“Ancora in queste settimane in questa città siamo stati avvolti da un circuito di violenza. Famiglie, lavoratori, gente semplice si trova vittima innocente di tanta violenza malavitosa. Gli ultimi fatti sono come tante stazioni della Via Crucis di questa città. Ecco questo è il tempo di rispondere attivando processi di pace. Ecco questo è il tempo di proteggere i giovani da chi vuol farne leve del male”. Così il Vescovo di Lamezia Terme Luigi Cantafora che questa mattina ha presieduto la celebrazione della Domenica delle Palme con la quale anche la Chiesa lametina è entrata nella Settimana Santa, centro dell’anno liturgico della Chiesa che si concluderà con il Triduo Pasquale della Passione, Morte e Resurrezione di Gesù. Dopo il rito della benedizione degli ulivi di fronte la chiesa di San Domenico, le comunità parrocchiali del centro storico di Nicastro, imitando le folle che a Gerusalemme accolsero l’arrivo di Gesù, si sono dirette in processione verso la Cattedrale dove, come ogni anno, è stata letta la Passione del Signore. “Nella Domenica delle Palme – ha detto il Vescovo nell’omelia - Gesù vuole entrare nella nostra vita come nella città di Gerusalemme, con mitezza, per portarci la pace come dono suo. Ai tempi di Gesù, come oggi, la violenza dilagava; il male, sempre prepotente, fa chiasso, sembra imporsi sulla scena del mondo con la complicità dei Pilato dei turno. Ma se al male rispondiamo col male, con la vendetta – che è lo stimolo immediato - non facciamo altro che aumentarlo. è ciò che accade ancora oggi, in modo terribile, a casa nostra, nella nostra città e nel mondo.Se entriamo anche noi con Gesù dentro le piaghe della storia, cominceremo a comprendere cosa significhi essere miti, essere uomini e donne di pace”. La Croce domina nella Settimana Santa come manifestazione massima dell’amore di Dio, un Dio – ha detto ancora il Vescovo – “che non ha scelto la via della potenza, della forza che si impone e della prepotenza che distrugge; Egli ha scelto la via della debolezza per mostrarci il suo amore gratuito. E ciò è scandaloso per noi. Egli entra a Gerusalemme con benevolenza e mansuetudine, accetta l’incongruenza dei nostri gesti e delle nostre parole: che facilmente e superficialmente passano dall’Osanna al Crucifige, fino ad affrontare la croce. Avrebbe potuto fuggire, avrebbe potuto assumere lo stile di chi lotta e reagisce anche con la violenza, avrebbe potuto resistere. Egli invece sceglie fino alla fine il bene, sceglie di fare il bene e di accogliere su di sé tutto il male. Questo è lo scandalo della croce”. Dal presule lametino, l’invito a vivere la Settimana Santa “entrando nei nei sentimenti di Gesù, nei suoi silenzi, nel suo modo di amare, di vivere e di morire: con piena mitezza, perdonando, amando fino alla fine”.
Vita diocesana
Domenica delle Palme, Cantafora: “Ultimi fatti di violenza come stazioni di Via Crucis di questa città”
Salvatore D'Elia · 8 anni fa