Oggi siamo nell’ultima domenica del tempo ordinario, dove festeggiamo la solen-nità di Cristo Re dell’universo. Come ci aspetteremmo la descrizione di un re? Forse una scena gloriosa, esaltante; e invece come vediamo il nostro Re in questo Vangelo? Lo vediamo crocifisso e deriso da tutti. Ma siamo sicuri che è Lui il Signore di tutto l’universo? Innanzitutto san Luca non dipinge la scena di un fallimento, ma ci mostra la gloria dell’amore che vince tutto. Gesù ha tutti contro: popolo, capi religiosi, soldati, persino un ladrone, che lo invitano tutti a fare una cosa: salvare se stesso! Hai salvato tanti, mettiti ora al sicuro tu, no? Scendi da quella croce, facci vedere chi sei davvero, pensa per una volta a te, usa per te le tue capacità! In queste parole scorgiamo la tentazione del maligno che incita Gesù a non pensare al bene degli altri, ma al suo! Ma perché Gesù non lo fa? Semplice: perché non è venuto sulla terra per salvare se stesso, ma noi. Tutta la sua vita è un continuo e totale atto di amore, e mai di egoismo! In questa scena inoltre ci sono diversi personaggi, che ci aiutano a riflettere sul nostro modo di concepire il Signore. La folla guarda, senza prendere posizione, cercando di capirci qualcosa. I capi religiosi riconoscono che Gesù ha salvato altri, ma lo invitano a salvare se stesso, della serie: cerca un po’il tuo interesse, fai della tua fede un’oasi di benessere, per apparire un po’, per cercare un po’di vanagloria, concezione simile è quella dei soldati, che ragionano con un’ottica di potere mondano: salvati, pensa al tuo bene, non a quello degli altri. Ma Gesù mostra un altro potere: non quello di chi domina mettendo in croce gli altri, ma quello di chi sa amare fino alla croce, donandosi fino in fondo per gli altri! Infine, abbiamo due uomini crocifissi con Lui, sono due briganti. Uno dei due vive questo momento con rabbia: in un certo modo riconosce Cristo, ma gli dice: dato che lo sei, salva te stesso e poi anche noi. è il grido disperato di quanti nella prova chiedono: se ci sei e puoi tutto, fa qualcosa! Cioè toglimi questo problema, tirami adesso fuori di qui! Ma a queste parole - di chi percepisce un Gesù che viene con potenza -, come a quelle dei primi personaggi, Gesù non risponde; risponderà solo all’altro ladrone. Costui intuisce che in Gesù c’è qualcosa di misterioso, di grande: non sta morendo disperato, non risponde al male col male, ma è lì, sofferente e silenzioso, che addirittura scandisce parole di perdono per i suoi carnefici. Il buon ladrone capisce che Gesù per morire in questo modo, per amare in questo modo, non solo possiede una certezza grande per il futuro, ma Lui stesso è qualcuno di misteriosamente grande, il vero Re d’Israele. Diversamente dal primo, egli riconosce le proprie colpe, confessa l’innocenza di Gesù e si affida a Lui, non chiedendogli una risoluzione dei problemi nell’immediato, ma di ricordarsi di lui quando sarà nel suo regno. La risposta di Gesù va ben oltre la richiesta e gli dice: “Oggi sarai con me nel paradiso”. Gesù sa che dopo la morte entrerà subito nella piena comunione col Padre e lo può promettere anche agli altri! Oggi sarai con me nel paradiso. Un ladro è il primo vero “pentito” a entrare in paradiso! Ma non solo: questa frase ci dice anche come il futuro irrompe nell’oggi: aprirmi alla relazione con Dio, significa sperimentare oggi la sua pace pur in mezzo alle sofferenze. Cosa può trasformare un luogo che è patibolo, come una malattia o un tradimento, in paradiso? Lo stare con Cristo. è lui il nostro cielo! Dunque chi è il nostro Re? Uno che ci ama da morire, che non pensa mai a se stesso ma a noi; un re che non ci toglie dalla croce, ma attraverso di essa ci dà la gloria, il paradiso!
Il Vangelo della domenica
"Oggi sarai con me in Paradiso"
Gigliotti Saveria Maria · 8 anni fa