pace! E’ il giorno di Cristo Signore. Questo giorno e’ un fondamento della nostra fede, e’ il giorno in cui, come comunita’, noi ci ritroviamo. Oggi, come ogni domenica. Ed oggi, come ogni domenica, soprattutto da alcune domeniche, seppure distanti siamo uniti, tutti quanti, nella stessa fede. Nelle nostre case, ma uniti. Il Signore Risorto viene ad abitare la nostra condizione, la nostra fragilita’, le nostre chiusure, le nostre paure. Ed il Signore viene per liberarci da tutto questo. E’ il Risorto.
Nel brano evangelico troviamo una comunita’ fragile, paurosa che, tuttavia, non smette di ritrovarsi. E’ una comunita’ che vive questi sentimenti. Il Vangelo ci dice che, “mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano per timore dei Giudei…”. Una comunita’ di discepoli che vive nella paura, chiusi per paura: e’ la condizione che stiamo vivendo tutti quanti da diversi giorni chiusi per paura. Dovremo certamente ricordare quello che dice San Paolo nella lettera ai Romani al capitolo VIII: “Non abbiamo ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo Abba’, Padre”. Non lasciamoci imprigionare dalla paura, non chiudiamoci, soprattutto non chiudiamo la nostra vita dentro orizzonti sempre piu’ angusti perche’ preoccupati del proprio tornaconto, dei propri interessi. Il Risorto viene in una comunita’ fragile, in una comunita’ in difficolta’, in una comunita’ sofferente. Viene ad aprire le porte di questa comunita’; viene ad aprire le porte del nostro cuore. Noi sappiamo che se il Signore e’ in mezzo a noi li’ regna la pace, la concordia, l’unita’, l’amore. Il Signore viene, dice il brano evangelico, “e stette in mezzo”. Lasciamo che il Risorto stia in mezzo! Lasciamo che il Signore Risorto dimori sempre piu’ nella nostra vita! Cristo risorto e’ la nostra pace. Ed i cristiani, se si lasciano condurre dal Signore risorto, annunciano la pace perche’ vivono di questa pace che solo il Signore risorto puo’ dare. E dalla misura in cui il Signore sta in mezzo a questa comunita’, si vive di Lui, si vive del Risorto. Se il Signore dimora in mezzo a noi, dimora la pace e la pace si diffonde ovunque. Liberi da ogni paura che ci chiude in noi stessi; liberi da ogni vincolo che ci impedisce di rapportarci con gli altri, che ci allontana dagli altri. Gli altri visti sempre piu’ come un flagello o come una minaccia. Se il Signore dimora in mezzo a noi, ci apriamo alla speranza, ci apriamo alla fiducia nei confronti di tutti. Entriamo sempre di piu’ in questo slancio vitale: la pace.
“Pace a voi”, cosi’ Gesu’ si presenta a questa comunita’ di discepoli impauriti, chiusi in loro stessi. “Pace a voi, come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. E riceviamolo questo mandato! Riceviamolo come cristiani, come Chiesa, perche’ anche noi possiamo annunciare, edificare, vivere la pace. Questo primo dono del Risorto, la pace, viene consegnato a noi con questo soffio, il soffio vitale. Riceviamo anche noi, carissimi fratelli e sorelle nelle nostre case, lo Spirito del Risorto! Invochiamolo incessantemente questo soffio su di noi, sulla Chiesa diffusa su tutta la faccia della terra! Invochiamolo il soffio vitale, lo Spirito Santo, sul mondo in questo momento che vive nell’angoscia!
“Detto questo soffio’ e disse loro: ricevete lo Spirito Santo. A coloro cui perdonerete i peccati saranno perdonati a coloro cui non li perdonerete non saranno perdonati”. La pace e la gioia sono i segni di questa presenza del Signore in mezzo alla comunita’. Chi vive della presenza del Signore Risorto, vive da risorto e porta sempre nel proprio cuore, nella vita, nelle relazioni, in ogni circostanza pace e gioia. Il Signore viene ed e’ presente nelle nostre comunita’ con questi doni.
