Sorelle e fratelli carissimi, ringraziamo il Signore per questi giorni di grazia che ci ha donato e che abbiamo vissuto nel segno della devozione a Sant’Antonio. La presenza e l’intercessione di questo santo è per noi un costante invito alla conversione, alla vita buona del Vangelo. La conversione del cuore è il grande miracolo che Sant’Antonio ha chiesto al Signore per chiunque incontrasse. Questo identico “miracolo” gli chiediamo nell’Anno Santo della Misericordia.“Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. è fonte di gioia, di serenità e di pace” (MisericordiaeVultus). Aspiriamo a mantenere in noi un cuore sempre nuovo, docile, disposto ad accogliere Dio e a spendersi per il bene dei più bisognosi. Predicava Sant’Antonio: “Fortunato colui che toglie da sé il cuore di pietra e prende un cuore di carne (cf. Ez 11,19), che, colpito dalle miserie dei poveri, soffre con loro affinché la sua compassione diventi il loro sollievo”. Beato chi tra noi sa guardare il fratello e la sorella e non chiude gli occhi di fronte al male e all’ingiustizia. Sant’Antonio fu soprattutto “il predicatore” che amava e con coerenza difendeva i poveri e gli umili. Egli fu il primo di quei predicatori “cittadini del mondo”, i quali avevano per patria la cristianità e passavano di paese in paese, di città in città, da popolo a popolo, trascinando folle innumerevoli. Che cosa desiderava Sant’Antonio per i suoi ascoltatori? E che cosa può desiderare Sant’Antonio per i suoi devoti oggi? Desidera il vero pentimento dei propri peccati, il perdono delle offese, la riparazione delle ingiustizie. è giusta, è bella la devozione al Santo, ma non inganniamoci, questa devozione è anche molto esigente! Da secoli, Sant’Antonio è il patrono di chi non ha patrono, il protettore di chi non ha protezione, ovvero i poveri, i deboli e gli indifesi. Nella sua vita e nella sua predicazione i poveri hanno trovato sempre un conforto e un sostegno. Egli è la voce di chi soffre, l’aiuto di chi è nel bisogno. è questo un monito molto forte per tutti noi! Chiediamoci: cosa stiamo facendo, noi, per coloro che non hanno voce? Per questo carissimi, davanti al nostro Santo non possono trovare posto coloro che sono indifferenti verso gli ultimi, che approfittano dei poveri, che li sfruttano, che abusano della loro situazione di indigenza! E non crediate che siano pochi! Gli approfittatori sono tanti. Soprattutto c’è chi si approfitta delle fragilità dei giovani, dei loro sogni e progetti! C’è chi sfrutta il loro desiderio di futuro! C’è chi sfrutta il loro lavoro, negando loro perfino i diritti più elementari! C’è chi sfrutta i loro bisogni impellenti, li ricatta e annebbia la loro onestà, assoldandoli nella lotta tra le cosche e contro ogni legittima autorità. C’è chi sfrutta il loro bisogno di lavoro e di giustizia per condurli su vie ingannevolmente facili, ma corrotte e violente, senza pace e senza cuore, devastatrici di sé stessi e degli altri. Quando la mafia mette le sue mani sui giovani, dobbiamo reagire. L’esigenza della giustizia è forte. Noi rischiamo troppo spesso di essere accomodanti, troppo coinvolti nelle questioni clientelari, in inverosimili amicizie colme di compromessi. Nelle relazioni sociali è invece necessario stabilire una straordinaria ed evangelica dimensione, quella del “darsi senza misura” sino in fondo, quindi del “dare la vita”, perché gli altri vivano e affinché la nostra vita sia piena. Solo così crescerà anche la nostra città. Essere uniti e stare insieme per far festa è un bene, e pertanto insieme noi vogliamo impegnarci ad accrescere questo bene, vincendo le pretese individuali. Questo è necessario perché, mentre inseguiamo gli interessi di parte, rischiamo di perdere le fasce più deboli ed esposte della nostra città: in particolare i giovani. Ciascuno di noi pensi a cosa può fare, nel suo piccolo, per migliorare la nostra città. Sono certo, ciascuno può fare qualcosa! Se la fede non ci fa vedere i poveri e non fa nascere in noi l’indignazione verso l’ingiustizia non è la fede cristiana, è una leggerezza consolatoria per la quale rischiamo davvero di isolarci in un “salotto teologico” nel senso di “parolaio”, per creduloni devoti, cogli occhi spenti sulla realtà umana e storica. Ma Sant’Antonio è per noi un testimone di quanto la vera vicinanza a Dio diventi vicinanza agli uomini. Noi siamo qui, perché sappiamo che il nostro Santo ci è vicino, ed egli è qui per dirci che dobbiamo essere più vicini al Signore e ai fratelli. Egli è spesso rappresentato col Bambino Gesù in braccio. Non cadiamo in vano sentimentalismo! Preghiamo piuttosto perché il Bambino Gesù, ricevuto e accolto dalle braccia di Sant’Antonio, sia il centro della nostra vita e del nostro impegno verso i piccoli e i poveri. Per intercessione del nostro Santo il Signore benedica la città, i suoi poveri, chi soffre per la solitudine e per la nostra indifferenza e ci renda amici dei poveri per vivere la certezza di essere anche noi amici di Dio. Amen
La parola del Vescovo
Quando la mafia mette le sue mani sui giovani, dobbiamo reagire
Salvatore D'Elia · 8 anni fa