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Una vita che invita

Santa Rita

Gigliotti Saveria Maria · 7 anni fa

Margherita Lotti, figlia di Antonio Lotti e Amata Ferri, nasce a Roccaporena frazione di Cascia nel 1381.I genitori svolgono attività di “pacieri”,godono di vari privilegi sociali ed economici e hanno il compito di pacificare famiglie in conflitto. Rita è battezzata nella Chiesa Agostiniana di S. Giovanni Battista e da fanciulla apprenderà la devozione verso Sant’Agostino. Si innamora di Paolo, un ghibellino un po’irruento che Rita aiuta a vivere cristianamente. Dal matrimonio nascono Giangiacomo e Paolo Maria. Dopo pochi anni Paolo viene assassinato e Rita, rimasta vedova, farà di tutto perché i figli non siano istigati alla vendetta; prega tanto affinchè il Signore li preservi dalla vendetta e dal peccato. Giangiacomo e Paolo Maria, muoiono molto presto probabilmente di peste. Rita perdona di cuore e mai svelerà il nome degli assassini; il suo gesto le costerà il risentimento della famiglia del marito. Rimasta sola si avvicina sempre più a Cristo sofferente e si rifugia nella preghiera. A 36 anni bussa alla porta del Monastero di Santa Maria Maddalena. Dopo tante difficoltà e rifiuti nel 1407 entra nella Clausura . La tradizione vuole che durante la notte un Angelo l’abbia condotta all’interno. Veste l’abito e abbraccia la Regola di Sant’Agostino che professa vivendo in Monastero fino alla morte. Vive una vita claustrale in ascesi, contemplazione, preghiera, penitenza ma anche azione. Durante il noviziato la Madre Badessa, per provare l’umiltà di Rita, le comanda di piantare e innaffiare un arido legno. La Santa obbedisce e il Signore la premia facendo fiorire una bella vite. Oggi la vite testimonia ancora il prodigio di Santa Rita. Un giorno chiede a Gesù di voler provare le sofferenze patite sulla Croce e mentre è assorta in preghiera una spina si stacca dal Crocifisso e le si conficca nella fronte. Nell’inverno che precede la sua scomparsa, gravemente ammalata, Rita trascorre lunghi periodi nella sua cella. Vive il ricordo di Paolo e dei figli; prega per le loro anime ma ha una pena nel cuore volendo sapere se il Signore ha accolto le sue preghiere. Ad una sua parente venuta a trovarla chiede di passare nel suo orto di Roccaporena e cogliere una rosa e due fichi. Pur essendo un gennaio freddo e nevoso la parente si reca all’orto e trova le due rose e i due fichi richiesti; li raccoglie e li porta a Rita che capisce che le sue preghiere sono state esaudite : i suoi cari stati accolti da Dio in Paradiso. Provata dalle sofferenze Rita si congiunge al Signore il 22 maggio 1457. La tradizione vuole che le campane del Monastero, mosse da mani invisibili, suonino nell’ora del trapasso. Tra i miracoli di Santa Rita il più importante è quello di un cieco a cui è data la vista. Dopo la morte Rita è venerata protettrice della peste e chiamata “Santa dei casi impossibili” per aver curato i malati di peste senza contrarre malattia. Il corpo di Rita non è stato sepolto; l’enorme culto nato dopo la morte e i tanti ex voto portati dai devoti convincono le monache a riporre il Santo Corpo in una prima bara detta “cassa umile”. Tra le carte del processo si legge che: «dopo morta, dovendosi fare una cassa per riporre il corpo della Beata e non trovandosi chi la facesse, mastro Cicco Barbaro da Cascia, venuto per vedere il corpo della Beata, malato delle mani offrì di costruirla se fosse stato miracolato. Detto ciò restò sano delle mani e fece la cassa…». Il corpo della Santa è traslato in Chiesa avvolto in un lenzuolo ed in tanti che accorrono per venerarlo ricevono grazie per sua intercessione impedendone la sepoltura. Oggi il Corpo della Santa riposa ben visibile nel suo abito di suora nella Basilica a lei intitolata. Rita da Cascia ,“ una mamma di oggi che ama il marito ed i figli nella contemplazione di Cristo Crocefisso e nella preghiera.