All’inizio dell’anno formativo noi seminaristi dalla II alla V classe viviamo l’esperienza delle missioni popolari. Quest’anno un gruppo di 21 di noi, accompagnati da 2 formatori, è stato invitato nella diocesi di Locri – Gerace per svolgere tale esperienza, dal 26 settembre al 4 ottobre, nelle parrocchie di San Nicola di Bari in Portigliiola guidata dal parroco don Nicola Commisso Meleca e nella parrocchia di Santa Maria del Pozzo in Ardore Marina guidata dal parroco don Tonino Saraco.
Il Vescovo della diocesi, S. Ecc. Mons. Francesco Oliva, ci ha accolti ufficialmente nella cattedrale di Gerace dove ha celebrato l’eucaristica nella quale, per le mani e la benedizione dello stesso Pastore, abbiamo ricevuto il mandato missionario e siamo stati inviati nelle rispettive parrocchie.
Siamo arrivati nelle comunità carichi di timoroso entusiasmo, con la paura di non essere accolti soprattutto con il timore di non essere all’altezza: Cosa diremo alla gente? Come riusciremo a raggiungere i lontani? E soprattutto saremo capaci di dare testimonianza della nostra fede? Questi e tanti altri sono stati gli interrogativi che hanno preceduto la missione, ma spronati dalle parole di Gesù stesso che nel suo vangelo ci invita a portare con solerzia la gioia del nostro incontro con Lui: “Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo ad ogni creatura (Mc 16,20);”. Anche il Santo Padre Francesco, facendo leva sulla spinta missionaria del vangelo, invita tutta la Chiesa ad essere “Chiesa in uscita” che vada incontro alla gente per mostrare il volto di Dio che Gesù di Nazaret è venuto a portare all’umanità. Con questo desiderio abbiamo cercato di vivere questa settimana di missione: siamo entrati nelle case della gente, per incontrare le famiglie, per ascoltarle e per conoscere le gioie e le fatiche della loro quotidianità. Con molte di esse abbiamo condiviso la gioia della loro unità, con molte altre il dolore e le amarezze per i molti problemi legati alla salute, alle discordie, tutte ci hanno espresso il bisogno di poter mirare una luce nuova e di poter ascoltare una “Parola”. Insieme abbiamo pregato con la preghiera alla Santa Famiglia di Nazaret che il Papa ha scritto per l’apertura del sinodo della famiglia che in questi giorni si sta svolgendo a Roma.
Abbiamo inoltre visitato gli anziani e gli ammalati, sostando in particolari con quelli soli, a tutti loro abbiamo cercato di portare una parola di conforto. Oltre alla sofferenza per la malattia, infatti, molti di essi vivono il dramma della solitudine, soprattutto a motivo della lontananza dei loro figli partiti per lavoro, una realtà molto diffusa nei nostri paesi della Calabria.
Ci siamo confrontati altresì, con le diverse realtà presenti nella parrocchia: movimenti, associazioni, schola cantorum, catechisti, consigli pastorali, i quali ci hanno presentato l’assetto parrocchiale, ma soprattutto ci hanno insegnato cosa significa donare il proprio tempo, anche quando non è tanto, per amore e passione del vangelo. Uomini e donne, giovani e anziani, che vivono la quotidianità dei loro impegni, ma che organizzano la propria vita alla luce del Servizio che offrono alla comunità. Insieme a loro abbiamo individuato gli aspetti positivi e le risorse, ma anche le difficoltà presenti, cercando insieme le risoluzioni e le possibilità di crescita, come comunità mature che vivono insieme e attorno al loro pastore.
Molto tempo abbiamo trascorso insieme ai giovani, alcuni presenti già nelle diverse realtà parrocchiali, altri lontani dalla parrocchia, li abbiamo coinvolti andandoli a cercare nelle piazze e nei luoghi di aggregazione.
Con loro abbiamo trascorso intere serate, a volte in maniera formale con momenti di preghiera e catechesi, altre in maniera informale incontrandoci nella piazza del paese o invitandoli a condividere una buona pizza. Sono stati un grande stimolo per noi. Essi ci hanno posto molte domande sui temi della fede, di attualità. In loro abbiamo riscontrato una grande vitalità e il desiderio di una vita buona, sono stati veri compagni di viaggio per la settimana, molti ci hanno consegnato i loro sogni e le loro paure, in tanti abbiamo percepito una grande insoddisfazione a causa di una società che non risponde a pieno alle loro necessità. Giovani in cerca di speranza e desiderosi di concreta testimonianza. Ed è proprio quello che abbiamo cercato di essere per loro: “persone normali” ma con un qualcosa di grande da donare: la gioia che abbiamo ricevuto noi stessi incontrando Gesù.
Motivo di crescita ulteriore per noi seminaristi è stato senz’altro il continuo confronto con i parroci delle missioni che, in prima persona, ci hanno guidato verso tutte le realtà citate. E’grazie ad essi che portiamo nel nostro bagaglio esperienziale, ma ancor più nel nostro cuore, una più chiara concezione di cosa significhi essere pastore di una comunità, divenire modello del gregge, mettersi al servizio degli ultimi, allenare i propri sensi a captare le necessità della gente, necessità che si celano negli angoli più periferici della miseria umana. Grati a loro e al Signore per questa esperienza che Lui ci ha chiamati a vivere, ci auguriamo di vero cuore che la nostra missione non si sia conclusa il giorno della nostra partenza, ma che continui a germogliare nella vita di coloro che abbiamo incontrato.
Giuseppe D’Apa IV° anno; Giuseppe Gigliotti V° anno