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La parola del Vescovo

Non permettere che ci chiudiamo dentro il nostro misero, piccolo orizzonte!

Redazione · 4 anni fa

Giovedi' Santo, l'omelia pronunciata dal vescovo, Giuseppe Schillaci, durante la celebrazione della Messa nella Cena del Signore, officiata in Cattedrale in diretta televisiva ed in streaming

Carissimi fratelli e sorelle, e’ la Pasqua del Signore. Entriamo cosi’ nel Triduo santo che e’ il cuore di un anno liturgico, un anno che trova in questi tre giorni senso, fondamento. Una Pasqua che stiamo vivendo in maniera diversa. E’, comunque, la Pasqua del Signore. E’ questo segno tangibile di un Dio che interviene nella storia di un popolo che, tra l’altro, e’ un popolo non tra i piu’ importanti e piu’ significativi all’epoca. Un popolo di schiavi che esperimenta la gioia della liberta’.
Parliamo della Pasqua del Signore, di come, cioe’, il Signore passa nelle vicende concrete di questo popolo. Come, cioe’, questo popolo passa dalla schiavitu’ alla liberta’, dall’oppressione all’esercizio di una liberta’ responsabile. E’ un Dio che si preoccupa, si prende cura, di questo popolo: e’ un popolo piccolo, insignificante ma importante agli occhi di Dio. Contempliamo questa azione di Dio nella storia come Dio agisce nelle vicende concrete di questo popolo, come l’agire i Dio si intreccia nell’esistenza dei singoli e delle comunita’: e’ la Pasqua del Signore; e’ il Signore che passa; e’ il Signore che offre la sua salvezza, con una manifestazione concreta del suo amore; e’ Dio che salva gli oppressi, i derelitti, i piu’ poveri, gli ultimi.
“Sara’ un memoriale per voi”, dice il Signore a Mose’ e ad Aronne. Questa parola del Signore, carissimi fratelli e sorelle, il Signore la dice a noi che siamo qui, anche se pochi, veramente insignificanti rispetto ad altri momenti e a quello che, ormai, sembra altre epoche. Non siamo qui per vivere soltanto una forma vuota che non dice niente alla nostra vita.
Siamo qui, invece, per vivere un evento che incide nella nostra esistenza. In questi giorni del coronavirus stiamo prendendo parte ai riti pasquali in un modo diverso, ma stiamo prendendo parte. Sia per tutti noi, questo, un tempo favorevole per meditare, se vogliamo anche per ripensare la Pasqua e quale e’ il significato profondo per la nostra vita. In questi giorni tutti noi, voi, carissimi fratelli e sorelle che siete nelle case, non avete potuto partecipare all’Eucarestia, non avete potuto accostarvi alla Comunione come sempre. Ebbene questa e’, forse, l’occasione per cercare di scrutare meglio la valenza salvifica di questo mistero, il mistero dell’Eucaristia. Cosa significa l’Eucaristia per la nostra esistenza temporale? Cosa significa se non il mistero di un amore generoso e gratuito? E’ l’amore di Gesu’. Che significa per noi l’Eucaristia se non siamo capaci nell’amore e se, partecipando all’Eucaristia, questa non genera amore? E’ la Pasqua del Signore, e’ il memoriale di un amore che ci raggiunge sempre, che non si esaurisce mai.
Si’, carissimi fratelli e sorelle, veniamo raggiunti, anche in questi giorni di prova - pensiamo particolarmente a coloro che soffrono in questo momento, a coloro che aiutano le persone che sono nella sofferenza – . Questi giorni, per ciascuno di noi, per la nostra gente, per il mondo intero, sono giorni in cui vogliamo lasciarci raggiungere da questo amore, da questo memoriale. Desideriamo contemplarlo in tutta la sua pienezza, in tutta la sua ricchezza il mistero del Signore che, nella notte in cui viene tradito, offre il segno della sua amicizia gratuita. E’ questo memoriale che ci interpella perche’ ciascuno di noi non si chiuda in se’ stesso, perche’ non ci chiudiamo nei nostri pensieri nelle nostre paure nei nostri interessi personali, ma proviamo ad aprire il nostro cuore, la nostra mente. Non chiudiamoci nel misero orizzonte spazio-temporale! Apriamo tutta intera la nostra vita! P
