"Pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito della sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto; non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l'oro al suo confronto è un po' di sabbia e come fango sarà valutato di fronte ad essa l'argento" (Sap 7).
Prudenza e sapienza sono dono di Dio all'uomo, implorate ed ottenute mediante una lunga preghiera, la preghiera di tutta la vita. Sono le virtù della vita eterna. Sono la forza per il domani eterno dell'uomo. Con la sapienza l'uomo vede il suo essere, il suo futuro, il suo Dio e Creatore, scopre il suo essere creatura. Con la prudenza lo vive e lo raggiunge, oggi per l'eternità. Se con la sapienza l'uomo vede, con la prudenza l'uomo vive. Con la sapienza il tempo si vive sempre nella dimensione dell'eterno. L'uomo non vive più per il corpo e per il tempo, egli vive nel corpo e nel tempo per la vita eterna. Con essa l'uomo vede con gli occhi della fede e nella dimensione della Parola del Signore. E quante cose l'uomo non farebbe e quante invece ne farebbe se avesse gli occhi della sapienza per dare il giusto valore alle cose e agli eventi!
Il giovane del Vangelo di questa ventottesima domenica del tempo ordinario non è sapiente, non è prudente. Egli non vede Dio ed il suo Regno, non vede l'eterno infinito amore con il quale il Signore lo ha amato.
"Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: Una cosa sola ti manca; và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi. Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni" (Mc 10).
Si può essere tentati di pensare che l’avere molte cose, molti beni di questo mondo, può rendere felici. Invece, nel caso del giovane del Vangelo le molte ricchezze diventarono un ostacolo all’accettazione della chiamata di Gesù a seguirlo. Egli non era disposto a dire sì a Gesù e no a se stesso, a dire sì all’amore e no alla fuga! Il vero amore è esigente. Gesù lo ha detto in un altro passo del Vangelo: “Voi siete miei amici se fate quanto io vi comando” (Gv 15,14). L’amore richiede sforzo e impegno personale nel compiere la volontà di Dio. Significa disciplina e sacrificio, ma significa pure gioia e realizzazione umana.
Il giovane ricco vive nella stoltezza del mondo e contempla il momento presente dei suoi molti beni.
Invece, quando si è alla presenza di Cristo Gesù il cuore deve essere totalmente disponibile, pronto a rispondere alle esigenze dell'Amore di Dio e del suo Regno. Certo, non è un dannato chi non risponde. è semplicemente uno che ha rinunziato alla propria perfezione umana, che è la vita stessa dell'uomo nella sua pienezza di espressione e di contenuti.
Questa carenza ed assenza totale di sapienza rattrista il Maestro, ma soprattutto rattrista colui che dall'amore di Cristo era stato chiamato ad essere perfetto per l'annunzio del Regno.
Il giovane non ascolta perché stolto, perché di animo non orante. Ed oggi più che mai ognuno deve riprendere la via della preghiera e formarsi un animo contemplante il mistero ed invocante il nome del Signore.
Nella preghiera l'uomo scoprirà la sua essenza e la sua chiamata. Ma pregare non è moltiplicare le parole. Pregare è vivere alla presenza di Dio ogni istante della nostra vita ed assieme a Lui condurre i nostri passi.
Pregare è invocare l'aiuto dell'Onnipotente per camminare assieme a Lui sulla via della giustizia. Ogni azione che non è conforme alla Parola del Signore non è azione secondo Dio. è secondo l'uomo. La Parola di Dio è questa spada a doppio taglio che separa Dio e l'uomo, dà a Dio ciò che è di Dio e all'uomo ciò che è dell'uomo. Nella seconda lettura, così lascia intendere l’autore ispirato della Lettera agli Ebrei: "La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Non v'è creatura che possa nascondersi davanti a Lui; ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a Lui noi dobbiamo rendere conto" (Eb 4).
A ciascuno il suo. Se la Parola del Signore dice il contrario di ciò che l’uomo pensa, non è la Parola falsa, lo sono i pensieri dell’uomo, le sue azioni, i suoi propositi, i suoi studi e le sue riflessioni. Essere capaci di vedere la volontà di Dio nel contingente della propria esistenza è dono di Dio, perché è sua sapienza. è anche volontà dell'uomo perché sua preghiera. Raggiungere il Regno dei cieli è dono, ma è anche preghiera perché virtù della prudenza.
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Riflessione alla liturgia della XXVIII domenica del Tempo Ordinario
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