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Attualità

Genova, un mese dopo. Bagnasco: "un continuo senso di sofferenza, dolore e sconcerto"

Redazione · 6 anni fa

Riflessione del cardinale a un mese dal crollo del ponte Morandi

A distanza di un mese dal crollo del ponte sul fiume Polcevera a Genova, i sentimenti oggi sono “un nuovo, rinnovato e continuo senso di sofferenza, dolore e sconcerto per quanto accaduto”. Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente del Ccee, parlando questa mattina con i giornalisti a Poznań (Polonia) dove è impegnato a guidare l’assemblea plenaria dei presidenti delle Conferenze episcopali europee, impegno che gli impedisce di essere presente questa sera alla celebrazione della Messa in cattedrale alla presenza di tutte le autorità cittadine e regionali e del presidente del Consiglio. Il pensiero del card. Bagnasco va però subito alla sua città, esprimendo “vicinanza alle famiglie delle vittime e agli sfollati che sono circa 600 per un totale di 250 famiglie” e, nello stesso tempo, “gratitudine verso la gente, la città, per la dignità che hanno avuto i familiari delle vittime e dei feriti che ho visitato all’ospedale San Martino e per la compattezza che c’è stata nella città tra i cittadini e tra le istituzioni a vari livelli, cosa che fa ben sperare per il futuro”.
Sulla ricostruzione del ponte, Bagnasco auspica avvenga "“in tempi brevi”, “in modo sicuro”, “possibilmente genovese” e “bello, anzi spettacolare”. “A Genova – spiega – ci sono una moltitudine concreta di aziende e soggetti che hanno una esperienza, una genialità, una perizia, una determinazione e una disponibilità a collaborare con il governo e con le altre realtà perché il ponte può essere fatto e sigillato da Genova stessa”. Ma l’arcivescovo sottolinea anche che “il ponte non è di Genova, ma è dell’Italia. Non dobbiamo dimenticare che Genova è stata per parecchi giorni sotto lo sguardo attonito del mondo intero. Questo sguardo di attenzione verso Genova è anche uno sguardo di attesa, per vedere cosa è capace di fare l’Italia. Le istituzioni si rendono conto anche di questa sfida che non è orgoglio nazionale o cittadino ma è innanzitutto il modo migliore, dopo la preghiera, per onorare le vittime e per essere vicini ai loro familiari, per mostrare la stima e l’apprezzamento che la nazione ha verso Genova”. L’ultimo aggettivo usato dall’arcivescovo è “bello”. Un ponte quindi “non solo sicuro, rapido e possibilmente genovese ma anche bello, vorrei dire spettacolare”, aggiunge Bagnasco, “proprio perché siamo capaci di fare questo in Italia e anche perché la bellezza aiuta lo spirito e incoraggia sempre a guardare il futuro”.