Di seguito il testo dell'omelia pronunciata dal Vescovo per la dedicazione dell'altare della Chiesa del Rosario a Falerna, il 26 febbraio 2019.
Carissimi, celebriamo l’Eucaristia per la dedicazione del nuovo altare in occasione della riapertura della Chiesa del Rosario.
Siamo dunque lieti di questo evento importante per tutta la comunità.
Dedicare un altare a Dio e riaprire una Chiesa sono gesti dal significato preciso.
Infatti le Chiese sono la riaffermazione visiva e di pietra del primo comandamento: “Non avrai altro Dio fuori che me”. In tal modo si afferma pure che esiste sulla terra un luogo che accoglie Dio; questo luogo in realtà è una persona: è l’uomo Cristo Gesù, di cui l’altare è il segno.
Credere nel Dio che si fa carne, è l’inizio di un’era nuova in cui Dio si è reso vicino e diventando carne può essere da noi toccato, visto, raggiunto.
2. Un Dio così vicino che può essere ascoltato perché parla all’oggi di ciascuno di noi. E infatti nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato risuona con forza la Parola di Cristo: “Oggi si è adempiuta questa parola che avete ascoltato”. Che cosa riguarda questo compimento? Cristo opera con la potenza di Dio, lo Spirito Santo è su di Lui. Pertanto la sua non sarà un’opera umana, meno che mai politica, ma la rivelazione del progetto di Dio.
La sua missione è quella di accogliere misericordiosamente tutti gli uomini per liberarli. È il compimento della profezia di Isaia che Gesù attribuisce a sé. Ma è il compimento di ogni desiderio umano di salvezza e di libertà.
E questo compimento non è relegato al futuro, in un’attesa incerta e dubbiosa. Il compimento dato da Cristo riguarda l’oggi. Ed è per questo che l’oggi di Cristo diventa storia per noi se lo ascoltiamo.
A Nazaret, quel sabato, Gesù ha annunciato il tempo nuovo che non avrebbe più avuto per protagonista l’uomo, ma “Dio fatto uomo”.
E le nostre Chiese come tempio ci riportano a guardare Gesù Cristo come il luogo in cui, l’uomo e Dio si danno appuntamento, si cercano e si trovano.
3. Nella liturgia questo incontro reale tra l’uomo e Dio sono manifestati in una preghiera che il sacerdote dice all’offertorio.
Infatti, compiuta l’offerta del pane e del vino, ogni presbitero prega sommessamente: “Umili e pentiti accoglici, Signore: ti sia gradito il nostro sacrificio che oggi si compie dinanzi a te”. Si prepara così ad entrare, con l’intera assemblea dei fedeli, nel cuore del mistero eucaristico, nel cuore di quella liturgia celeste. San Giovanni presenta un angelo che offre “molti profumi insieme con le preghiere di tutti i santi bruciandoli sull’altare d’oro posto dinanzi al trono” di Dio (cfr Ap 8, 3). L’altare del sacrificio diventa, in un certo modo, il punto d’incontro fra Cielo e terra; il centro, potremmo dire, dell’unica Chiesa che è celeste ed al tempo stesso pellegrina sulla terra, irrorata dalle lacrime di chi è perseguitato in questo mondo e dalle consolazioni di Dio (cfr Lumen gentium, 8).
Allora ritrovarsi in questa Chiesa per riaprirla e dedicarne l’altare significa riunirci attorno a un punto, l’altare, dove terra e cielo si congiungono e dove la preghiera della comunità fa respirare la vita divina in noi.
Qui, confortati dalla presenza del Signore e dalla venerazione di Maria nostra Madre, possiamo sentirci ancora di più la famiglia di Dio convocata nella sua casa!
4. Oggi nel celebrare questa Eucarestia si rinnova un impegno che tutti vi coinvolge e che, in primo luogo, chiede all’intera Comunità cristiana di crescere nella carità e nella testimonianza di fede. In concreto, si tratta pure di coltivare la comunione ecclesiale, la collaborazione e la corresponsabilità ad ogni livello. Questa Chiesa riaperta è immagine di una Chiesa che si vuole rinnovare e non vuole ristagnare.
Alla Vergine del Rosario chiediamo di pregare per Falerna. Vegli Maria su di voi e sempre vi accompagni, perché possiate realizzare fino in fondo il progetto di salvezza che Dio ha per ciascuno di voi.
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