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Vita diocesana

“La Croce di Cristo ci fa aprire gli occhi verso i più deboli”

Gigliotti Saveria Maria · 9 anni fa

Dare da mangiare agli affamati; dare da bere agli assetati; vestire gli ignudi; alloggiare i pellegrini; visitare gli infermi; visitare i carcerati; seppellire i morti. Le opere di misericordia spirituale e corporale, i gesti concreti con cui il cristiano è chiamato a prendersi cura di ogni fratello in difficoltà, sono state meditate ieri nella Via Crucis cittadina ieri sera a Lamezia Terme, di fronte alla Cattedrale, a conclusione delle celebrazioni del Venerdì’Santo. Nell’Anno Santo della Misericordia, la Chiesa lametina ha voluto che a portare la Croce nelle 14 stazioni che segnano il percorso della Passione di Cristo dalla condanna a morte alla deposizione nel sepolcro, fossero i volontari di alcune associazioni di volontariato. Donne e uomini che ogni giorno si prendono cura dei tanti “crocifissi” che vivono anche a Lamezia, persone e famiglie segnate dalla povertà, dalla malattia, dalla solitudine, dall’emarginazione sociale di chi non ha nessuno a cui chiedere aiuto. Hanno partecipato i volontari del Masci Lamezia Terme 2; dell'associazione “La Strada”; i volontari che ogni giorno servono alla mensa della Caritas Diocesana; dell’associazione Calabrese Malati Oncologici della Malgrado Tutto; dell’Associazione volontari ospedalieri; dell’Agesci; degli Sprar di Lamezia e Miglierina; del volontariato vincenziano; della Protezione Civile; dell’associazione Mago Merlino: dell’Associazione Meter; dell’Avis. “L’amore di Cristo ci spinge”, è stato il tema della Via Crucis di quest’anno, le cui meditazioni sono state scritte dagli stessi volontari. Volontari come “cirenei” che scelgono di condividere le croci dei fratelli, che si mettono a servizio del prossimo spinti dall’amore di Cristo, un amore che non si è risparmiato, fino a donare la propria vita per la salvezza degli uomini. La sofferenza dell’uomo, l’amore che si fa servizio e dono di sé trova la sua manifestazione più alta nella Croce di Cristo che – ha affermato il Vescovo Luigi Cantafora a conclusione del rito – “ci inserisce nella storia, nelle gioie e nelle speranze ma anche nelle tristezze e nelle angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto. La Croce di Cristo è la croce dell’uomo. Per questo di fronte ad essa possiamo scegliere se comportarci come Maria, come il Cireneo, come la Veronica o come Pilato. La Croce ci spinge ad agire perché ci contagia con il suo amore e ci sprona ad amare e ad aprire gli occhi verso chi è povero, debole e sofferente.” La Croce portata quest’anno nel rito del Venerdì Santo a Lamezia è stata la Croce di Lampedusa, già da alcune settimane in Diocesi, realizzata con il legno dei barconi con cui tanti migranti hanno raggiunto l’isola e su cui migliaia di donne e uomini hanno perso la vita. A loro è andato il pensiero del Vescovo di Lamezia, “ai migranti che sono morti su questo legno, che noi oggi vediamo nell’immagine della Croce. è un mistero grande. Ma noi crediamo che i crocifissi di ieri, i crocifissi di oggi e di sempre sono i risorti di domani, i risorti per sempre”. E proprio alcuni migranti ospiti della cooperativa “Malgrado Tutto” hanno portato la Croce alla V Stazione, in cui si medita Gesù che viene aiutato dal Cireneo a portare la Croce. Ai volontari lametini, il ringraziamento del Vescovo di Lamezia perché “voi illuminate Lamezia con la luce del Risorto, voi come Cristo vi mettete il grembiule per lavare i piedi dei fratelli e mettervi a servizio nell’amore”. Questa sera le celebrazioni del Triduo Pasquale presiedute dal Vescovo Cantafora culmineranno nella Veglia alle 22, con l’annuncio della Resurrezione di Cristo, la benedizione del fuoco nuovo e del lucernario e la liturgia battesimale. Domani il Vescovo presiederà il Pontificale della Pasqua di Resurrezione alle 11 in Cattedrale.