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Cultura e Società

Com’è cambiata la famiglia?

Paolo Emanuele · 9 anni fa

Il termine "famiglia" deriva dal latino familia, "gruppo di servi e schiavi patrimonio del capo della gens". Nella familia sono inclusi anche la sposa e figli del pater familias, a cui appartenevano legalmente. Al di là dell’etimologia la famiglia è un nucleo sociale rappresentato da due o più individui che vivono nella stessa abitazione e, di norma, sono legati tra loro col vincolo del matrimonio, o convivenza o da rapporti di parentela o di affinità. Sono cinque i tipi di famiglie, ormai utilizzate da tutti i sociologi: Nucleare: Formata da una sola unità coniugale consistente in due genitori e i loro figli legittimi; Estesa: Formata da una sola unità coniugale e uno o più parenti conviventi; Multipla: Formata da due o più unità coniugali; Senza struttura coniugale: Priva di un'unità coniugale (vi sono persone che convivono); Mononucleare: Rappresentata da una sola persona. Alcuni sociologi ritengono l'istituzione famigliare come modello garante della socializzazione e dell'adattamento alle norme dei suoi componenti. In tre punti dell’articolo 16 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948) si legge: «art. 16 1. Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento. 2. Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi. 3. La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato». Ma quanto la società e lo Stato tutelano la famiglia? Oggi la famiglia è minata dalle fondamenta ma è necessario sfatare alcune credenze consolidate. Il fatto che le donne si siano trovate per lungo tempo in una posizione subordinata in tutti i sistemi familiari trascorsi non significa che una tale struttura familiare sia di per sé immutabile. In alcune società industriali avanzate, stanno emergendo forti tendenze alla parità tra i coniugi. Ma il problema della disgregazione delle famiglie non sta tanto nella emancipazione femminile come si vuol far credere, fatto anzi che restituisce dignità alla donna per tanto tempo subordinata all’uomo, il problema sorge a monte, quanto le Istituzioni agevolano la famiglia? Quanto le giovani coppie conoscono le problematiche che si troveranno ad affrontare con il matrimonio?Quanto le lavoratrici madri sono tutelate? Ben vengano asili nido e ludoteche organizzate nelle strutture lavorative in cui operano le madri o in edifici ad esse attigue. Cosa dire inoltre dei giovani senza lavoro che decidono di formarsi una famiglia e sono costretti a vivere alle spalle dei propri genitori, sempre quando questo è possibile? Sono tutte situazioni che minano alla base la struttura familiare. Non è dunque l’emancipazione femminile vista come indipendenza economica e acquisizione di pari dignità tra sessi, il vero problema, anzi il fatto che sia migliorata la posizione contrattuale delle donne consente alla famiglia di poter condurre un modesto tenore di vita sul piano sociale ed economico anche qualora ci siano problemi lavorativi da parte dell’altro coniuge. Sono le fondamenta che oggi vengono minate e su vari fronti. L’aumento delle separazioni sta portando alla distruzione della famiglia nucleare. Vi è anche il tentativo di diffondere la cosiddetta teoria del gender a cui bisogna prestare molta attenzione poiché è necessario sia presentata una visione coerente con il principio della differenza sessuale. La liberalizzazione dei metodi di fecondazione artificiale eterologa, rischia di interrompere radicalmente il legame tra generativa e relazione tra uomo e donna, con le possibili derive dell’utero in affitto, della scelta del figlio sul “catalogo dei donatori”, dell’eliminazione dei “prodotti difettosi”. Non dimentichiamo inoltre che c’è anche chi auspica una riforma radicale del diritto di famiglia, come quella che dovrebbe aprirlo al riconoscimento formale delle coppie omosessuali i quali chiedono che l’ordinamento giuridico prenda sul serio il riconoscimento di un matrimonio tra coppie gay. Questo porterebbe inevitabilmente nell’immediato al depotenziamento della famiglia in generale e in particolare di un istituto giuridico, come quello del matrimonio legale, ritenuto dai "liberazionisti" obsoleto e repressivo. Nel nostro Paese inoltre il problema disoccupazione, l’alto costo della vita, hanno generato un aumento della povertà che aumenta con il numero di figli, soprattutto a causa di un sistema fiscale che non genera equità per i nuclei familiari, ma colpisce i più deboli. I genitori adulti, inoltre oltre alla quotidiana preoccupazione per il proprio lavoro, sempre più incerto, aggiungono anche il pensiero per il futuro dei figli, che restano in casa per troppi anni e che porta di conseguenza ad un Paese che invecchia sempre più mentre i giovani anziché lavorare e formare nuove famiglie in Italia sono costretti ad emigrare portando via oltre che se stessi anche i loro sogni di un futuro migliore nella propria patria. La famiglia oggi più che mai ha bisogno del sostegno delle istituzioni. Concludiamo con le parole che l’attuale Pontefice disse a gennaio 2015 nel suo recente viaggio nelle Filippine «Stiamo attenti alle nuove colonizzazioni ideologiche” che “cercano di distruggere la famiglia”, che è sempre più minacciata “dai crescenti tentativi da parte di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del matrimonio mediante il relativismo, la cultura dell’effimero, una mancanza di apertura alla vita». Ogni minaccia alla famiglia è dunque una minaccia alla società stessa.