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La parola del Vescovo

"Il prevalere dell'individualismo da una parte e l'assenza di ideali forti rende necessaria una rifondazione della rappresentanza"

Salvatore D'Elia · 8 anni fa

Carissimi, vi saluto e vi accolgo tutti. Vi ringrazio per la vostra presenza e ho accompagnato con la preghiera questa nostra giornata odierna. è necessario incontrarci e dare prova della stima vicendevole che ci lega. Chiesa, istituzioni civili e mondo del lavoro oggi si ritrovano uniti per riaffermare il loro unico e principale scopo: il bene della persona, il suo primato, il suo valore incondizionato. E questo bene incommensurabile si completa nel vivere sociale, in fraternità. «Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme!» (Sal. 133) Ogni persona e ogni comunità fraterna sono un dono grande e concreto per l’umanità, per le istituzioni civili, per il mondo del lavoro. Gli ultimi anni hanno visto un susseguirsi di crisi per l’Europa, al punto che si è indebolita la stessa idea di un’Europa unita. Dove si è inceppato il meccanismo? Infatti l’integrazione in campo economico mercantile e finanziario non si è estesa anche all’ambito politico per le resistenze dei governi nazionali gelosi delle loro prerogative. Così, l’ideale europeo non appassiona più; non è seguito, non si fa seguire. Perché l’Europa è stata “neutralizzata” dal punto di vista politico. Nell’opinione comune, le misure europee sono viste come “fredde”, tecniche, burocratiche. Vengono valutate per la loro efficacia ed efficienza, semmai, ma non per la loro equità o giustizia. Al contempo, però, i governi nazionali si ritrovano “le mani legate”, sono limitati in molti loro poteri decisionali dai “vincoli” europei. Questo deficit politico europeo lo paghiamo in molti settori: dall’economia al lavoro, dall’ambiente all’immigrazione, dal welfare locale alle politiche internazionali. A livello delle istituzioni europee la rappresentanza popolare rischia di apparire come qualcosa di lontano e di vacuo. Ma tempi difficili sono per la rappresentanza anche in Italia. è purtroppo passato il periodo in cui tutti pensavano che fossero necessarie strutture collettive (sindacati, imprenditori, gruppi professionali, ecc.) capaci di portare nei circuiti del potere le istanze e le attese dei vari segmenti sociali. Oggi, le rappresentanze sono messe in discussione anche per effetto del deficit di cultura collettiva solidale. Il prevalere dell’individualismo da una parte e l’assenza di ideali forti rende necessaria una rifondazione della rappresentanza da basare su un’etica umana e sociale alta, capace di ripensare diritti e doveri da partecipare con maggiori corresponsabilità del passato. La riorganizzazione della rappresentanza nel nostro Paese passa anche da un rinnovato ruolo dei partiti nella loro funzione di intermediazione tra la società e le istituzioni. I partiti politici sono istituzioni fondamentali dei regimi democratici. Non basterà dunque accontentarsi di votare o di protestare col non votare. Andranno piuttosto partecipati dalle persone e dalle varie formazioni sociali, riempiendoli di grandi aspirazioni umanitarie, civili, di lavoro, di polis. Non c’è democrazia, si usa dire, senza partiti. Non per caso costituiscono, infatti, uno dei temi preferiti nel dibattito pubblico, ove però ormai da molto tempo la loro denigrazione è la regola. Tuttavia, la scarsa partecipazione dei cittadini alle ultime tornate elettorali e una diffusa sfiducia nelle istituzioni sono una spinosa questione che interpella tutti. La rappresentanza è un cardine della democrazia, la quale però ci risulta sempre meno legata ad appartenenze stabili, condizionata da motivazioni particolari e contingenti. Forse si potrebbe superare di navigare a vista, sforzandosi di elaborare percorsi politici di medio e lungo termine. In Italia si è anche diffusa l’immagine di una politica incapace di orientare verso obiettivi di interesse generale lo sviluppo del Paese. è quasi assente la percezione di un bene comune “oggettivo” da portare avanti e nel cui nome spendersi. Ripetendo le parole di Paolo VI, «l’edificio della moderna civiltà deve reggersi su principi spirituali, capaci non solo di sostenerlo, ma altresì di illuminarlo e di animarlo» (Evangelii Nuntiandi, n.74). Nonostante le piccole dimensioni dei nostri contesti umani e sociali, anche noi sperimentiamo una crescente frammentazione sociale che «finisce col metterci l’uno contro l’altro per difendere i propri interessi» (Enc. Laudato sì, 229). Il tempo presente ci invita a privilegiare azioni che possano generare nuovi dinamismi nella società e che portino frutto in importanti e positivi avvenimenti storici (cfr Esort. ap. Evangeliigaudium, 223). Non possiamo permetterci di rimandare “alcune agende” al futuro lontano. Il futuro ci chiede per oggi decisioni complesse di fronte a questo momento critico. Lo chiedono i nostri giovani, i nostri anziani e le nostre famiglie. La Chiesa vi ascolta e vi accompagna, vi sprona e vi invita al bene, mentre sa di trovare in voi validi collaboratori per il bene comune. Sono qui i Sindaci eletti lo scorso cinque giugno. A loro il mio speciale pensiero e augurio di ogni bene per il futuro delle comunità che vi hanno eletti per un servizio oneroso ma principalmente civilizzante, intelligente e amorevole. Per tutti i lavoratori e i loro rappresentanti, invece si unisce la nostra preghiera fiduciosa sostenuta da San Giuseppe (artigiano, falegname e carpentiere). Sia egli custode del vostro lavoro e della vostra famiglia. Possiate sempre confidare nella Chiesa che vi è vicina e vi ascolta, vi sostiene ed è accanto a voi nel vostro quotidiano lavoro. Al Signore che è nostro Dio e Salvatore, rendiamo grazie per i secoli. Amen