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Cultura

“Il San Francesco D’Assisi” di Francesco Cozza dal Museo Diocesano lametino a Pechino e New York

Gigliotti Saveria Maria · 9 anni fa

“Il San Francesco D’Assisi” di Francesco Cozza dal Museo Diocesano lametino a Pechino e New York

Partirà alla volta del Today Art Museum of Beijing di Pechino e del Brooklyn Museum di New York la tela del “San Francesco d’Assisi” di Francesco Cozza esposta all’interno del Museo Diocesano di Lamezia Terme. L’opera, risalente al XVII secolo, è stata richiesta al Museo della Diocesi lametina dall’associazione culturale “Oltre Confine”, nell’ambito del tour internazionale inerente il maestro Mattia Preti e il ‘600 italiano che prevede ad oggi due date: a Pechino tra novembre e dicembre 2016, a New York da settembre a ottobre 2017.

A darne notizia, il direttore del Museo Diocesano di Lamezia Terme Paolo Emanuele, nel corso di una conferenza sull’iconografia dei Santi Pietro e Paolo, Patroni della Diocesi e della città di Lamezia Terme, tenutasi nella serata di ieri presso il salone del seminario vescovile: un’occasione di approfondimento e confronto a più voci sull’arte sacra e sulle modalità per promuovere l’immenso patrimonio artistico e culturale custodito all’interno del Museo Diocesano.

E’stato lo stesso direttore del Museo Diocesano a sottolineare l’esigenza di “un modo innovativo per la promozione e la fruizione dei beni culturali nella nostra città. Non basta pagare un biglietto e fare visita a un museo, uscendo subito dopo – ha asserito il direttore Emanuele – ma occorre mettere in rete i musei e le ricchezze artistiche presenti sul nostro territorio. Lamezia si presta molto bene alla realizzazione di un “museo diffuso”, come ci ha sollecitati il direttore dei Musei Vaticani Paolucci visitando il nostro museo l’anno scorso: penso, ad esempio, a una “rete” tra il museo diocesano, le Chiesa di grande valore artistico come la Chiesa di San Domenico, i Palazzi Blasco e Panariti”. Per Paolo Emanuele “chi entra nel Museo Diocesano, deve uscirne conoscendo qualcosa in più della città, cogliendo la profondità del messaggio dell’arte sacra per tutte le persone, di qualsiasi fede e anche per chi non crede. Proponendoci di intensificare la promozione del nostro Museo Diocesano, la Chiesa lametina si inserisce nel percorso tracciato dalla Chiesa Italiana a Firenze: accogliamo anche noi l’invito a riscoprire l’arte come esperienza di nuovo umanesimo e come occasione per annunciare la bellezza del Cristianesimo alle donne e agli uomini del nostro tempo”.

Un ricco excursus sull’iconografia dei Santi Pietro e Paolo, nei diversi periodi storici e nelle diverse rappresentazioni, è stato offerto dallo storico dell’arte Mario Panarello che si è soffermato su diversi particolari che hanno caratterizzato il rapporto di Lamezia con la Cattedrale e i Santi Patroni. Tre diverse cattedrali (normanna, bizantina e barocca) sono sorte sul territorio dell’allora Diocesi di Nicastro e la prima fu consacrata direttamente dal Papa Callisto II, che dimorò 15 giorni a Nicastro, impegnato nella difficile opera diplomatica per riappacificare Ruggero D’Altavilla e Guglielmo II. Se per molto tempo la Cattedrale di Nicastro fu situata dove oggi sorge l’Istituto “Maggiore Raffaele Perri”, fu il Vescovo Perrone, dopo il terremoto del 1638, ad avviare i lavori per la costruzione della Cattedrale nel punto della città dove si trova oggi. “Tutti i vescovi che si sono succeduti nei secoli nella nostra Diocesi – ha spiegato Panarello - hanno voluto apportare modifiche alla struttura del Duomo, fino al Vescovo Giambro che incaricò la realizzazione della cupola e della facciata, quest’ultima progettata dal serrese Giovanni Scrivo tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900”.

Per quanto riguarda il legame tra la Cattedrale e i Santi Patroni, lo studioso si è soffermato sui due busti dei Santi Pietro e Paolo presenti in Cattedrale e portati in processione ogni anno, la cui realizzazione fu commissionata dal Vescovo Pellegrini. Si tratta di due opere di grande valore artistico che, oltre a riproporre i tipici attributi iconografici dei due Santi Apostoli come la chiave di San Pietro e la spada di San Paolo, presenta un plastico della città sorretto da un angelo sotto il braccio di San Pietro. Focus dello storico Panarello anche sui due busti di marmo dei Santi Patroni presenti sulla facciata della Cattedrale e sulle caratteristiche architettoniche del Duomo lametino che richiama le peculiarità degli edifici romanici, come ad esempio il gioco dei cassettoni delle cupole che rimanda all’abside del Tempio di Venere a Roma.

“L’arte sacra è da sempre il Vangelo dei poveri, è attraverso l’immagine che per secoli la Chiesa ha annunciato la Buona Notizia ai più umili e semplici – ha affermato il Vescovo Luigi Cantafora invitando a guardare alle figure dei Santi Pietro e Paolo come “modelli da seguire, in particolare per noi lametini che li riconosciamo come Patroni. Nei tratti che caratterizzano la loro iconografia, cogliamo quella che è stata la loro vita, la loro testimonianza di Cristo e del Vangelo fino al martirio. Li contempliamo mentre sostengono l’unica Chiesa che contribuirono ad edificare, nelle differenze di stili e di caratteri tra di loro e al tempo stesso nella comunione dell’unica fede, immagine di una Chiesa sempre plurale che si nutre di diversità. Da loro anche noi lametini possiamo imparare il dono della sinfonia, della condivisione degli intenti, del rispetto delle differenze, della comunione nella diversità”.

Il Vescovo, insieme alle docenti Licia Di Salvo e Michela Cimmino, ha consegnato gli attestati alle 10 studentesse del Liceo Campanella di Lamezia Terme che hanno seguito il corso di iconografia sacra tenuto al Museo Diocesano dal direttore Paolo Emanuele, nell’ambito del progetto “Che santo è?”, che si concluderà mercoledì prossimo 20 gennaio all’IC “Don Milani”: qui gli studenti delle scuole superiori insegneranno ai bambini della scuola primaria a riconoscere i simboli iconografici dei Santi attraverso il gioco con i fumetti manga.

Ha concluso la serata, la visita guidata al Museo Diocesano coordinata dal direttore Paolo Emanuele.