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Cultura e Società

"Sono i mafiosi che se ne devono andare non io"

Paolo Emanuele · 9 anni fa

“Il giorno prima del processo, mi sono state mostrate le chiavi della macchina, in modo che io capissi di avere due possibilità: o prendere la macchina e lasciare il mio paese, oppure accettare di restare e di vivere sotto scorta. Io mi sono letteralmente catapultato su quelle chiavi, le ho prese, le ho messe in tasca. Sapete perché? Perché sono loro (i mafiosi, ndr) che se ne devono andare, non io”. è stato Rocco Mangiardi, l’imprenditore che con le sue denunce ha permesso alla giustizia di imprimere un duro colpo alle cosche lametine, a pronunciare queste parole davanti ad oltre 400 studenti dell’Università della Calabria. Mangiardi è stato uno dei tre protagonisti dell’incontro sul tema “Voci contro le mafie. Comunichiamo assieme la legalità”, organizzato dal movimento “Giornalisti d’Azione” e dal dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione, laboratorio di Pedagogia della R-Esistenza, diretto Giancarlo Costabile. Ed è stato proprio il docente ad introdurre i lavori manifestando apprezzamento per la partecipazione di tanti studenti e sottolineando che “il paradigma dell’Italia meridionale silente e complice delle mafie esiste solo per una certa parte del Paese, mentre, da anni, in Calabria si sperimentano iniziative per la formazione delle coscienze”. Un dibattito a più voci, moderato dal giornalista Piero Muscari, che si è avvalso dei contributi dello scrittore Giacchino Criaco, di Africo, autore del libro “Anime nere”, da cui è stato tratto l’omonimo film, e del luogotenente dei carabinieri di Vibo Valentia, Cosimo Sframeli, anch’egli scrittore. Antimafia, vera e presunta, la vita ed il destino condizionati di quei giovani che nascono in determinati paesi, la necessità di non demordere mai e di non allentare la promozione della cultura della legalità; ma anche come vive un testimone di giustizia, come lotta lo Stato in Calabria contro la ‘ndrangheta. Il dibattito ha preso le mosse dal libro di Criaco “che affronta senza ipocrisia una realtà che esiste. Io - ha detto lo scrittore – parto dall’Aspromonte e mostro senza ipocrisia il male che quei ragazzi fanno, ma anche il cinismo della società. A chi dice che io ho dato un’immagine negativa della Calabria col mio libro, rispondo che nel mio scritto c’è il racconto, vado a scoprire gli angoli bui della società in tutto il mondo, nell’uomo. E in questi angoli cerco di portare la luce. E per sollevare discussioni, critiche costruttive, alimentare riflessioni”. Dal luogotenente Sframeli un appello agli studenti a puntare sulla libertà “che non è la legalità, che è una cornice vuota senza giustizia e verità. Le ingiustizie si ricevono dalle mafie, certo, ma, talvolta, anche da alcuni rappresentanti dello Stato. è una vita che sento dire che combattiamo la ‘ndrangheta e, talvolta, sento ancora dire che è più forte di prima. Allora mi domando dove sia l’errore nel meccanismo di contrasto alla criminalità organizzata”. La ribellione alle mafie è un dovere di ogni cittadino perbene, hanno detto tutti. E Mangiardi, sollecitato dalla domanda di una studentessa sulla valutazione della sua scelta di denunciare il sopruso, ha risposto con un eufemismo: “Io vorrei alzarmi in piedi per farvi capire che io sono alto appena 1.60. La definizione di “testimone di giustizia” non mi piace. E non mi piace che se uno fa la cosa giusta, il proprio dovere debba passare per un eroe. Nel 2006, quando sono stato chiamato a testimoniare, io avevo denunciato cinque persone, ma , nelle trascrizioni, ne è saltata una. è successo che una mattina ho letto sul giornale la notizia di un ragazzo ucciso con un colpo di pistola e bruciato vivo. Ecco, se io tornassi indietro insisterei sulla denuncia di quel nome che era saltato nelle trascrizioni. Perché gli avrei salvato la vita. Non è colpa di questi ragazzi se vivono nell’illegalità. E sono convinto che possono essere salvati. Se potessi tornare indietro, rifarei quello che fatto. Senza nessun dubbio”. Mangiardi, Sframeli e Criaco sono stati sollecitati dalle domande poste loro dai giornalisti Salvatore Audia, Direttore di “Esperia Tv”, Pietro Comito, de “LaCTV”, Alessandro De Virgilio, responsabile Agi Calabria, Saveria Maria Gigliotti, vice presidente di “Giornalisti d’Azione”,Sergio Tursi Prato, Direttore di “Telitalia”, Mario Vetere, di Radio Touring 104. Il Rettore dell’Unical, Gino Mirocle Crisci, ha portato i saluti dell’Ateneo, insieme al direttore ed al vice direttore del Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione, Franco Altimari e Luciano Romito. Il dibattito è andato in onda in diretta streaming grazie all’impiego della “Component Produzioni tv” coordinata dal giornalista Marcello Le Piane.