er questo lasciamo risuonare, ancora, nel nostro cuore le parole del Vangelo che abbiamo ascoltato poco fa. E’ il Signore che ci interpella e che dice: “Capite quello che ho fatto io per voi?”. E’ Lui, il Signore, che domanda. E’ il Signore stesso che ci interroga. In un certo qual modo il Signore ci scuote. Lasciamoci scuotere, non abbiamo paura! Giunge l’ora del Signore, giunge il momento in cui il Signore si dona e si dona senza che Egli trattenga niente per se stesso. Si consegna in maniera piena, totale, senza limiti, senza se e senza ma, avendo amato i suoi che erano nel mondo “li amo’ sino alla fine”. Ama di un amore unico. E’ questo, carissimi fratelli e sorelle, l’amore che salva e noi tutti abbiamo bisogno di questo amore: un amore non teorico, non astratto. Il Suo e’ un amore concreto. E’ un amore che si fa gesto. E’ la parola che si fa gesto. Il gesto, che purtroppo questa sera non potremmo compiere: la lavanda dei piedi. Invito tutti quelli che sono nelle possibilita’, nelle case, di farlo, magari dopo avere letto il brano che abbiamo ascoltato poco fa: i papa’ possono lavare i piedi. E’ un gesto che traduce un amore che si offre fino alla fine, un amore pieno, totale, unico. E’ un amore straordinario nella sua manifestazione. Ma e’ un amore umile, un amore che si mette al servizio e chi ama veramente serve. Spogliarsi, mettersi il grembiule, inginocchiarsi, lavare i piedi: gesti, questi, che sconvolgono i discepoli. E sconvolgono in modo particolare Pietro: “Signore, tu lavi i piedi a me?”. Un gesto che Pietro non capisce, come non lo capiscono anche gli altri apostoli. Si’, Signore, anche noi, spesso, non capiamo le Tue parole, i Tuoi gesti; anche noi, spesso, non riusciamo a cogliere pienamente il Tuo amore. Donaci di capire, donaci di capirTi, o Signore!
“Capite quello che ho fatto per voi?”. Si’, noi siamo, spesso, lenti a capire, lenti a capire i gesti del Tuo amore per noi, soprattutto quando attraversiamo la notte oscura, le prove, le fatiche, le sofferenze. Si’, noi, spesso, non riusciamo a capire il segno della Tua presenza ed il segno del Tuo amore nelle prove, ma e’ questo segno che noi vogliamo accogliere nella nostra vita. Il segno che si incarna in un’esistenza, con gesti concreti di amore. Noi, Signore, desideriamo capire; desideriamo capirTi. E lo possiamo fare nella misura in cui siamo capaci di amare. Capiamo se amiamo, se amiamo Te, se amiamo i fratelli, se amiamo tutti. Soprattutto coloro che nessuno ama.
L’Eucaristia che stiamo celebrando, le Eucarestie che si celebrano in tutto il mondo sono segno, sono sacramento di questo amore per noi e per tutti. Concedici, Signore, di essere oggi in questo nostro tempo, nel tempo del coronavirus, nella nostra citta’ un segno di amore credibile! Noi che ci nutriamo del Tuo corpo e del Tuo sangue, possiamo essere cibo e nutrimento per tutti i fratelli e per tutte le sorelle, soprattutto per coloro che sono nel bisogno, sia fisico, sia morale, sia spirituale; per tutti i poveri della terra. Non permettere che ci chiudiamo dentro il nostro misero, piccolo orizzonte! Fa’, o Signore, che possiamo celebrare sempre nella verita’ l’Eucarestia ed accostandoci alla mensa del Tuo corpo e del Tuo sangue dire al mondo questo amore gratuito, generoso ed inesauribile.