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Vita diocesana

La Via Crucis nell'anno della Misericordia

Gigliotti Saveria Maria · 9 anni fa

Nell’Anno Santo straordinario la Via Crucis (“Via della Croce”), che in questo Tempo di Quaresima si sta svolgendo settimanalmente nelle nostre comunità religiose quale “Via della Misericordia” (celebrandosi il Giubileo della Misericordia), in alcune parrocchie viene celebrata anche esternamente, con preghiere e riflessioni, per le strade dei nostri quartieri. Nei giorni scorsi, abbiamo seguito la Via Crucis proposta dalle Parrocchie di San Francesco di Paola e San Pancrazio, guidate dai Padri Minimi. Abbiamo partecipato così, percorrendo via delle Rose e strade adiacenti e attraversando idealmente altrettante Porte Sante, al cammino di meditazione della Passione di Gesù, guidato da padre Antonio Casciaro, superiore del locale convento dei Minimi. I fedeli hanno partecipato in maniera composta ed emotiva alle 14 stazioni della Via Crucis: Gesù è condannato a morte (spesso anche noi siamo come Pilato e condanniamo gli innocenti col silenzio, l’indifferenza, il disinteresse); è caricato della Croce (quella Croce sulle spalle di Gesù siamo noi, con le nostre resistenze all’amore); cade per la prima volta (il messaggio è chiaro: quando noi, facciamo di tutto per nasconderlo agli altri); incontra sua Madre (“Maria conservava ogni cosa, meditando nel suo cuore”); è aiutato dal Cireneo a portare la Croce (quando si tratta di aiutare chi è nel bisogno, noi cristiani…); la Veronica asciuga il volto di Gesù (il volto di Dio lo riconosci in chi soffre); Gesù cade per la seconda volta (“fare un proposito e poi ritrovarsi di nuovo a terra”); incontra le donne di Gerusalemme (non possiamo assistere indifferenti al dolore dei nostri fratelli); cade per la terza volta (le continue cadute sono il segno della natura umana); è spogliato delle vesti (“la sua povertà ora è assoluta”; e sotto ogni vestito, ogni uomo è uguale all’altro); è inchiodato sulla Croce (“quelle sconvolgenti parole di perdono per i suoi crocifissori”); muore sulla Croce (“il segno più chiaro di quanto è forte l’amore di Dio per l’umanità”); è deposto dalla Croce (un uomo, Giuseppe di Arimatèa, si espone -vincendo paura e vergogna in pubblico-, chiedendo di poter seppellire il corpo di Gesù); è deposto nel Sepolcro (“Quella tomba resterà chiusa solo pochissimo tempo. Lì si prepara l’avvenire e la salvezza del mondo”). Prima della benedizione, padre Antonio Casciaro ha tenuto la riflessione conclusiva. “Abbiamo percorso la Via Crucis come pellegrini e mendicanti di misericordia –ha sottolineato il religioso-, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, che nella sua bontà misericordiosa, vuole non solo salvarci, ma anche unirci a Sé nell’opera di salvezza universale; ma per vivere realmente la nostra Via Crucis sulle orme di Gesù, occorre avere –ha concluso padre Antonio Casciaro- l’umiltà e il coraggio di scendere nelle zone più recondite del nostro cuore, quelle da evangelizzare, dove il Signore ci attende per donarci il suo perdono”.