·

Vita diocesana

Il Vescovo mons. Cantafora incontra il mondo dell'impresa e del lavoro per un richiamo al bene comune

Armido Cario · 12 anni fa

In un incontro pubblico nel salone dell’episcopio, Monsignor Luigi Antonio Cantafora consegna alla Diocesi e alla città di Lamezia Terme, il suo Messaggio di Natale, alla presenza delle autorità civili (il vicesindaco di Lamezia Dottor Cicione, i sindaci di Decollatura, Amato e Platania) e di quelle militari (il comandante dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e il Sostituto Commissario di Lamezia), rappresentanti del mondo dell’impresa, della scuola,con numerosi dirigenti scolastici, giovani e famiglie, oltre che ai rappresentanti dei Sindacati e dei presidenti delle Associazioni Cattoliche e dei Movimenti. Erano presenti l’onorevole Magno e l’onorevole Talarico Presidente del Consiglio Regionale.

Il Questore Dottor Guido Marino, impossibilitato a presenziare, ha provveduto a recapitare un messaggio di auguri alla città, letto dal Commissario Ventriglia. Il Vescovo, vista la difficile situazione sociale che investe la comunità lametina, l’escalation di violenza e le gravi difficoltà delle famiglie insieme all’allarmante aumento della disoccupazione, ha scelto di dedicare il suo intervento a un richiamo su una visione alta e cristiana del bene comune. Non solo denuncia, ma condivisione di un percorso comune che riguardi tutte le realtà sociali della città e del territorio, in una sorta di “amicizia civica” che sa riconoscere nella Chiesa Locale, una voce ispiratrice e propositiva. L’appuntamento promosso dalla sezione lametina dell’UCID (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti) ha visto anche la partecipazione del Presidente della Sacal e della Dott.ssa Amalia Bruni come rappresentante del mondo della ricerca.

Al termine in Cattedrale, il Vescovo ha offerto il Concerto di Natale in Cattedrale tenuto dalla Corale Benedetto XVI, nata proprio in occasione della Visita del Santo Padre lo scorso 9 ottobre 2011.

Di seguito il testo del messaggio.

Carissimi, tra poco con le parole della liturgia natalizia riconosceremo che «in Cristo risplende in piena luceil misterioso scambio che ci ha redenti: la nostra debolezza è assunta dal Verbo, l’uomo mortale è innalzato a dignità perennee noi, uniti a te in comunione mirabile, condividiamo la tua vita immortale». (Messale Romano, Prefazio di Natale III). Questo evento che fonda la nostra fede si realizza in uno scambio asimmetrico, in un admirabile commercium, come si esprimevano i Padri della Chiesa; un scambio interpersonale tra la nostra povertà e la sua grandezza, tra la nostra fragilità e la sua forza. Diceva San Gregorio di Nazianzo: «Dio creandoci a sua immagine e somiglianza ha condiviso con noi il suo bene, nascendo nel mondo ha condiviso con noi il nostro male». Il Natale, in questo tempo di crisi, appare proprio come un mistero di condivisione, di comunione tra Dio e gli uomini. Un Dio che si rende vicino e raggiunge l’uomo laddove egli si trova.è nello spirito di questa condivisione divino-umana, che ho desiderato incontrare voi tutti per lo scambio degli auguri natalizi.

2.Quale sarà l’augurio che il Vescovo di Lamezia Terme porgerà a tutti voi, cari amici? L’augurio che diventa preghiera, è che questa città e il suo territorio, attraverso la voce e la responsabilità delle sue autorità e delle valide espressioni della società civile e del lavoro, possa riscoprire i sentieri della condivisione, il cammino del bene comune. Questo sentiero potrà giungere a una meta decisiva, solo se sarà percorso in maniera collaborativa, istituzionale e organica. Occorre saper superare un modo scorretto e diffuso di comprendere il bene comune come garanzia per il solo e proprio bene individuale. Se il bene comune è inteso in questo modo, un individuo vanterà sempre diritti, ma non evocherà mai il senso dei doveri e della propria responsabilità sociale. Noi da credenti, non vogliamo convincere, ma insieme dialogare e ragionare, invitando le istituzioni, le parti sociali e l’associazionismo a incontrarsi per elaborare una visione condivisa di bene comune, in cui il bene della persona si realizza insieme a quello degli altri e non contro gli altri e senza prescindere dal bene degli altri.

Mi sia consentito di sottolineare francamente, la necessità di una nuova comprensione della nostra città e dei nostri comuni, come comunità di persone. Spesso si avverte un’incapacità nell’inquadrare gli interessi dei singoli e di taluni raggruppamenti in una visione coerente del bene generale di queste comunità. Si avverte ovunque una domanda forte di buona politica, che torni a considerare le nuove generazione come la ricchezza più importante del paese e il loro presente e il loro futuro come la priorità su cui investire. Con cuore di Pastore, non nascondo la preoccupazione per le famiglie. A nessuno sfugge che le famiglie oggi sono esposte a molti più rischi rispetto alle famiglie del passato. La vita quotidiana di una famiglia contemporanea è diventata normalmente insicura. Le famiglie sono vulnerabili perché sono esposte all’incertezza, particolarmente sul futuro dei figli.

