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Il Vangelo della domenica

Riflessione sulla XIV domenica del tempo ordinario

Paolo Emanuele · 9 anni fa

La liturgia della Parola di questa domenica mette al centro della riflessione del credente la figura del profeta del vero Dio, il Vivente: egli non parla in nome proprio. Non agisce per sua autorità. "Dice il Signore” è il suo motto e la sua parola d'ordine. Così egli si presenta al popolo. A volte ciò che egli compie è contro la sua stessa volontà e gli causa grandi sofferenza. Per questo egli deve essere creduto. Il profeta non deve né costringere, né obbligare, così come viene detto nella prima lettura tratta dal libro del profeta Ezechiele: “Ascoltino o non ascoltino! Essi sono un popolo ribelle. Almeno sapranno che c'è un profeta in Israele!”. Un profeta deve esserci, egli è segno di salvezza, perché segno della fedeltà di Dio alla sua creatura; segno di vita eterna, perché segno di amore, di cielo e di paradiso, di conversione, di alleanza e di liberazione. è segno di grazia e di presenza di Dio in mezzo agli uomini e della sua luce. Egli non è per la curiosità dell'uomo, né per la sua consolazione. Il dono della consolazione non è dono di profezia, è dono di consolazione. Il dono della pace non è dono di profezia, è dono di pace. Il dono del conforto non è dono di profezia, è dono di conforto. Il dono di aiutare quanti sono infermi e malati non è dono di profezia, è dono di sollievo. Il profeta invece è dono di salvezza. Ma il profeta è scomodo. Egli non è né per il sollievo, né per la pace, né per la consolazione, né per la curiosità, né per il dire l'al di là dell'uomo. Egli è per annunziare l'al di qua dell'uomo con il suo Dio: il peccato e la trasgressione dell'alleanza, l'amore, la misericordia e la giustizia, la conversione e la parola di salvezza nella fede. Il profeta del Dio vivente è un condannato a morte sulla croce sull'esempio di Cristo. Il profeta deve essere fedele al Padre dei cieli che l'ha mandato. Egli deve annunziare salvezza e conversione. Egli deve proclamare la Parola del suo Signore. La Parola del profeta è la manifestazione dell'essenza stessa di Dio e dell'uomo e obbliga la creatura a conformare la sua essenza all'essenza del suo Creatore, che è sommo bene, amore, giustizia, verità, compassione, misericordia, comunione, unione, unità. In tal senso, i veri profeti sono osteggiati, calunniati, derisi, maltrattati e anche uccisi, perché l'uomo preferisce ascoltare parole comode, convenienti, non vuole costruire se stesso ad immagine del suo Dio, preferisce vivere secondo i capricci del suo cuore incirconciso e immondo. Il profeta non è per dire ciò che l'uomo ama sentirsi dire. Il profeta del Dio vivente è per annunziare al mondo la volontà di Dio. Così l'uomo combatte Dio nella persona del profeta ed il profeta dà la vita, come Cristo, per togliere il peccato del mondo. Il profeta può tutto con la forza di Dio. Questo è il messaggio di Paolo, contenuto nella seconda lettura di questa domenica: “Quando sono debole, è allora che sono forte”. Sono forte della forza dello Spirito Santo. Perché solo con la forza di Dio il profeta può dire al mondo: "Convertitevi e credete al vangelo". Perché "Lo Spirito del Signore è sopra di me...". Così iniziò Cristo la sua missione profetica. Nel Vangelo, Gesù si presenta quale singolare “profeta”, su cui lo Spirito del Signore Dio si è posato. Nasce sgomento, mormorio, ripulsa, scandalo in chi lo ascolta, perché non si bada tanto alle parole che Egli dice, o alle opere che Egli compie, ma si guarda la persona, conosciuta anteriormente nella sua semplicità e quotidianità di una vita senza pretese umane, e la si giudica non idonea per l'opera di Dio. è lo scandalo per chi lo ascolta. Non si pensa invece a Dio che si serve proprio di strumenti poveri, semplici, umili, rigettati, ignorati, messi ai margini, per la manifestazione della sua gloria in mezzo agli uomini. Cristo subì lo scandalo di non essere riconosciuto come inviato di Dio proprio nella sua patria, tra i suoi, per la legge della megalomania, che si nutre di apparenza, si pasce di notorietà, di sentito dire, di rumore. E quante volte si cerca il rumore per attirare. Il rumore non è verità, perché la verità non fa rumore, essa scava il cuore, lacera la mente, squarcia le tenebre, illumina il mondo della sua luce di salvezza e di redenzione.

Oggi, la missione profetica è della Chiesa e di ciascuno dei suoi membri, secondo l'ordine e il grado di partecipazione al sacerdozio di Cristo. Purtroppo, quanti non vivono il loro ministero profetico, lo vivono male, non annunziano la Parola del Signore, la manomettono, aggiungono o tolgono, dicono semplicemente pensieri umani attribuendoli al Signore. Chi fa questo non dona salvezza, perché questa la compie lo Spirito Santo nel cuore dell'uomo che ascolta la vera Parola del Signore. Dio è solo nella sua Parola di verità eterna. Dobbiamo essere più seri, più obiettivi e distinguere ciò che è volontà di Dio da ciò che è pensiero della terra.

Separare e discernere il sentire dell'uomo dalla verità di Dio è il compito difficile e arduo di ogni annunciatore del Vangelo, come il confondere è la più forte tentazione nella quale può cadere un predicatore della Buona Novella di Cristo.