In una Lamezia ovest addobbata con le luminarie e le bandierine triangolari e con altarini e gigantografie di San Francesco di Paola, si sono conclusi il due giugno i festeggiamenti in onore del santo Taumaturgo, preceduti da un partecipato novenario preparatorio, tenutosi alla Chiesa Matrice. Momento suggestivo ed emozionante in mattinata, come sempre, con la consegna della chiave d’oro della città al Santo da parte del primo cittadino di Lamezia, Paolo Mascaro, che ha prima letto la preghiera, rivolto al Santo della Charitas, poi ha acceso il cero; quindi si è portato sul retro dell’altare, dove salendo su una piccola base, ha messo la chiave d’oro alla mano sinistra del simulacro del Santo della Charitas, tra l’applauso dei fedeli, terziari e devoti che gremivano il sacro tempio in ogni ordine di posto. All’inizio della solenne concelebrazione presieduta dal vescovo della diocesi di Lamezia, Luigi Antonio Cantafora (tra i concelebranti anche il vescovo emerito di Ivrea, Luigi Bettazzi), era stato il correttore dei locali frati Minimi di San Francesco di Paola, padre Antonio Casciaro (Ivano Scalise, Vincenzo Arzente e Antonio Bonacci gli altri confratelli del convento di Via della Pace) a sottolineare la duplice ricorrenza della festa di San Francesco di quest’anno: l’Anno Santo della Misericordia e i 600 anni dalla nascita del Patrono principale della Calabria. Mentre il presule diocesano, dopo aver posto l’accento su quanto i Vescovi calabresi ricordano nella lettera pastorale scritta in occasione del sesto centenario della nascita del Taumaturgo paolano, e cioè che “San Francesco è esempio e proposta di misericordia, perché la sua vita e il suo messaggio penitenziale trovano la loro sintesi in questo annuncio: Dio ci vuole bene e non ci abbandona”, si è soffermato sulla figura del “santo dei calabresi e del più calabrese dei santi”, additandolo come colui “che ha costruito il suo cammino spirituale attorno alla fiducia e all’abbandono in Dio. Penitente, contemplativo e apostolo, Francesco si è immerso nella vita del Signore”. Un fiume di persone, poi, ha partecipato sin dall’inizio alla processione delle 18 accompagnando, in un clima di preghiera alternato alle note festose eseguite dalla banda musicale diretta dal maestro Enzo Minieri, la statua del santo della Penitenza e la sacra Reliquia del Dito di San Francesco (che si venera nell’omonima chiesa), con al seguito il sindaco di Lamezia e altre autorità. L’uscita del simulacro di San Francesco dalla Matrice è stata salutata da una miriade di pezzettini di luccicanti, sferrati in alto da cannoncini di cartone a pressione, in un tripudio festoso di colori. Una volta sul sagrato, la statua - ai lati della quale si sono posizionati i carabinieri della locale Stazione, al comando del luogotenente Domenico Medici e gli agenti della Polizia di Stato - è stata fatta girare e riportata all’ingresso per il triplice inchino alla chiesa Madre, che l’ha “ospitata” per tutto il novenario; quindi, rieccola di nuovo sul sagrato, imponente, maestosa mentre viene sollevata a braccia dagli statuari per la “girata”. Dietro il simulacro del Santo, oltre alle autorità, il presidente dell’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro Bruno Galvani (paraplegico da quando aveva 17 anni per un infortunio sul lavoro), impegnato in un tour nazionale per sensibilizzare in materia di sicurezza sul lavoro, ha seguito gran parte della processione su una speciale sedia a rotelle motorizzata. Durante il percorso, che si è svolto nel consueto clima di preghiera, per portare il simulacro del santo a spalla, agli statuari di San Francesco di Paola di Sambiase si sono alternati quelli di Sant’Eufemia. Giunti a “Cafaldo” la statua e la reliquia sono stati fatti entrare per qualche minuto nella Chiesa del Carmine (il 16 luglio sarà la statua della Madonna del Carmine a ricambiare il “saluto”, entrando nella chiesa di San Francesco), prima della ripresa della processione. Qui, suggestivo come sempre, il gesto del suono delle sirene delle ambulanze su via della Terme e l’accensione dei lampeggianti delle auto dei Carabinieri della locale Stazione al passaggio del Santo. All’arrivo della processione in piazza 5 dicembre, il tradizionale momento dell’accoglienza alla presenza del Vescovo di Lamezia, Luigi Antonio Cantafora (che ha presieduto la processione da Via Eroi di Sapri), del Vescovo emerito di Ivrea, Luigi Bettazzi, del Sindaco di Lamezia, Paolo Mascaro, e di altre autorità. Bettazzi (già presidente dell’associazione Pax Christi), l’ultimo testimone italiano oggi vivente del Concilio Ecumenico Vaticano II si è soffermato sull’aspetto della pace, che ha caratterizzato la vita di San Francesco, asceta sociale (due giorni prima, sempre il Vescovo emerito di Ivrea nel salone parrocchiale aveva dato la sua testimonianza sul “Patto delle Catacombe”, essendone stato uno dei firmatari: avvenne che il 16 novembre 1965, quando mancavano pochi giorni alla chiusura del Vaticano II, una quarantina di padri conciliari celebrarono l’Eucaristia nelle Catacombe di Domitilla, a Roma. Dopo la celebrazione, sottoscrissero il Patto in cui “i firmatari si impegnavano a vivere in povertà, mettendo i poveri al centro del loro ministero pastorale e a rinunciare a tutti i simboli o ai privilegi del potere”). Quindi, ha porto il suo saluto il Vescovo diocesano, al termine del quale ha impartito la benedizione. A seguire, lo spettacolo pirotecnico, quindi il rientro della Reliquia del Sacro Dito e della statua del Santo nella chiesa di San Francesco e la seconda serata musicale (dopo il successo di pubblico ottenuto la sera prima al concerto degli Zero Assoluto) con il gruppo etno folk “Taranta live”.
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Con la tradizionale processione conclusi i festeggiamenti in onore di San Francesco
Paolo Emanuele · 8 anni fa