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Vita diocesana

Concluse le giornate vicariali liturgiche di Lamezia Terme

Gigliotti Saveria Maria · 8 anni fa

Si sono svolte nelle parrocchia di San Francesco di Paola e di San Giuseppe artigiano le Giornate liturgiche vicariali per la città di Lamezia Terme. A parteciparvi sono stati cento ministranti e trecentolaici tra ministri straordinari della comunione, cantori, organisti e maestri di coro. “Tutti voi, dunque, siate intimamente uniti […] nello spezzare l’unico pane che è medicina d’immortalità, antidoto contro la morte, alimento dell’eterna vita in Gesù Cristo. (Ignazio di Antiochia, Lettera agli Efesini, 20,2). Da sempre la Chiesa ci invita all’unità di fede, di spirito e di intenti che è propria del fedele; “erano un cuor solo e un’anima sola” (At 4,32) ci ricorda la Scrittura dei primi cristiani e luogo per eccellenza in cui si manifesta tale unità è la celebrazione della divina liturgia:“l’Eucaristia è il sacramento in cui si concentra tutta l’opera della Redenzione: in Gesù Eucaristia possiamo contemplare la trasformazione della morte in vita, della violenza in amore” (Benedetto XVI). Con questa certezza è necessario che “tutti i fedeli vengano formati a quella piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche, che è richiesta dalla natura stessa della liturgia e alla quale il popolo cristiano, «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo acquistato» (1 Pt 2,9; cfr 2,4-5), ha diritto e dovere in forza del battesimo. A tale piena e attiva partecipazione di tutto il popolo va dedicata una specialissima cura nel quadro della riforma e della promozione della liturgia” (SacrosantumConcilium, 14). Accogliendo l’invito scaturito dal Concilio Vaticano II in Diocesi ha preso l’avvio dal 2014 l’iniziativa che promuove l’organizzazione di giornate liturgiche vicariali a cura dell’Ufficio liturgico, di cui il suo direttore, don Roberto Tomaino, ne riassume tutta l’importanza: “Abbiamo bisogno di formazione perché l’individualismo si traduce nella liturgia nell’autoreferenzialità celebrativa. Cantando ad una sola voce e con una sola fede, nei carismi e doni propri di ognuno, si può veramente rendere gloria a Dio”. è ormai una realtà palese l’impoverimento delle nostre liturgie, dove la pietà popolare piuttosto che ricchezza a servizio dei divini riti, diventa superficializzazione di abitudini vissute con leggerezza. Le giornate liturgiche si inquadrano in questa realtà in cui si promuove la liturgia per una più piena e attiva partecipazione di tutto il popolo alla vita cristiana. Ministri straordinari della Comunione, corali, gruppi liturgici e ministranti sono coinvolti in un pomeriggio di preghiera e formazione perché “niente di tutto ciò che facciamo noi nella liturgia può apparire come più importante di quello che invisibilmente, ma realmente fa il Cristo per l’opera del suo Spirito” (Vicesimusquintus annus,10). A relazionare, insieme a don Roberto Tomaino, sono stati invitati don Francesco Pessimeni, diacono vincenziano, sui riti di Introduzione della Santa Messa e il maestro Gianfranco Cambareri, docente del Conservatorio di musica di Vibo Valentia, sulla musica e il canto nella Celebrazione eucaristica. Don Francesco ha esposto in una lettura spirituale i riti che precedono la Liturgia della Parola: l’introito, il saluto, l’atto penitenziale, il Kyrie eleison, il Gloria e l’orazione, sottolineando il carattere di inizio, di introduzione e di preparazione degli stessi. In un secondo intervento invece il maestro Cambareri, citando la Sacrosantum Concilium, ha ricordato che “la tradizione musicale della Chiesa costituisce un patrimonio d’inestimabile valore, che eccelle tra le altre espressioni dell’arte, specialmente per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne” (SC, 112). A tal proposto, dopo un excursus storico, teologico, liturgico e musicale dei canti dei riti introitali, ha invitato i presenti a riscoprire quei canti che, come il gregoriano, possedevano in se stessi l’essenza stessa del momento celebrativo. Il canto da sacro deve diventare santo, cioè parte integrante della Liturgia e non sterile accompagnamento, così che i fedeli possano vivere una connessione più stretta con l’azione liturgica. Formazione e preghiera quindi a servizio della “pastorale liturgica che costituisce un impegno permanente per attingere sempre più abbondantemente dalla ricchezza della liturgia quella forza vitale che dal Cristo si diffonde alle membra del suo corpo che è la Chiesa” (E. Bianchi).