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Cultura e Società

SBARBARO, UN POETA ALLA “OMBRA” DEI GRANDI

Paolo Emanuele · 9 anni fa

Come una sofferenza maggiore fa passare in secondo piano una sofferenza presente ma minore, così l’ombra di monumenti della letteratura italiana come Quasimodo, Ungaretti e D’Annunzio ha senza dubbio sminuito la fama degli altri autori a loro contemporanei. è per questo che, ingiustamente, alcuni poeti del ‘900 trovano oggi poco spazio all’interno del programma scolastico e vengono ancora meno apprezzati dal grande pubblico. Tra le molte perle nascoste della poesia italiana, Camillo Sbarbaro è in particolare il più ingiustificatamente escluso dagli autori rappresentativi del secolo breve.

La sua vita è caratterizzata da un forte attaccamento alla natia Liguria e al padre Carlo, anche a causa della prematura morte della madre. Un’altra grande passione del poeta, la natura e in particolare la classificazione dei licheni, lo porterà in questo campo a diventare uno dei più grandi studiosi italiani e mondiali del tempo. Durante la guerra si arruola nella Croce Rossa e, tornato dal fronte, si dedica a traduzioni classiche e di autori francesi. Le sue principali raccolte poetiche sono Pianissimo e Rimanenze.

La maggior parte delle liriche del ligure è accomunata dal pensiero di aridità della vita, dalla visione che il poeta ha dell’uomo, un vero e proprio spettatore che assiste passivamente all’esistenza che gli scorre davanti. L’unico sentimento che può, temporaneamente, sollevare l’uomo poeta da quest’apatia, è l’amore, tant’è che nella poesia “Io che come un sonnambulo cammino” l’amore è paragonato ad una luce che si accende nel dormiveglia della vita.

Un tema che varie volte ricorre nella poetica di Sbarbaro è quello del Sonno, ed in particolare del sonnambulo. Già in Ovidio il Sonno era detto da Iride “il più placido degli dei” e, nel contempo, egli commetteva azioni malvagie come l’uccisione di Palinuro nell’Eneide. La dualità della natura del Sonno, dolce e insieme traditore, ritorna nella poetica del ligure, che nella lirica “Sonno, dolce fratello della Morte”, riprendendo Omero, avvicina il Sonno a quest’ultima. Nonostante riconosca la temporaneità del Sonno e quindi l’inganno che rappresenta, Sbarbaro elogia il Sonno come consolatore degli affanni dell’esistenza.

Il sonnambulo, invece, è simbolo per il poeta di estraniazione da se stesso, incapacità di essere deciso e quasi di abbandono ad una vita priva di emozioni e avventure.

La scelta delle parole, perlopiù quotidiane,rende le sue poesie di grande naturalezza, il suo stile non ricercato suggerisce la volontà di “parlare” al lettore senza veli di retorica, in più Sbarbaro evidenzia tutto ciò con una costruzione metrica non sempre regolare e anzi spesso spezzettata. Anche per questo gli insegnanti, che preferiscono poesie più classiche e con numerose figure retoriche, non tengono in grande considerazione quest’autore.

Sbarbaro è però un poeta capace di parlare al lettore con dolcezza, semplicità, di cullarlo con parole non raffinate e allo stesso tempo di trattare argomenti molto diversi (es. amore per il padre e atonia della vita) non perdendo mai il suo stile unico.

I suoi versi, che potrebbero attirare anche i lettori meno esperti per la semplicità con cui concetti significativi sono espressi, si perdono dunque nella fretta di illustrare ai ragazzi le figure retoriche.

Forse trascurato per il periodo in cui è vissuto, Camillo Sbarbaro dunque merita a pieno lo studio e la lettura delle sue liriche, anche per i suoi numerosi richiami alla letteratura latina e greca.

Di seguito, una delle sue poesie più significative:

Io che come un sonnambulo cammino

Io che come un sonnambulo cammino per le mie trite vie quotidiane, vedendoti dinanzi a me trasalgo. Tu mi cammini innanzi lenta come una regina. Regolo il mio passo io subito destato dal mio sonno sul tuo ch'è come una sapiente musica. E possibilità d'amore e gloria mi s'affacciano al cuore e me lo gonfiano. Pei riccioletti folli d'una nuca per l'ala d'un cappello io posso ancora alleggerirmi della mia tristezza. Io sono ancora giovane, inesperto col cuore pronto a tutte le follie. Una luce si fa nel dormiveglia. Tutto è sospeso come in un'attesa. Non penso più. Sono contento e muto. Batte il mio cuore al ritmo del tuo passo.