Gli eventi normali di una famiglia, nascita di un figlio, malattia di un parente, l’età anziana, sono ormai avvenimenti che possono cambiare gli equilibri relazionali ed economici, alterando la stessa serenità di una famiglia. Dobbiamo riconoscere che l’indebolimento della solidarietà tra le generazioni, la precarietà e la frammentazione del mercato del lavoro hanno minato alla base la capacità della famiglia di creare stabilità. E arriviamo al lavoro! In un tempo di crisi è innegabile che una delle prime urgenze sia l’accesso al lavoro, la sicurezza del lavoro e la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici. Per non parlare del lavoro delle tante persone straniere operative in città e nelle campagne. Affido lo spirito del mio invito alle parole pronunciate da Papa Benedetto XVI: «Il lavoratore oggi è considerato spesso un “bene minore”, semplice risorsa di un ingranaggio produttivo che lo sovrasta e mina la famiglia: occorre ridargli diritti e dignità». «Proprio per questo, l’obiettivo dell’accesso al lavoro per tutti è sempre prioritario, anche nei periodi di recessione economica»(Cfr. Caritas in Veritate, 32).Vorrei mettere a parte di ciascuno di voi una proposta, che è anche una richiesta di collaborazione, per dare forza ai primi passi, che la Diocesi ha compiuto con l’avvio del progetto della Scuola Euromediterranea di Dottrina Sociale della Chiesa.

Si tratta di un progetto rivolto ai giovani per offrire loro occasioni, informazioni e assistenza al fine di risvegliare la loro creatività e promuovere una nuova cultura d’impresa, creando lavoro. Quale convinzione sta alla base di questa nuova cultura? Una visione alta espressa dalla consapevolezza che il risveglio sociale ed economico della città e del comprensorio dipenderà dalla nostra responsabilità di sentirci e saperci esprimere come cittadini d’Italia e del Mediterraneo, europei e del mondo. In conclusione vorrei ricordare l’eroicità e la tenacia di buona parte dell’imprenditoria lametina, che con la sua presenza tra tante difficoltà, testimonia una vitalità che rende onore alla tradizione di questa città. Proprio per questo la vorrei invitare a una maggiore responsabilità e partecipazione nei confronti dei bisogni di crescita economica e civile della nostra comunità. La gestione dell’impresa non può tenere conto degli interessi dei soli proprietari, ma deve farsi carico di tutte le altre categorie di soggetti che contribuiscono alla vita dell’impresa, i lavoratori, i clienti, i fornitori, la comunità di riferimento (Cfr. Caritas in Veritate, 40). Lo sviluppo locale è la leva di uno sviluppo globale fondato sui valori costitutivi della nostra civiltà: libertà e giustizia sociale e solidarietà. A tutti voi, qui riuniti, l’augurio di un Natale vissuto alla scuola della santa famiglia di Nazareth. Che cosa avremo da imparare da questa famiglia che ha dato i natali al Creatore? Paolo VI diceva: «In primo luogo una lezione di silenzio: rinasca in noi la stima del silenzio, (…) in noi che siamo assaliti da tanti clamori, strepiti e grida nella nostra vita moderna rumorosa e troppo presa dai richiami sensibili. Silenzio di Nazareth, insegnaci il raccoglimento, l'interiorità, la disposizione ad ascoltare le buone ispirazioni e le parole dei veri maestri! Una lezione di vita familiare: Nazareth c’insegni cos'è la famiglia, (…) il suo carattere sacro e inviolabile. Una lezione di lavoro: o Nazareth, casa del Figlio del falegname, proprio qui noi vorremmo (…) riconfermare la coscienza della nobiltà del lavoro; qui ricordare che il lavoro non può essere fine a se stesso, ma, che la sua libertà e nobiltà, oltre che dal valore economico, gli vengono dai valori che lo finalizzano. Infine, come vorremmo poter salutare qui tutti i lavoratori del mondo intero e mostrare loro il grande Modello, il loro Fratello divino, il Profeta di ogni loro giusta causa, il Cristo nostro Signore».

Con queste parole di Paolo VI, ho voluto condensare questo appello al bene comune. Il bene di tutto l’uomo per tutti gli uomini, possibile e realizzabile qui a Lamezia Terme.

Un bene che abbraccia ed esprime la dimensione trascendente della persona e che passa anche attraverso la famiglia e il lavoro. Persona, famiglia e lavoro, tre luoghi che Dio col Natale, ha deciso di abitare e fare suoi.

I migliori auguri di un Santo Natale.