Una piazza, i gradini di una chiesa: il punto d'incontro per ragazzi come Sandro e Gianco (sta per Giancarlo). Di cosa si parlava? Di tutto e di nulla. Importante era "fare gruppo" un gesticolare esagerato, incontrollato, risate rumorose, improvvise: tentativi inconfessati di coprire una noia in agguato. C'era in loro il desiderio di un'amicizia vera; ma come arrivarvi non sapevano, nell'attesa di qualcosa o di qualcuno che li strappasse a quell'inerzia. Anche quella sera, dunque, i due si ritrovarono al solito posto, in compagnia degli amici. Sandro, un po' impacciato, più che altro ascoltava quello che gli altri dicevano. Ammirava Gianco: era di quei tipi che riescono simpatici a tutti e animano una compagnia; eppure anche lui, al momento di far deviare il discorso su qualcosa di meno superficiale, sembrava cozzare contro un muro. Il sole era sparito da un pezzo dietro l'edificio della scuola, e il traffico dei veicoli che giravano attorno alla piazza diventava più intenso. Un accentuato nervosismo si avvertiva nell'aria: stanchezza per la giornata di lavoro, fretta di tornarsene a casa, clacson che strillavano più aspri e maligni... E i ragazzi a discutere e a scherzare nel loro cantuccio; in realtà coinvolti nel clima strano e irreale della sera, tra ombre e luci artificiali. Da dove arrivò, ad un tratto, quell'individuo? Male in arnese, di età indefinibile, si stagliò per qualche momento sotto la luce d'un lampione, sfiorò barcollando il gruppo, poi cominciò ad allontanarsi senza una direzione precisa in mezzo ai passanti frettolosi e incuranti con larghi zig-zag. Evidente che era ubriaco Qualcuno di loro lo notò e lo indicò ridacchiando al proprio vicino; altri nemmeno vi badarono. Sandro guardò Gianco negli occhi. «Che facciamo? Non possiamo lasciarlo così, può finire sotto un'auto». «Hai ragione». «Sentiamo di cosa ha bisogno, dove abita... ». Nessuno fece caso alla loro scomparsa. Sandro non aveva mai avuto a che fare con gente ubriaca. Temeva qualche sua reazione violenta. Però in compagnia di Gianco si sentiva più sicuro. Quando quell'uomo si accorse dei due amici si arrestò e li guardò con un'espressione vacua. Puzzava di vino. Non fu semplice spiegargli che volevano aiutarlo, capire dove aveva casa per riaccompagnarlo fin lì, ma alla fine ci rìuscirono: abitava abbastanza lontano, nella zona più antica e malmessa della città...«L’unica cosa da fare è prendere un taxi», conclusero dopo aver fatto un rapido esame delle loro finanze. Dopo un po' ne avvistarono uno, cui fecero cenno di fermarsi. L’autista, visto un ubriaco accompagnato da due ragazzini di forse neanche quindici anni, fece una smorfia, ma alle loro insistenze si convinse. Si sistemarono tutti e tre sul sedile posteriore, lo sconosciuto in mezzo. «Ci porti in via...». Cominciava a cadere una leggera pioggia, che spruzzava i finestrini di minute gocce. L’uomo, dopo aver borbottato parole inconcludenti, sembrava essersi assopito. Il taxi ora puzzava come una cantina, strappando qualche imprecazione al guidatore. Quanto a Sandro, aveva passato il braccio sotto l'ascella dell'uomo; sentiva sotto le dita la stoffa ruvida del cappotto di poco prezzo e non molto pulito. Superato con vergogna l'iniziale senso di disgusto, si strinse di più al suo braccio che era magro e ossuto mentre gli tornava alla mente una frase: «Qualunque cosa avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli... ». Dall'altra parte Gianco, anche lui in silenzio. Ogni tanto si lanciavano occhiate d'intesa: di sicuro stavano pensando le stesse cose. Il taxi intanto si addentrava nel centro storico, in stradine semibuie e ormai deserte a causa della pioggia. Arrivati, scesero sostenendo l'ubriaco, che già sembrava meno malfermo sulle gambe. «è qui che abita?» gli chiesero davanti al portone semiaperto di un fabbricato decrepito. «Sì, sì... » borbottò l'altro. «Vuole che la aiutiamo a salire su?», «Grazie, sto meglio». E sparì dentro il portone. In cerca di un bus che li riportasse a casa, Sandro e Gianco se ne andarono a braccetto sotto la pioggia, in silenzio. Qualcosa era cambiato tra loro, quella sera, grazie a quello sconosciuto. (da Città Nuova)
Testimonianza
Grazie a quello sconosciuto
Gigliotti Saveria Maria · 8 anni fa