Oltre 70mila in Piazza San Pietro per le canonizzazioni di Paolo VI, Oscar Arnulfo Romero Galdamez, Francesco Spinelli, Vincenzo Romano, Maria Caterina Kasper, Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù, Nunzio Sulprizio
“Il nostro cuore è come una calamita: si lascia attirare dall’amore, ma può attaccarsi da una parte sola e deve scegliere: o amerà Dio o amerà la ricchezza del mondo; o vivrà per amare o vivrà per sé”. È l’esempio scelto dal Papa, nell’omelia della messa per le canonizzazioni di sette nuovi santi, tra cui Papa Paolo VI e l'arcivescovo Oscar Romero, per descrivere la radicalità del messaggio evangelico. “Chiediamoci da che parte stiamo”, l’invito: “Chiediamoci a che punto siamo nella nostra storia di amore con Dio. Ci accontentiamo di qualche precetto o seguiamo Gesù da innamorati, veramente disposti a lasciare qualcosa per Lui?”. “Gesù interroga ciascuno di noi e tutti noi come Chiesa in cammino”, ha ricordato Francesco: “Siamo una Chiesa che soltanto predica buoni precetti o una Chiesa-sposa, che per il suo Signore si lancia nell’amore? Lo seguiamo davvero o ritorniamo sui passi del mondo, come quel tale? Insomma, ci basta Gesù o cerchiamo tante sicurezze del mondo?”. “Chiediamo la grazia di saper lasciare per amore del Signore”, l’esortazione alle decine di migliaia di persone in piazza San Pietro, tra cui i 267 padri sinodali, in Vaticano per il Sinodo sui giovani: “Lasciare le ricchezze, le nostalgie di ruoli e poteri, le strutture non più adeguate all’annuncio del Vangelo, i pesi che frenano la missione, i lacci che ci legano al mondo”. “Senza un salto in avanti nell’amore la nostra vita e la nostra Chiesa si ammalano di autocompiacimento egocentrico”, il monito sulla scorta dell’Evangelii gaudium: “Si cerca la gioia in qualche piacere passeggero, ci si rinchiude nel chiacchiericcio sterile, ci si adagia nella monotonia di una vita cristiana senza slancio, dove un po’ di narcisismo copre la tristezza di rimanere incompiuti”.
“È nel cuore delle loro angosce che i nostri contemporanei hanno bisogno di conoscere la gioia, di sentire il suo canto”. È partito da questa citazione di Paolo VI il ritratto di Francesco del quarto Papa del Novecento ad essere canonizzato, il terzo sotto il suo Pontificato. “La tristezza è la prova dell’amore incompiuto. È il segno di un cuore tiepido. Invece, un cuore alleggerito di beni, che libero ama il Signore, diffonde sempre la gioia, quella gioia di cui oggi c’è grande bisogno”, ha fatto notare il Papa contestando, attraverso le sua parole, la “vulgata” di Papa Montini come Papa “triste”. “Gesù oggi ci invita a ritornare alle sorgenti della gioia, che sono l’incontro con Lui, la scelta coraggiosa di rischiare per seguirlo, il gusto di lasciare qualcosa per abbracciare la sua via”, ha commentato Francesco, secondo il quale “i santi hanno percorso questo cammino”. “L’ha fatto Paolo VI, sull’esempio dell’Apostolo del quale assunse il nome”, ha sottolineato il Papa: “Come lui ha speso la vita per il Vangelo di Cristo, valicando nuovi confini e facendosi suo testimone nell’annuncio e nel dialogo, profeta di una Chiesa estroversa che guarda ai lontani e si prende cura dei poveri”. “Paolo VI, anche nella fatica e in mezzo alle incomprensioni, ha testimoniato in modo appassionato la bellezza e la gioia di seguire Gesù totalmente”, l’omaggio di Francesco: “Oggi ci esorta ancora, insieme al Concilio di cui è stato il sapiente timoniere, a vivere la nostra comune vocazione: la vocazione universale alla santità. Non alle mezze misure, ma alla santità”. “È bello che insieme a lui e agli altri santi e sante odierni ci sia mons. Romero, che ha lasciato le sicurezze del mondo, persino la propria incolumità, per dare la vita secondo il Vangelo, vicino ai poveri e alla sua gente, col cuore calamitato da Gesù e dai fratelli”, il secondo ritratto del Papa, che al termine dell’omelia ha ricordato gli altre cinque beati oggi aggiunti al novero dei santi: “Lo stesso possiamo dire di Francesco Spinelli, di Vincenzo Romano, di Maria Caterina Kasper, di Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù e di Nunzio Sulprizio”. “Del nostro ragazzo napoletano, il santo giovane, coraggioso, umile, che ha saputo incontrare Gesù nella sofferenza, nel silenzio e nell’offerta di sé stesso”, ha aggiunto a braccio. “Tutti questi santi, in diversi contesti, hanno tradotto con la vita la Parola di oggi, senza tiepidezza, senza calcoli, con l’ardore di rischiare e di lasciare. Il Signore ci aiuti a imitare i loro esempi”, l’auspicio finale.