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Una vita che invita

San Luigi Maria Grignion

Gigliotti Saveria Maria · 8 anni fa

Luigi Maria Grignion nasce il 31 gennaio 1673 a Montfort in Bretagna. Fin da piccolo dà prova di una bella maturità spirituale. A 12 anni entra nella scuola dei Gesuiti; studente solerte è entusiasta di un sacerdote che predica le missioni. Pratica una profonda devozione alla Madonna e percepisce le privazioni dei poveri manifestando per loro un grande affetto. Durante questi anni, sente la chiamata al sacerdozio e, terminati gli studi normali, segue i corsi di teologia alla Sorbona. Fa molte penitenze e cade ammalato tanto da essere ricoverato in ospedale. Esce miracolato dalla malattia ed entra in seminario nel luglio del 1695; il seminario che frequenta è il san Sulpizio fondato da Gian Giacomo Olier, uno dei maggiori rappresentanti della "Scuola francese di spiritualità" dove si studia il mistero della Incarnazione e il ruolo di Maria nel piano divino della salvezza. Studia le opere che raccontano Maria nella vita cristiana; è nominato bibliotecario e trova il tempo di perfezionare l’insegnamento del catechismo ai giovani della parrocchia di san Sulpizio. Diviene sacerdote in giugno 1700 e celebra la prima messa all’altare della Madonna nella chiesa di san Sulpizio. Nella diocesi di Nantes predica missioni in città e dintorni e la fama del missionario si propaga ovunque tanto che lo chiamano "il buon Padre di Montfort". Fonda confraternite e associazioni ma il vescovo frena gli "eccessi" del buon Padre Luigi e gli proibisce di predicare nella Diocesi. Luigi Maria condivide la Croce di Cristo, si chiude in meditazione e scrive: La "Lettera agli Amici della Croce". Nel 1711 inizia l’ultimo periodo della sua vita predicando le missioni nelle Diocesi della "Vandea Militare". I cinque anni prima della morte, avvenuta nel 1716, sono molto intensi per Luigi Maria. Costantemente occupato a predicare missioni scrive: il "Trattato della vera devozione alla Santissima Vergine", il "Segreto di Maria", le "Regole della Compagnia di Maria" e delle "Figlie della Sapienza" e numerosi "Cantici". Viaggia a Parigi e a Rouen, cerca candidati per la sua "Compagnia di Maria" che sogna sempre più spesso. Durante l’ultimo anno molti sacerdoti si uniscono a lui. Il vescovo di La Rochelle rimarrà sempre un grande amico per il Montfort e con il suo appoggio fonda le scuole di carità per i bambini poveri di La Rochelle e crea la congregazione delle "Figlie della Sapienza" ordine religioso femminile. Nell’aprile 1716, sfinito dal lavoro e dagli stenti nel pieno delle predicazioni cade ammalato e muore il 28 aprile. Queste le sue ultime parole: "Invano mi tenti! Sono tra Gesù e Maria. Deo gratias et Mariae! Non peccherò più". Migliaia di persone accorrono ai suoi funerali e poco dopo si sparge la voce che sulla sua tomba accadono miracoli. Nel 1888 Luigi Maria viene beatificato da Leone XIII, e nel 1947 è canonizzato dal papa Pio XII. Le Congregazioni che ha dato alla Chiesa, la Compagnia di Maria, una congregazione di sacerdoti, detti monfortani, le Figlie della Sapienza e i Fratelli di San Gabriele crescono e si propagano prima in Francia e poi in tutto il mondo. Testimoniano il carisma di San Luigi Maria predicando il Regno di Dio, il Regno di Gesù per mezzo di Maria. Agli Amici della Croce aveva indirizzato l’unico scritto dato alle stampe quando era in vita ; qui esprimeva il suo pensiero sul significato della Croce nella vita cristiana: “Croce fonte di una superiore sapienza, la sapienza cristiana, incarnata e crocifissa, che insegna all’uomo a preporre la fede alla ragione orgogliosa, la retta ragione ai sensi ribelli, la morale alla volontà sregolata, l’eterno al transitorio”. Muore come un autentico soldato di Cristo, nel pieno di una missione. Molti desiderano fosse dichiarato Dottore della Chiesa; Papa Giovanni Paolo II oltre a trarre il motto del suo pontificato, Totus tuus, proprio dagli scritti del santo, nell’enciclica Redemptoris Mater, del 25 marzo 1987, lo indica come testimone e come guida della spiritualità mariana. Il ritrovamento fortuito, nel 1842, del Trattato della vera devozione alla Santa Vergine, da lui composto e sepolto per oltre un secolo "nel silenzio d’un cofano", dà inizio alla diffusione delle opere e del pensiero monfortano in tutto il mondo. Nel Trattato Montfort raccomanda ai devoti di consacrarsi a Gesù attraverso Maria in una dedizione fatta di buone opere e preghiere. Così la Vergine agisce nell’interiorità della persona istituendo con lei un’unione indissolubile. L’opera rappresenta uno dei libri mariani più conosciuti e amati degli ultimi secoli, e fra quelli che più hanno alimentato la pietà cristiana. Di questa opera bisogna innamorarsi, leggerla, seguirla. “Trattato di vera devozione a Maria” solo il titolo ti invita alla vera devozione nel tentativo del Monfort di formare autentici e saggi cristiani. Il mese Mariano che volge al termine invita a seguire il tema delle missioni del Monfort.