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Il Vangelo della domenica

Il vero coraggio è sapersi fidare di Dio

Gigliotti Saveria Maria · 8 anni fa

Nel Vangelo di quest’oggi san Matteo ci presenta come avvenne la nascita di Gesù, aiutando il lettore a capire sin da subito: chi è Gesù? Da dove viene? Come può essere “figlio di Davide”, e al contempo “figlio di Dio”? Sin dalle prime righe è chiaro: l’angelo rivela a Giuseppe che Colui che è in Maria è generato dallo Spirito Santo. E Giuseppe, prendendo con se Maria, darà al bambino la paternità legale, rendendolo così discendente della casa di Davide, mettendogli il nome “Gesù”, che significa “Dio salva”: Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati. Sì, perché Gesù è l’Emmanuele, il Dio-con-noi. Ecco la gioia del Natale: Dio che si è fatto uomo come noi, per rivelarci chi e lui e chi siamo noi, salvandoci dal peccato, dalla schiavitù del nostro egoismo, rendendoci capaci di amare! Tornando al Vangelo, ci soffermiamo sulla figura di san Giuseppe e su come ha fatto spazio a Gesù nella Sua vita: così come per Maria, non è stato semplice per questo giovane entrare nel mistero di Dio: ci è voluta tanta fede e tanto coraggio! Egli era fidanzato ufficialmente con Maria: prima che andassero a vivere insieme, la trovò incinta. Che turbamento avrà vissuto il povero Giuseppe! Che pensare? Egli amava davvero Maria, ne conosceva le virtù e avendola ascoltata, ha voluto crederle, intuendo che in tutto ciò non poteva che esserci la mano di Dio. Non solo: Giuseppe secondo la Legge avrebbe potuto denunciarla, condannandola alla lapidazione e invece, da uomo giusto, si fa da parte per non essere d’intralcio a quest’incredibile opera di Dio: si fida di Maria e non agisce per vendicare il suo “orgoglio ferito”, ma cercando in tutto la volontà di Dio e il bene dell’amata. Che esempio meraviglioso! E così la rettitudine e la carità di Giuseppe vengono premiate. Il Signore infatti gli parla in sogno, dicendogli di non temere perché veramente ciò che accade in Maria è opera Sua, e gli af-fida un compito: prenderla con sé come sposa ed essere papà del “Dio-bambino”, suo custode e modello. Emerge qui l’attenzione e l’attento discernimento di Giuseppe che si mostra tanto coraggioso, al punto di dire il suo sì a questa grandissima missione: rischia tutto il suo amore e il suo futuro sulla Parola di Dio, certo che non sarebbe stato deluso! Ecco il vero coraggio: sapersi fidare di Dio! Giuseppe mette da parte i suoi progetti per abbracciarne uno più grande, quello di Dio. Chissà con quanta premura, delicatezza e stupore si sarà accostato a Gesù: insomma, fare da papà a Dio non sarà mica stato facile! Che bello pensarlo e che aiuto per esaminarci nel nostro rapporto con Gesù: è abitudinario? Freddo? Apatico? Più che mai abbiamo bisogno dell’esempio e dell’intercessione di san Giuseppe in un’epoca in cui troppi giovani pensano solo ai loro interessi e non alla volontà di Dio, che li chiama per la salvezza degli altri; dove troppi uomini hanno abdicato il ruolo di padri, preferendo fare gli eterni figli, anzi, gli eterni infanti; o hanno svalutato il ruolo di sposi, preferendo l’immaturo latin lover; dove troppi pensano solo al lavoro, facendo mancare la loro presenza in famiglia o rendendola pesante con atteggiamenti irosi o solitari; insomma, in un epoca in cui l’uomo ha perso la gioia e il senso di essere uomo! Perciò vogliamo chiedergli di pregare per noi, perché possiamo accostarci al Signore con la stessa stima, rispetto, tenerezza e pronta obbedienza; e perché doni a tanti giovani il coraggio di puntare in alto, corrispondendo alle proposte di Dio, alte proprio perché divine!