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Il Vangelo della domenica

Ripartire dall'amore mettendo Dio al centro

Gigliotti Saveria Maria · 8 anni fa

Eccoci alla festa della Santissima Trinità, che con l’incarnazione di Gesù, vero Dio e vero uomo, è uno dei due misteri centrali della nostra fede cristiana. Secondo molti la Trinità è una dottrina astrusa e lontana dalla vita: invece ci dice che «il nostro Dio non è un Dio “spray”, è concreto, non è un astratto, ma ha un nome: «Dio è amore». Non è un amore sentimentale, emotivo, ma l’amore del Padre che è all’origine di ogni vita, l’amore del Figlio che muore sulla croce e risorge, l’amore dello Spirito che rinnova l’uomo e il mondo» (papa Francesco). La parola “Trinità” nella Bibbia non c’è, ma serve per esprimere una verità: che Dio è uno e trino, cioè un solo Dio in tre persone: Padre e Figlio e Spirito Santo. Ma questa cosa l’ha inventata qualcuno? No, nessuno; d’altronde, chi poteva pensare una cosa così… impensabile? La Trinità ci è stata rivelata da Dio stesso: è come se oggi si presentasse a noi un emerito sconosciuto e ci dicesse: tu sai da chi è composta la mia famiglia? Ovviamente la risposta è no, a meno che non sia lui stesso a dircelo! Ecco, Dio facendosi uomo in Gesù ci ha rivelato come è la sua famiglia: ci ha detto e mostrato di essere non soltanto il figlio di Dio, ma Dio stesso; ci ha poi parlato di Dio Padre, che è il principio di tutto e ci ha parlato di una terza persona divina, lo Spirito Santo, che sarebbe venuto dopo la Sua morte, lo Spirito di Dio che entrando in noi ci divinizza, ci guida, ci spinge ad amare, ci ispira al bene, ci insegna tutta la Verità, a vivere da figli di Dio. Ma se sono tre persone, come fanno ad essere un solo Dio? Quando parliamo di persona, noi pensiamo subito a qualcuno dotato di un corpo; e così, ricordando alcune icone ci vien da dire: ma se Dio Padre è quell’anziano barbuto, Gesù è quello più giovane e lo Spirito Santo è una colomba, come fanno a essere uno? Attenti: quelle sono rappresentazioni; la Scrittura ci dice che Dio è spirito, è oltre le nostre categorie spazio-temporali. Quando diciamo persona si indica un essere relazionale, dotato di intelligenza, volontà e capacità di amare, capace quindi di donarsi e vivere per l’altro! Nella Trinità ogni persona è Dio ed è tale perché vive per l’altro; “i tre” si amano così tanto da essere una cosa sola! Ecco allora il giusto “calcolo matematico” per la Trinità: non 1+1+1, che farebbe tre, ma 1x1x1 che fa sempre uno! Un po’come quando vedi una famiglia unita e dici: guarda che belli, sembrano una cosa sola! E in Dio lo sono davvero! Ma ancor più bello dell’intuire qualcosa della Trinità è vivere immersi nella Trinità. Lo Spirito Santo nel battesimo ci inserisce in questo movimento d’amore per renderci una cosa sola con Dio e tra di noi, povere creature in lotta contro l’egoismo! Infatti Gesù dice: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola» (Gv 17,20-21). La Trinità è tutta relazione; le tre persone sono tre relazioni d’amore e nessuna di loro esisterebbe senza l’altra; il Padre è tale perché ama e dona tutto se stesso al Figlio; il Figlio è rivolto al Padre, felice di accogliere questo amore e di ricambiarlo: lo Spirito è l’amore che unisce i due. Cosa ci dice questo? Noi siamo creati a immagine e somiglianza di Dio; siamo dunque fatti per vivere in relazione, per costruire buone relazioni, insomma, per amare! Siamo chiamati a vivere da figli, dei nostri genitori - ma prima ancora di Dio; a essere padri, madri, amici, gente che genera vita attorno a sé e la custodisce; a essere “amore in circolo”, persone che danno la vita per gli altri, che testimoniano l’amore, che diffondono gioia, la gioia dell’essere amati e del poter essere inabitati da Dio! Noi possiamo avere tutto, essere professionisti, miliardari, bellissimi, “mastri” del nostro lavoro, ma essere degli emeriti analfabeti relazionali, incapaci di stare con i figli, di dialogare, di dedicarci agli altri senza interesse, di amare con fedeltà, con tenerezza... Giganti nel fare ma “nani nell’amare!”. Noi cristiani sappiamo di aver conosciuto Dio se amiamo; se viviamo ancora centrati su noi stessi, possessivi, materialisti, egoisti, se viviamo amicizie tipo sanguisughe significa che Dio non è entrato nel nostro cuore o che non trova spazio: e così non viviamo, sopravviviamo, anzi, lentamente moriamo. Chi ama è nella vita, cresce, matura; chi non ama è nella morte! L’amore è vita, gioia: il contrario dell’amore è la solitudine, è la chiusura in è stessi; questo è l’inferno, che molti purtroppo già iniziano qui! Quanti, anche tra i giovani, sono incapaci di donarsi, chiusi in sé stessi, schiavi dei limitati e nebbiosi orizzonti del successo personale? E attenzione perché possiamo persino nascondere dietro la religiosità la nostra incapacità di amare: c’è chi va in chiesa o prega per ore ma non sa e non vuole dedicare tempo agli altri: ascoltare la moglie, giocare e dialogare con i figli, servire i poveri; sempre ipercritici, duri, scontrosi tipo orsi in letargo, carrieristi, all’occorrenza ipocriti o acidi peggio di un limone avariato! Magari mentre pregano sembrano angeli, ma se “osi” disturbarli o contraddirli, “apriti cielo!”! Poverini, costoro non hanno capito che Dio non è nelle loro idee, ma è stato appena maltrattato nel cuore della persona accanto! «Quello che fate agli altri lo fate a me» ci ha detto Gesù, che sarebbe ben più felice se costoro facessero una preghiera in meno ma amassero gli altri un po’di più! In questa domenica chiediamo questa grazia: di ripartire dall’amore, mettendo Dio al centro, tuffandoci senza paura in questo scambio eterno d’amore divino, il solo che entrando in noi i riempie e ci spossessa del nostro io, rendendoci capaci di amare e di vivere una vita vera!