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La parola del Vescovo

Si diventa cristiani e ci si converte a Cristo nella misura in cui prendiamo coscienza della nostra condizione di peccatori

don Roberto Tomaino · 8 anni fa

Cari fratelli e sorelle, entriamo, con gratitudine al Signore, in questo tempo di grazia che è la Quaresima. «La Quaresima – ha detto Papa Francesco nel suo messaggio– è un nuovo inizio, una strada che conduce verso una meta sicura: la Pasqua di Resurrezione, la vittoria di Cristo sulla morte». Capiamo bene allora le parole di San Paolo: «Ecco ora il tempo favorevole, ecco ora il giorno della salvezza». Ci viene offerto un tempo che è un dono, un momento favorevole per avvicinarci al Signore. Noi immaginiamo la Quaresima come un tempo triste e musi lunghi, ebbene niente di tutto ciò. C’è infatti una letizia consapevole nella penitenza, perché siamo stati già salvati. Il Signore attende con pazienza il nostro ritorno a Lui. “Tornate al Signore con tutto il cuore”! Per questo c’è un segno particolare che dà inizio alla Quaresima, all’itinerario che ci condurrà alla Pasqua. Sarà imposta un po’di cenere sul nostro capo, mentre il sacerdote ci chiede di custodire sempre la memoria della nostra inconsistenza. Perché la Chiesa ci fa cominciare il cammino quaresimale con un gesto tanto austero? Cari fratelli e sorelle, si diventa cristiani e ci si converte a Cristo nella misura in cui prendiamo coscienza della nostra condizione di peccatori. Gesù ha detto di essere venuto non per i giusti, ma per i peccatori. Ora, le parole che il sacerdote dirà imponendovi la cenere, sono le stesse parole che Dio disse al primo uomo e alla prima donna, quando per il peccato furono allontanati dal luogo della loro amicizia con Dio stesso: «polvere tu sei, e in polvere tornerai» (Gen 3, 19). Perciò diciamo anche: «Convertiti e credi al Vangelo». E’come se il Signore dicesse: “hai voluto vivere separato da me; hai voluto essere tu la misura ultima di te stesso. Ecco il risultato. La vita senza Dio ha la consistenza della polvere”. Dunque, fratelli carissimi, questa sera siamo riuniti in questa Cattedrale per compiere questo grande atto: prendere coscienza che poco o tanto ci siamo allontanati da Colui che è la sorgente della Vita. Tuttavia questa sera risuona la buona notizia. Se ne fa voce S. Paolo: «vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio». La buona notizia è che Dio desidera riconciliarsi con noi; vuole riscostruire il suo rapporto con noi. «Lasciatevi riconciliare», dice l’Apostolo. Cioè: “ascoltate l’invito e non ostinatevi nel male; acconsentite all’azione di Dio e non rifiutate il dono”. Carissimi, ciascuno di noi, si realizza e vive bene o male in base alle azioni che compie. Ogni nostra scelta delinea il nostro profilo. Le nostre scelte dicono chi siamo! E’per questo che Gesù nel Vangelo ci indica tre atti o comportamenti, compiendo i quali giungiamo veramente alla riconciliazione con Dio. Sono l’elemosina, la preghiera, il digiuno. Gesù non li ha scelti a caso. Essi esprimono e realizzano veramente la conversione del cuore: L’elemosina, copre una moltitudine di peccati – dice la Scrittura; guarisce il nostro rapporto con i beni, soprattutto col denaro, educandoci così alla solidarietà con gli altri, al povero, come un atto di condivisione e di giustizia. «L’avidità del denaro, infatti, è la radice di tutti i mali»; la preghiera orienta il nostro rapporto con Dio perché ci introduce nella verità più intima della nostra persona: siamo dei mendicanti davanti a Dio, creature amatissime! La preghiera ci fa sempre scoprire questo: Dio ti ama, tu sei un figlio amato; il digiuno mette ordine in noi stessi, educandoci a vivere nella sobrietà che è un grande valore. Il digiuno ci aiuta al dominio di sé e a non essere il centro del mondo. Dunque, fratelli e sorelle: la strada è aperta; iniziamo “un cammino di vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male” per vivere una vita nuova che trova nella Pasqua la sua forza. Così sia.