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Chiesa

Bambino di Prima comunione spezza l’ostia per i genitori divorziati

Paolo Emanuele · 9 anni fa

è stata raccontata, in aula, al Sinodo, questa incredibile storia che ha per protagonista un bambino di dieci anni. Il piccolo riceve la Prima Comunione e dalla particola spezza due pezzetti per darli ai genitori divorziati. Il racconto ha commosso il Papa e il Sinodo e mostra quanto il discorso sulla vita reale e sulla famiglia reale, sia al centro della riflessione sinodale. Non c’è pressione mediatica! Non c’è scoop alla Charmesa! C’è il semplice racconto di un Vescovo che riporta al centro, il punto della questione, la persona e Dio. Non è un pressing su una decisione, così come non è solo un racconto emotivo. Ancora oggi, una certa cultura tutta cattolica, tende a opporre dottrina e pastorale, come se da un lato vi fosse la verità e dall’altro la misericordia, dimenticando che nella Bibbia, verità e misericordia si baceranno! La misericordia è la risposta al peccato dell’uomo. L’uomo pecca e Dio risponde con la misericordia! Non è misericordia pensare o far credere o insegnare che uno sbaglio non sia uno sbaglio. Misericordia è dire che quello che stai facendo è uno sbaglio, ma Dio è più grande non solo del tuo sbaglio, ma anche del tuo cuore che può rimproverarti per il tuo sbaglio. Per questo, “Dio esce, ci cerca, ci trova e ci abbraccia”. La storia di questo bambino che ha commosso tutto il Sinodo è una storia vera, perché non nega la sofferenza di una realtà che in tanti devono vivere, anche senza loro colpa. Ma, “la Chiesa deve stare col Cristo crocifisso, quindi dalla parte di tutti i crocifissi, gli umiliati, i deboli, gli oppressi. Il suo trionfo non è quello imperiale di certi affreschi rinascimentali ma quello umile e sofferente della croce, il vero trionfo che libera e salva” (G. Ravasi). Per questo, qualsiasi decisione del Sinodo, affidata al Papa, sarà un dono e aiuterà la Chiesa a stare dalla parte di tutti i crocifissi e a condividere la pazienza di Dio. Purtroppo si è travolti da un’ansia apocalittica, da un giudizio implacabile, da un’ansia pastorale a basso prezzo, senza guardare alla pazienza di Dio che non conosce il radicalismo, l’ideologismo e l’integralismo. Nel Libro della Sapienza troviamo scritto: “il padrone della forza, Dio, giudica con mitezza e, con tal modo di agire, insegna al suo popolo che il giusto deve amare gli uomini”. Rafforzare la missione di misericordia della Chiesa, esige dimenticare “le parole senza verità” e guarire “i cuori senza perdono”. Laddove uno dei due venisse a mancare, non speriamo che qualcuno voglia credere alla misericordia di Dio. E questo vale sia per chi la riceve e sia per chi l’amministra, ancora più indegnamente di chi la chiede.