“L’indagine portata avanti dalla Comunità Progetto-Sud sulla condizione dei braccianti stranieri nell’area lametina, ci fa aprire gli occhi sulla triste realtà di un lavoro umiliante, molto simile alla schiavitù e purtroppo ancora attuale. Tutto ciò non è lavoro. è altro! Non possiamo definirlo “lavoro umano” quando non nobilita nessuno: né chi è costretto a subirlo, né chi sfrutta le persone come mera forza lavoro, né noi che abitiamo questa terra e che assistiamo inerti a questa ingiustizia.Tutto questo sia un richiamo alla nostra coscienza di credenti. Sia un monito, perché solo attraverso la condivisione con i poveri la nostra presenza cristiana nel mondo può farci diventare più veri e credibili. Siamo chiamati a “far strada ai poveri” in modo che attraverso il lavoro dignitoso essi possano far fruttificare i loro talenti come dono a sé stessi e all’umanità”. Così il vescovo di Lamezia Terme Luigi Cantafora nel corso della presentazione del dossier "Lavoro indecente. I braccianti stranieri nella piana lametina", a cura di Francesco Carchedi, Marina Galati, Isabella Saraceni dell'associazione Comunità Progetto Sud, iniziativa conclusiva delle celebrazioni diocesane per la prima giornata mondiale dei poveri voluta da Papa Francesco. Nel corso della presentazione del volume, alla quale erano presenti tra gli altri il fondatore della Comunità Progetto Sud Don Giacomo Panizza e una delle curatrici Marina Galati, il vescovo lametino ha evidenziato come si tratti “del primo studio svolto in maniera sistematica e scientifica, sulla piaga dello sfruttamento lavorativo dei migranti nella nostra diocesi. Diviene fondamentale partire dai dati e non da punti di vista basati su impressioni o sul sentito dire, tantomeno partendo da ideologie. è importante comprendere i termini della questione lavorativa per poter aprire gli occhi su una realtà complessa e talvolta tragica, che non pochi, semplicisticamente, intendono ignorare facendo finta di non vedere. Invece, il lavoro modella la vita di senso, di ruolo sociale e - per i cristiani – di collaborare con Dio a coltivare e custodire amorevolmente il creato”. “Di fronte alle ingiustizie economiche, allo sfruttamento e perfino alla tratta delle persone, non possiamo tacere - ha aggiunto Cantafora - Così, volendo dare voce alla denuncia e alla condanna nei confronti di ogni tipo di esclusione e di emarginazione, è necessario conoscere le soglie o i margini dove abbiamo relegato le nostre sorelle e i nostri fratelli poveri.”
Vita diocesana
Cantafora: “il lavoro che umilia le persone non è lavoro”
Redazione · 7 anni fa