Doni, carissimi fratelli e sorelle da accogliere e da custodire, da amare sempre di piu’. Ed alla luce di tutto questo proviamo a domandarci da cristiani, da figli di Dio, da fratelli: qual e’ la missione che abbiamo noi oggi a Lamezia, in Calabria, tra di noi? Qual e’ questa missione? Quest’anno come Chiesa ci eravamo dati questo programma: costituiamoci in stato permanente di missione. Attenzione, e’ una missione che non viene da un’idea, da un pallino che ciascuno di noi ha; e’ qualcosa che ci e’ stato consegnato, e’ un compito. La missione ci e’ affidata. Un cristiano che non annuncia la pace, che non costruisce la pace, dovunque questo cristiano si trovi a vivere ad operare, che cristiano e’? Un cristiano che non annuncia la buona notizia del Vangelo, che non vive la gioia, che cristiano e’? Un cristiano che, anziche’ gettare ponti, divide, che cristiano e’? Un cristiano triste o un cristiano che divide e’ una contraddizione. Allora, apriamoci sempre di piu’ al soffio che viene dal Signore Risorto che ci fa creature nuove, ci permette di vivere tra di noi e con gli altri questi doni: il dono della pace, il dono della gioia!
Abbiamo ascoltato nel brano evangelico come un discepolo, Tommaso, non si trovava con gli altri discepoli. Dobbiamo dire che non tutti sono capaci di scorgere questa presenza, oppure non tutti scorgono la presenza del Signore allo stesso modo: c’e’ chi arriva prima a scorgerlo; c’e’ chi ha bisogno di piu’ tempo; c’e’ chi e’ dubbioso, scettico. La figura di Tommaso ci mostra l’uomo che ha bisogno di vedere e di toccare: un po’ e’ figura di tutti noi. Ebbene, carissimi fratelli e sorelle, il Signore viene incontro a queste esigenze. In un certo qual modo, possiamo dire che il Signore si adatta a Tommaso cosi’come si adatta a ciascuno di noi. Il Signore veramente isorto si manifesta a tutti, nessuno e’ escluso. Anche quelli che sembrano piu’ lontani e piu’ distanti. Anche quelli che sembrano piu’ resistenti. A tutti Egli viene incontro. E’ il Signore della Vita. Tommaso ha la possibilita’ concreta di vedere il Signore nella misura in cui accetta di riunirsi insieme con gli altri, di stare con gli altri. Scriveva il cardinale Carlo Maria Martini “Tommaso vede il Signore quando accetta umilmente di stare con gli altri, anche se non li capisce fino in fondo”.
Si’, carissimi fratelli e sorelle, “stare con gli altri". Quello che in questo momento non abbiamo la possibilita’ di fare. “Stare con gli altri” ci dice una dimensione fondamentale del nostro essere, di quello che ogni uomo e’. Ma dice una dimensione fondamentale della comunita’, della Chiesa. E’ la comunione, “stare con gli altri". La comunione e’ il grande segno della presenza del Signore.
Abbiamo detto la pace, la gioia, la comunione.
“Dove sono due o tre riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”, dice Gesu’. E la testimonianza ci viene dal libro degli Atti degli Apostoli che abbiamo ascoltato questa mattina. E’ una prova di tutto questo. Riascoltiamolo questo passo che e’ un vero programma di vita per le nostre comunita’ cristiane. Non possiamo, carissimi fratelli e sorelle, immaginare il futuro senza questa visione, senza questa prospettiva che dobbiamo sempre piu’ fare nostra, altrimenti anche queste mie parole sono bei discorsi, chiacchiere vuote. Immaginiamo il futuro della nostra Chiesa a Lamezia, in Calabria, in Italia, nel mondo. Immaginiamola ancora secondo quel programma: “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Tutti i credenti stavano insieme ed avevano ogni cosa in comune. Vendevano le loro proprieta’ e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno”. E’ un ideale che deve sempre piu’ interpellare la nostra esistenza, da incarnare. Facciamolo nostro questo programma di vita! Facciamolo diventare sempre piu’ concreto questo nostro dire! Costruiamola la vera comunione che si fa quando si condivide realmente con gli altri, si condivide con chi, in modo particolare, e’ nel bisogno, con chi e’ nella sofferenza, nell’indigenza. E lo abbiamo visto in questi giorni cosa significa condividere con gli altri, anche a rischio della propria vita! Allora, il Signore viene e sta in mezzo a noi. Allora, il Signore viene nel segno della pace, della gioia, della comunione, dell’amore. Cosi’ Tommaso ha creduto perche’ ha veduto. Gesu’ finisce: “Beati coloro che, pur non avendo visto, crederanno”.
C’e’ un’altra bellissima espressione che abbiamo ascoltato nella seconda lettura: “Voi lo amate pur senza averlo visto”. Si’, e’ cosi’ che vogliamo costruire, nel nostro piccolo, nella nostra realta’, la pace amando ed amando facciamo nuove tutte le cose, diamo un futuro, diamo una speranza.