Il monumento al patriota Giovanni Nicotera -ubicato davanti la chiesa Matrice, su corso Vittorio Emanuele (Sambiase)-, dopo i necessari lavori di restauro, è ritornato al suo antico splendore. Alla cerimonia di scopertura del busto che lo ritrae -i cui lavori sono terminati lunedì 16 c.m.- hanno presenziato il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza, la giunta comunale, alcuni consiglieri comunali, numerosi cittadini e una rappresentanza degli studenti delle scuole medie Nicotera e Fiorentino, accompagnati dai rispettivi dirigenti scolastici, Felice Caruso e Aldo Mercuri.
I lavori, iniziati il 10 novembre 2011, hanno riguardato la pulizia del busto e del piedistallo, soprattutto dallo smog accumulatosi nel tempo; l’integrazione di parti mancanti, soprattutto della modanatura centrale; il consolidamento del basamento.
Prima del sindaco, hanno fatto una breve comunicazione sulla figura del patriota, Filomena Stancati e Lucio Leone, autori di numerose pubblicazioni sulla storia locale e, per ultima, il libro
“Mi sento onorata di presenziare oggi (nda, 17 gennaio) all’inaugurazione del monumento appena restaurato di un calabrese illustre, figlio del nostro territorio. Con questa cerimonia si è risvegliato qualcosa in noi, l’idea del nostro patriottismo. La memoria è una cosa importante, di cui noi non possiamo fare a meno. Se la nostra comunità è attenta ai valori della storia, non può trascurare di ricordarla”. La Stancati ha poi spiegato che “i nostri avi il 7 settembre 1882 si riunirono qui (nel luogo dov’è il busto del patriota) per l’inaugurazione del monumento che hanno voluto innalzare a Giovanni Nicotera. Fu un’iniziativa della
“Il monumento nel 1882 –ha ripreso Filomena Stancati- era molto più alto, ma nei primi del ‘900 l’Amministrazione dell’epoca decise di abbassarlo, per la sua pericolosità. Il 7 settembre 1882, all’inaugurazione, il drappo che lo copriva fu tolto da una nipotina di Giovanni Nicotera”.
Ha poi preso la parola il prof. Lucio Leone: “quella che oggi sembra una manifestazione semplice –ha rimarcato-, rappresenta la memoria, quel qualcosa che rimane e ci fa ricostruire il passato di questa città. Una manifestazione come quella di oggi va a beneficio della collettività e in modo particolare della gioventù. Ho avuto modo in quest’anno di approfondire lo studio su Giovanni Nicotera, assieme alla prof.ssa Stancati, in occasione della stesura del libro nel 150° dell’unità d’Italia”.
Il sindaco di Lamezia Gianni Speranza ha puntato sull’importanza di questo lavoro di restauro: “il monumento che raffigura il busto di Giovanni Nicotera, terminato ed inaugurato nel 1882, non era mai stato restaurato. Per questo motivo e viste le condizioni di degrado in cui versava, in occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia, con delibera n. 452 del 28.07.2011 la Giunta ha approvato il progetto definitivo esecutivo di restauro. E qui ci sono i tecnici, i dirigenti e la Ditta che ha eseguito i lavori”. Il Primo cittadino ha poi ricordato che “fino a marzo al Complesso S. Domenico può essere visitata una mostra storica sui 150 anni dell’unità d’Italia, dove nostri concittadini hanno avuto un ruolo originale, un percorso di riscoperta, andando alle radici della nostra città e poter spiccare le ali per il futuro”. Speranza ha concluso con due desideri: oggi non ci sono nipoti di Nicotera, che possono inaugurare il monumento, ma il drappo lo facciamo togliere a 4 studenti della scuola Nicotera e a 4 della Fiorentino, senza
Quindi, l’Inno di Mameli cantato dagli studenti dei due istituti ha preceduto lo scoprimento del busto di Giovanni Nicotera, tra l’applauso dei numerosi presenti.
Giovanni Nicotera era nato a Sambiase il 9 settembre 1828 (nell’ex Comune di Lamezia Terme si può ancora ammirare in via Cataldi l’ex casa natale di Nicotera, ora proprietà di un privato, e –appunto- davanti la chiesa Matrice, su Corso Vittorio Emanuele, il monumento a lui dedicato mentre era in vita; sempre alla sua figura è intitolata una scuola media di Sambiase, mentre in quel di Nicastro gli è stato dedicato l’omonimo Corso). Fu patriota e prese parte alle cospirazioni politiche antiborboniche. Avvicinatosi a Mazzini, prese parte alla spedizione di Sapri con Carlo Pisacane. Fatto prigioniero e condannato a morte nel luglio del 1858, la pena gli fu condonata. Rimesso in libertà, si unì alla spedizione di Garibaldi. Partecipò alla guerra del 1866 fra le file dei volontari di Garibaldi e nel 1867 alla spedizione che avrebbe dovuto liberare Roma. Fu Ministro dell’Interno prima nel governo Depretis (promuovendo la riforma della legge elettorale e la repressione del brigantaggio in Sicilia) e poi in quello Rudinì. Morì a Vico Equense, vicino Napoli, il 13 giugno 1894.