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La Dives misericordia letta alla luce del Giubileo della Misericordia

Paolo Emanuele · 9 anni fa

Domenica 29 novembre nella cattedrale centroafricana di Bangui, Papa Francesco ha aperto la Prima Porta Santa del Giubileo della Misericordia che in Italia avrà inizio l’8 Dicembre con l’apertura della Porta Santa di San Pietro in Roma che sarà chiusa il 22 novembre 2016. A Roma sono quattro le Porte Sante che vengono aperte solo durante i Giubilei: di San Pietro, di San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura queste ultime tre saranno aperte il 13 dicembre data in cui saranno aperte le Porte della misericordia di tutte le diocesi del mondo, perché chiunque le oltrepassi possa sperimentare l’amore di Dio. L’anno della Misericordia vuol essere tempo favorevole di ingresso e di conversione per chi guarda alla porta santa con la luce della fede. Proprio in preparazione al grande evento in Calabria a Cardolo di Feroleto Antico nel santuario San Giovanni Paolo II domenica scorsa è stato realizzato un incontro ricco di riflessioni basato sull’Enciclica Dives in Misericordia pubblicata da Papa Giovanni Paolo II il 30 novembre 1980 nel corso di una serata moderata dal parroco di Santa Maria Immacolata Accaria di Serrastretta don Tonino Fiozzo che ha visto gli interventi teologici autorevoli di monsignor Rocco Scaturchio, rettore del seminario maggiore San Pio X di Catanzaro, don Domenico Concolino docente di teologia presso il seminario teologico San Pio XI di Reggio Calabria, direttore editoriale della collana teologica del centro studi Verbum, Antonio Palmieri, avvocato. Come lo stesso Papa Francesco ebbe a dire nel consegnare la Bolla d’indizione del Giubileo straordinario della Misericordia l’11 aprile 2015: «Non possiamo dimenticare il grande insegnamento che San Giovanni Paolo II ha offerto con la sua seconda Enciclica Dives in misericordia». Un insegnamento attuale che merita di essere ripreso in questo Anno Santo e proprio alla luce di tale esortazione i relatori domenica hanno voluto offrire spunti di riflessione. Monsignor Scaturchio ha inteso operare una selezione tra i vari insegnamenti offerti dall’enciclica di Papa Giovanni Paolo II sottolineando l’importanza della scelta di Dio di incarnarsi nel Figlio per far diventare tutti gli uomini suoi figli adottivi e ha ripreso alcuni versetti del Vangelo di San Giovanni 14 “Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?” Tanti gli atti di misericordia di Dio verso l’uomo tra questi monsignor Scaturchio ha evidenziato la misericordia di Dio nei riguardi del popolo ebraico con l’alleanza ma anche come l’atto di misericordia più grande si ritrovi nella crocifissione di Gesù per la salvezza dei nostri peccati, da innocente in croce lui il Figlio di Dio non muore come un uomo qualunque ma emettendo lo Spirito Santo, l’amore di Dio riversato sull’uomo. Don Concolino ha sottolineato nel suo intervento come all’interno della Dives misericordia si riscopra la sovrabbondanza dell’opera di Dio:«Che dona molto di più di quello che l’uomo meriterebbe perché l’uomo cambi, venga giustificato, redento e quando l’uomo ha misericordia dell’altro e riesce a vedere oltre con gli occhi della Parola di Dio, si rapporta in modo da poter agire concretamente in un cammino di salvezza che lo fa crescere nella misericordia». Nel corso della serata sono stati proiettati videoclip sulla vita di Papa Giovanni Paolo II, reali testimonianze del Papa sull’intervento divino nella sua vita e sulla scoperta della divina misericordia, come nel periodo buio della seconda guerra mondiale, in cui da abitante di Cracovia comprenderà di essere stato chiamato al sacerdozio, scoprendo nel Vangelo e in Cristo quella luce che darà un senso vero alla sua vita. Nel videoclip Karol Wojtyla parla del volto della misericordia raccontando anche la storia di Adam Chmielowski che fu da lui proclamato santo nel 1989 e che è autore di un’opera l’Ecce Homo raffigurante il volto di Cristo. La vita di Chmielowski, religioso polacco del terz’ordine francescano è stata caratterizzata da un grande amore per i poveri. Chmielowski nel 1863 partecipò all'insurrezione contro i Moscoviti, rimase ferito e perse un piede. In seguito studiò pittura a Parigi, a Monaco, a Varsavia e divenne famoso come pittore e critico d'arte. Mentre si trovava all'apice della sua carriera artistica, abbandonò improvvisamente tutto, bruciò anche alcuni dei suoi quadri e iniziò a vivere con gli emarginati ed i mendicanti della città di Cracovia. Per aiutare i poveri fondò la Compagnia dei Frati Albertini, che da lui, divenuto ormai per tutti Frate Alberto, prese il nome. L’Ecce Homo di Adam Chmielowski è un’opera che rappresenta il volto di Cristo, volto tanto contemplato dallo stesso Papa Giovanni Paolo II.