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Cultura e Società

Passata la festa…. conserviamo l’unità della città guardando ai nostri Santi

Antonio Cataudo · 8 anni fa

“Passata la festa, gabbato lo Santo”. Dice un vecchio detto popolare. Ci auguriamo non sia così per la nostra città che pochi giorni fa, celebrando i Santi Patroni Pietro e Paolo, ha concluso il ciclo delle celebrazioni del mese di giugno dedicate ai due Santi Protettori, Francesco di Paola e Antonio da Padova, e ai due Apostoli Patroni della Diocesi e della città di Lamezia Terme. Un mese di spiritualità, di festa, di riscoperta di quel senso di identità e di comunità della nostra città. Un mese che ha ribaltato quelli che laicamente potremmo chiamare i “pronostici della vigilia” e che raccontavano di un giugno lametino depauperato, all’insegna di cordoni della borsa strettissimi, tra tagli a bande e budget per i festeggiamenti. Niente di tutto questo. Al contrario abbiamo respirato l’atmosfera della festa e come lametini abbiamo gioito di quell’armonia che ogni anno proprio nel mese di giugno si ricrea tra la fede e la tradizione popolare, tra i momenti di religiosità e quelli dello svago, tra comunità ecclesiale e civile. Ed è emerso con chiarezza un dato. Ai lametini poco importa quanto viene stanziato dal bilancio pubblico per la festa, chi paga la banda o tutto ciò che serve ad alimentare polemica. Per il popolo di Lamezia i propri Santi fanno parte del patrimonio identitario e comunitario. Festeggiarli ogni anno nel mese di giugno significa risvegliare attraverso di loro quella bellissima consapevolezza, che dovrebbe accompagnare ogni giorno la vita della nostra comunità: noi siamo una Città! E’un dono e una grande responsabilità. Non siamo tre Comuni confinanti, né tanti “portatori di interessi” messi uno accanto all’altro che cercano di stare insieme con l’unico obiettivo del proprio tornaconto personale. Siamo un popolo che si riconosce in una storia comune, in un patrimonio di valori comuni e che vuole costruire un progetto comune per questo nostro territorio. Questa è la nostra missione, il compito a cui siamo chiamati, come cristiani e come cittadini. I nostri Santi sono il segno di tutto questo. Ce lo ricordano i nostri Santi Patroni, con i loro caratteri e stili così diversi eppure così reciprocamene necessari nel costruire la prima comunità cristiana; Antonio da Padova con la sua passione evangelica per poveri e il suo impegno per la giustizia sociale; Francesco da Paola che ha portato la sua identità di calabrese in una vita tutta consegnata a Dio e vissuta nella penitenza, nell’umiltà e nella carità. Festeggiare ogni anno i nostri Santi va ben oltre la tradizione che si ripete nel tempo. Oltre gli stessi riti e le cerimonie. Significa riscoprire i valori e la storia del popolo lametino che nei suoi Santi si identifica e trova dei punti di riferimento. Attraverso i suoi Santi Lamezia torna a guardare verso l’Alto, verso Dio, per chiedere aiuto e al tempo stesso per trovare la forza per essere costruttori di speranza e profeti di futuro in una città segnata da tanti problemi e ricca di tante opportunità. Nei nostri Santi, nella devozione verso di loro, nel ritrovarsi per festeggiarli ogni anno c’è il nostro più grande patrimonio: il nostro essere comunità, il nostro essere popolo. Ci auguriamo che, finita la festa e ripresi i ritmi della vita ordinaria, questa unità si conservi e si accresca. Quello slancio che in questi giorni ci ha portato a mettere da parte tante polemiche e divisioni, comprese quelle “paesane” di bande e contributi pubblici più o meno consistenti, deve spingerci ogni giorno a sentirci responsabili della Lamezia di oggi e di quella che consegneremo alle generazioni future. E’questo ciò che i nostri Santi “sognano” per Lamezia: riconoscersi in una storia comune, in valori comuni, lavorare per un progetto condiviso di città.