La Parola di Dio, che la Chiesa ci fa meditare nella liturgia di questa quarta domenica del tempo d’Avvento, ci permette di penetrare ancor più dettagliatamente in questo mistero della vicinanza del Signore. La prima Lettura, tratta dal Libro del profeta Michea, annuncia la venuta di un nuovo re secondo il cuore di Dio. Re che non cercherà manifestazioni di grandezza e di potenza, ma sorgerà da umili origini come Davide e, come lui, sarà saggio e fedele al Signore. “E tu Betlemme... così piccola... da te uscirà colui che deve essere il dominatore” (Mi 5,1). Questo re promesso custodirà il suo popolo con la forza stessa di Dio e porterà pace e sicurezza fino agli estremi confini della terra (cfr Mi 5,3). è vicino Colui che il Padre ha “mandato nel mondo”. Colui – l’atteso – che è stato preannunciato dai profeti; Colui che esaudisce la preghiera dei salmi. Egli è – come annuncia il salmista – “l’uomo della destra di Dio” (cf. Sal 80[79],18) il “Figlio di Dio”. Verrà come Servo della salvezza dell’uomo. Il Servo della conversione dei popoli. Infatti il salmista grida con fiducia: “Da te più non ci allontaneremo, ci farai vivere e invocheremo il tuo nome” (Sal 80[79],19). “Il Signore è vicino!” (Fil 4,5). Con queste parole ci saluta la Chiesa nella liturgia degli ultimi giorni prima del Natale. Questi sono i giorni in cui essa fissa particolarmente lo sguardo verso Colui che deve venire nella notte di Betlemme. Ecco, Egli viene. Ecco è vicino! Con le parole della lettera agli Ebrei Egli stesso – Cristo stesso – proclama il mistero della sua venuta. “Entrando nel mondo, Cristo dice (al Padre): Tu non hai voluto nè sacrifici nè offerte, un corpo invece mi hai preparato” (Eb 10,5). Così dice al Padre il Figlio eterno che è “nel seno del Padre” (Gv 1,18). “Ecco, io vengo... per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,7). Colui che è vicino, la cui nascita a Betlemme celebreremo nella liturgia tra qualche giorno – viene come redentore del mondo. Il mistero nell’Incarnazione significa l’inizio del nuovo sacrificio: del perfetto sacrificio. Colui che viene concepito nel seno della Vergine per opera dello Spirito Santo, che nasce nella notte di Betlemme è sacerdote eterno. Porta il sacrificio e compie il sacrificio già nella sua Incarnazione. E ciò è quel sacrificio che “è gradito a Dio”. è gradito a Dio il sacrificio, in cui si esprime tutta la verità interiore dell’uomo: il sacrificio della volontà e del cuore. Il Figlio di Dio assume la natura umana, il corpo umano, proprio per iniziare tale sacrificio nella storia dell’umanità. La compirà definitivamente mediante la sua “obbedienza fino alla morte” (cf. Fil 2,8). Tuttavia l’inizio di questa obbedienza è già nel seno della Vergine Maria. Il Verbo della vita viene concepito nel Suo grembo e inizia nel mondo la vera salvezza. Grazie anche al sì di Maria, l'Incarnazione è stata possibile; si compie la redenzione sulla terra. La Vergine Maria dona a Dio la sua volontà, si consegna interamente a Lui. Ed è “Beata colei che ha creduto” (Lc 1,45). La prima beatitudine riportata nei Vangeli è riservata alla Vergine Maria. Ella è proclamata beata per il suo atteggiamento di totale affidamento a Dio e di piena adesione alla sua volontà, che si manifesta col “sì” pronunciato al momento dell’Annunciazione. Nel brano evangelico viene riportato il racconto della visita della Madre di Dio alla sua anziana parente Elisabetta. Attraverso il saluto delle rispettive madri avviene il primo incontro tra Giovanni Battista e Gesù. San Luca ricorda che Maria “raggiunse in fretta” (cfr Lc 1,39) Elisabetta. Questa premura nel recarsi presso la cugina indica la volontà di esserle di aiuto nella gravidanza, ma soprattutto il desiderio di condividere con lei la gioia per il sopraggiungere dei tempi della salvezza. Alla presenza di Maria e del Verbo incarnato, Giovanni ha un sussulto di gioia ed Elisabetta è colmata di Spirito Santo (cfr Lc 1,41). Nella Visitazione di Maria troviamo riflesse le speranze e le attese della gente umile e timorata di Dio, che aspettava la realizzazione delle promesse profetiche. Il sì detto a Dio diviene sì detto anche all'uomo. Chi dice un vero sì a Dio, dice anche un vero sì all'uomo per la sua salvezza. Maria ha detto sì a Dio, dice sì anche alla sua cugina Elisabetta. Si reca nella sua casa per servirla, ma la serve con la ricchezza del suo sì che è il Verbo della vita che porta nel grembo. Gesù presente nel suo seno purissimo e santissimo è pieno di Spirito Santo. Ad Elisabetta lo Spirito che è su Maria e su Gesù rivela il mistero di Maria, ma anche le santifica il figlio, che porta nel grembo. è questo il miracolo della salvezza. Essa mai si potrà compiere fuori del sì pieno, totale, dato al Signore, fuori dell'offerta della nostra volontà a Dio perché realizzi attraverso noi la redenzione del mondo. Il nostro sì ci inserisce nel mistero, ci dona in abbondanza lo Spirito Santo, con lo Spirito sopra di noi comprendiamo il mistero che Dio sta attuando attraverso noi. Nello stesso Spirito di Dio innalziamo al Padre il nostro cantico di lode per le meraviglie che Lui si è degnato di operare attraverso il nostro sì.
Il Vangelo della domenica
Riflessione sulla liturgia della quarta Domenica di Avvento
Gigliotti Saveria Maria · 9 anni fa