·

La parola del Vescovo

Il Mondo della sofferenza chiede il mondo dell'amore. L'omelia del Vescovo per il Giubileo del malato

Gigliotti Saveria Maria · 9 anni fa

Monsignor Cantafora ha presieduto la S. Messa, Giovedì 11 febbraio in Cattedrale per il Giubileo degli ammalati e del mondo del volontariato. Nella Messa, concelebrata dai Padri Camilliani, dal Cappellano dell’Ospedale Civile di Lamezia Terme e da diversi sacerdoti diocesani, il Vescovo ha amministrato il sacramento dell’unzione degli infermi a cinquanta ammalati e disabili. Alla celebrazione, fortemente partecipata, erano presenti la sezione lametina dell’UNITALSI, dell’Acmo, dell’Avo, dell’Avulss e le Conferenze di San Vincenzo de Paoli. Il servizio liturgico è stato prestato dai ministranti della Parrocchia di S. Maria degli Angeli di Lamezia Terme. Di seguito il testo dell’omelia del Vescovo. Celebriamo oggi il Giubileo del malati e di quanti li assistono, mentre poniamo gli occhi su questa icona evangelica delle Nozze di Cana, che il Papa ci ha consegnato: Affidarsi a Gesù misericordioso come Maria, «Qualsiasi cosa vi dica fatela». Insieme ai nostri fratelli e alle nostre sorelle che vivono la malattia, guardiamo a Gesù in questo episodio centrale della sua vita: le nozze di Cana. Gesù partecipa a questa festa di nozze, dove nel bel mezzo del pranzo, viene a mancare il vino. Maria, donna premurosa, scopre questa difficoltà e la fa sua e si rivolge a Gesù presentando il bisogno di questi giovani sposi. L’incontro di Maria con gli occhi di compassione di Gesù, porta la Vergine a dire ai servi: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2,5). E Gesù compie il miracolo dell’acqua divenuta vino: vino migliore e abbondante! «Abbiamo una Madre che ha gli occhi vigili e buoni, come suo Figlio; il cuore materno e ricolmo di misericordia, come Lui; le mani che vogliono aiutare, come le mani di Gesù che spezzavano il pane per chi aveva fame, che toccavano i malati e li guarivano. Questo ci riempie di fiducia e ci fa aprire alla grazia e alla misericordia di Cristo» (Messaggio per la giornata del malato, 2016).Ma, a Cana riusciamo anche a conoscere i tratti di Gesù e della sua missione. Egli è Colui che soccorre chi è in difficoltà e nel bisogno. Gesù guarirà molti da malattie, infermità e spiriti cattivi, donerà la vista ai ciechi, farà camminare gli zoppi, restituirà salute e dignità ai lebbrosi, risusciterà i morti, ai poveri annunzierà la buona novella. Il Vangelo che cosa ci dice, quando Gesù incontra un malato? Il Signore guarda una persona inferma e la prende per mano. Questa è l’icona della vicinanza di Dio all’uomo, dell’incontro che arriva fino al contatto fisico di Dio coll’uomo. Questa contemplazione ci introduce profondamente nel “mondo della sanità” abitato, costituito da due esperienze fondamentali: quella della sofferenza umana, e quella dell’amore umano che prende la forma della vicinanza a chi è infermo. Il mondo della malattia invoca senza sosta il mondo dell’amore. Come Gesù, l’uomo che è prossimo di ogni uomo, non può restare indifferente, ma deve “guardare colui che giace a letto”: fermarsi, commuoversi ad agire. Il Papa ci invita a soffermarci anche su coloro che intervengono nella scena delle Nozze di Cana, insieme a Maria e a Gesù. Si tratta dei servitori, coloro che ricevono da Maria questa indicazione: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2,5). Naturalmente è Cristo che opera il miracolo; tuttavia, Egli vuole servirsi dell’aiuto umano per compiere il prodigio. Il Signore vuole fare affidamento sull’aiuto e la collaborazione umana. «Come è prezioso e gradito a Dio essere servitori degli altri! Questo più di ogni altra cosa ci fa simili a Gesù, il quale “non è venuto per farsi servire, ma per servire” (Mc 10,45). Questi personaggi anonimi del Vangelo ci insegnano tanto» (Messaggio per la giornata del malato, 2016).In questa celebrazione Giubilare, avete Varcato la Porta Santa, cari fratelli e sorelle che siete provati dalla malattia o dalla disabilità. Vi hanno accompagnato tanti servitori che hanno ascoltato la parola di Maria: essi sono i cari volontari dell’UNITALSI, dell’AVO, dell’AVULSS, dell’ACMO, i Medici Cattolici e il prezioso personale sanitario, insieme alle sorelle delle Conferenze di San Vincenzo. Sono presenti anche come sacerdoti concelebranti, P. Rosario, Direttore della Pastorale per la Salute, i vari vostri assistenti e P. Giuseppe, cappellano dell’Ospedale.A tutti voi operatori e volontari della sanità, rivolgo un grande grazie perché con la vostra vita, imitate i servitori di Cana e incarnate il mondo dell’amore che incontra e allevia il mondo della sofferenza. Esorto tutti in particolari coloro che rappresentano la sanità pubblica, a non risparmiarsi per rendere più accettabile la sofferenza. Quando manca questo sforzo, questa attenzione dentro la società, vacilla anche il reale perseguimento del bene comune. Proseguite con generosità, in questo impegno. E vivetelo perché siete animati dalla fede in Cristo, il quale di fronte a ogni ammalato si è fermato e ha portato il tocco della sua tenerezza sanante.

Sia davvero questo giorno giubilare giorno in cui tutti siamo resi più capaci e più disposti ad avvicinarci a chi soffre e metterlo al centro della società.

Giorno questo in cui impariamo «a far del bene con la sofferenza e a far del bene a chi soffre» (Giovanni Paolo II, Lett. Ap. Salvifici doloris 30).