·

Vita diocesana

Veglia di preghiera per la Siria

Salvatore D'Elia · 7 anni fa

Aderendo all'appello di Pax Christi e Caritas Italiana del sei aprile scorso a vivere questa giornata di digiuno e preghiera per quanto accade in Siria nel Medio Oriente e in tanti altri luoghi del pianeta, la parrocchia del Carmine di Lamezia Terme si è fatta promotrice di un sogno: quello di mettere insieme alcune famiglie siriane che vivono nella nostra città, sfuggite alle crudeltà di una tragedia interna e ai missili venuti da lontano, intervenuti, secondo una logica impietosa delle guerre lampo, per fare giustizia sparando all'impazzata; raccogliere attorno a questa tragedia i sentimenti di chi, in Pax Christi, nella Caritas, nella parrocchia, in Sprar “due soli” di Lamezia Terme, ha espresso la volontà di organizzare una veglia di preghiera per la Pace in quel Paese martoriato. In chiesa è entrato a pieno titolo, anche attraverso un riferimento al Libro del profeta Isaia, l'esigenza di un cammino di coraggio in cui sia possibile forgiare le spade in vomeri e le lance in falci, in cui un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo e si possa ritornare, come racconta la donna siriana scappata dalla guerra, parlando del suo ricordo più bello, a prendere il caffè, insieme ai vicini, in mezzo agli alberi e ai fiori di quel giardino che adesso non c'è più. Far rifiorire quel giardino accanto alla casa ricostruita non dovrebbe essere un sogno, come non dovrebbe esserlo consentire all'infanzia siriana di frequentare la scuola del proprio paese, anche se alla “Don Milani” di Lamezia Terme, o in altre scuole, la bambina siriana ci va volentieri. Oggi, però, per ricostruire un Paese seppellito dalle macerie e sconvolto dall'odio, la parola d'ordine è “fermare la guerra”, quella guerra mondiale fatta a pezzi, richiamata, sovente negli interventi di Papa Francesco, insieme al monito severo ai signori della guerra. Le testimonianze dei giovani siriani sfuggiti alla tragedia della guerra interna e dei “missili esterni” sono storie che combinano l'esperienza del dolore con l'idea della speranza mediate dal peso, a volte insopportabile, del rimpianto. La preghiera per la conversione dei cuori e l'invito alla compassione hanno segnato un momento fondamentale di stimolo all'accoglienza dei rifugiati e, al contempo, un invito ad allargare sempre di più la platea dei testimoni di pace ”Non ti può comprendere chi semina discordia, non ti può accogliere chi ama violenza: dona a chi edifica la pace di perseverare nel suo proposito, e a chi la ostacola di essere sanato dall'odio che lo tormenta...”.