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Parrocchie news

Riaperta al culto chiesa Maria santissima delle Grazie di Tiriolo

Gigliotti Saveria Maria · 8 anni fa

Quello del quattro dicembre scorso è stato un pomeriggio di festa, grande per davvero, a Tiriolo in una comunità, che nell’insieme delle sue componenti, ha salutato con entusiasmo e fede la riapertura della chiesa “Maria santissima delle Grazie”, dopo mesi di chiusura per improcrastinabili lavori di ristrutturazione. Il solenne pontificale, curato dal maestro delle Cerimonie della diocesi di Lamezia Terme don Roberto Tomaino, è stato animato dal coro parrocchiale, con la guida di Mattia Grembiale. Per il sindaco Domenico Greco, “il giorno della riapertura della chiesa delle Grazie è un giorno importante per la comunità tutta, perché rappresenta un segno di speranza per il futuro ed è proprio di questo segno di speranza che, in tempi difficili, abbiamo tutti bisogno”. L’architetto Franco Critelli, da parte sua, si è soffermato sugli aspetti tecnici, che hanno scandito le diverse fasi della ristrutturazione. Quindi, l’inizio del Pontificale, presieduto dal vescovo della diocesi di Lamezia Terme, Luigi Antonio Cantafora, concelebranti il vicario don Adamo Castagnaro, il parroco di Tiriolo, don Giovanni Marotta, e gli altri presbiteri della vicaria di Tiriolo, con il diacono don Giuseppe Paone. Nell’omelia il vescovo Cantafora ha parlato del senso della “riapertura” della Chiesa e dell’importanza del rito della “dedicazione” dell’altare: “Con grande gioia – ha detto - celebriamo l’Eucaristia in questa chiesa che, dopo il restauro, viene riaperta al culto. Tutti possiamo contemplare la bellezza di questo edificio sacro del quale possiamo certamente essere orgogliosi. Un ringraziamento speciale – ha aggiunto Cantafora - va al parroco don Giovanni Marotta che ha saputo curare e seguire i lavori con grande premura e superare tante difficoltà, che sono note al cuore del Vescovo. E’stato restituito alla bellezza originaria questo tempio sacro che splende ai nostri occhi. La dedicazione dell’altare è uno dei compiti precipui del Vescovo. Il Vescovo, infatti, in Diocesi insegna, governa, amministra sacramenti. Ma tra le azioni più importanti che sono a lui affidate, c’è l’ordinazione dei nuovi sacerdoti e c’è la dedicazione dell’altare di una nuova chiesa. Un luogo, un edificio sacro serve per la comunità che si ritrova unita nella lode di Dio, con gli stessi sentimenti, con un solo animo e una sola voce. La chiesa non è un museo – ha affermato ancora Cantafora - , non è un monumento da conservare; la chiesa è un luogo vivo se c’è una comunità che lo fa vivere”. Richiamando il pensiero di papa Francesco, il Presule ha aggiunto che “il tempio è il luogo dove la comunità va a pregare e a lodare il Signore”. E, quindi, “noi onoriamo il Signore se nel tempio fatto di belle pietre c’è una comunità di pietre vive. Una comunità viva si nutre dell’Eucaristia. Ecco perché centro di questo edificio – ha rimarcato Cantafora - è proprio l’altare, il luogo dell’unità. L’altare che dedichiamo è il luogo sacramentale dove ci sarà dato di entrare nella «luce inaccessibile in cui abita Dio» (1Tm 6,16). L’altare è la mensa attorno alla quale sediamo. Cristo ci invita e Lui stesso si offre nel suo corpo e sangue. L’altare è dunque nel contempo la mensa a cui siamo invitati, ma è anche il luogo dell’offerta stessa di Cristo. Nell’altare l’offerta e l’offerente sono tutt’uno. L’Altare è Cristo stesso. Ecco perché l’altare deve essere uno e ha la sua centralità in una chiesa – ha concluso Cantafora - . Noi dunque dedicheremo l’altare e con ciò vogliamo entrare in comunione con Colui che ha fatto della sua vita un altare, Cristo stesso. Ma l’altare è anche il luogo dell’unità della Chiesa, dove i fratelli riscoprono la carità e il perdono, secondo la parola del Signore che dice: «Se presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia il tuo dono davanti all’altare e va’prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono» (cf. Mt 5,23)”.