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La parola del Vescovo

Veglia di Pentecoste si prega per i cristiani perseguitati

Gigliotti Saveria Maria · 10 anni fa

Veglia di Pentecoste si prega per i cristiani perseguitati

In una cattedrale affollatissima di fedeli è stata celebrata la Veglia di Pentecoste. A presiederla lo stesso vescovo Luigi Cantafora, il quale ha iniziato l'omelia ricordando proprio il tema indicato dalla Conferenza episcopale italiana (Cei) e cioè la preghiera per i martiri contemporanei, i tanti cristiani e persone i cui diritti fondamentali alla vita e alla libertà religiosa vengono sistematicamente violati.

Di seguito l’omelia del Vescovo.

Carissimi, con questa Veglia viviamo il compimento della Pasqua e abbiamo invocato il dono dello Spirito su ciascuno di noi. Lo Spirito Santo è la vita stessa di Dio donata a noi, effusa, versata ampiamente su ciascuno. è la vita di Gesù, il suo soffio vitale che egli donò, come risorto, ai suoi discepoli. Lo Spirito che ha accompagnato la vita di Gesù, ed era “suo compagno inseparabile” (Basilio di Cesarea), accompagna ora la vita dei discepoli e quindi della Chiesa e ci rende suoi testimoni. Accade così che pur tra le vicende del mondo, spesso difficili, ostili e avverse, il discepolo, guardando Gesù, rafforzato dal dono dello Spirito, riceve la capacità di andare fino in fondo nella testimonianza col dono della vita. In questa veglia infatti vogliamo pregare e ricordare i testimoni della fede del nostro tempo: un numero enorme di martiri ci ha preceduto presso il Padre nella testimonianza di Gesù. Le persecuzioni non sono passate, ed è purtroppo terribile assistere impotenti a queste stragi umanitarie. Ma tutto ciò che accade ci spinga a vivere con più autenticità, meno indifferenza, più consapevolezza, maggiore responsabilità. La liturgia della Parola, molto ricca ci aiuta a comprendere meglio il dono dello Spirito. Da Babele a Pentecoste il cammino della storia della salvezza è passato dalla confusione all’ordine, dalla disgregazione all’unità - nella diversità. Qual è l’opera dello Spirito? L’armonia tra gli opposti, la pace nelle avversità. La schiavitù omologa, è una piattaforma che crea dipendenza. Lo Spirito libera, sprigiona energie creative, edifica. Gli uomini di Babele facevano tutti la stessa cosa, agivano tutti nello stesso modo, ma erano schiacciati da questo peso. Nel mondo globalizzato non rischiamo anche noi di essere schiacciati da una mentalità molto mondana e poco evangelica che vuole uniformarci togliendoci la personalità, la sana criticità, la libertà? Ma per passare dalla dipendenza alla libertà l’uomo deve attraversare la conoscenza della legge, della parola di Dio che gli viene offerta come un dono, come una possibilità di vita, non come un comando esterno al cuore. Senza la Parola ti manca un riferimento e quindi passi da una schiavitù ad un’altra. è quanto abbiamo ascoltato nella lettura tratta dall’Esodo col dono della legge a Mosè. Solo questa Parola è capace di far rivivere esistenze spente, ossa inaridite, quelle vite morte descritte dal profeta Ezechiele. Cosa fa lo Spirito? Vivifica. Cioè dona vita, fa rinascere là dove c’era solo morte. Il passaggio dalla morte alla vita si realizza grazie allo Spirito del Risorto che ci viene donato e ci rende capaci di profezia. Cosa significa? Tutti, dal più piccolo al più grande, dice Gioele, diventiamo capaci di parlare con parole di Dio, di annunciare Dio al mondo. La Pentecoste compie la Pasqua perché, con il dono dello Spirito, noi abbiamo la forza, la capacità di portare Dio al mondo e di passare da un’esistenza tiepida, grigia, monotona – anche se credente, ad una vita “infuocata”, spesa per il regno dei cieli, per amore dei fratelli. Non cerchiamo alibi e apriamoci a Dio! Non sono le nostre debolezze a impedirci il dono di noi stessi, non è la nostra buona volontà a farci fare piccole o grandi imprese, ma è il fuoco dello Spirito che ci invade e ci rende testimoni di ciò che abbiamo ricevuto. Per questo lo invochiamo con piena fiducia! La nostra appartenenza alla Chiesa è allora un dono immenso e una grande responsabilità. Ce ne rendiamo conto? Preghiamo il Signore che ci doni una comprensione e una conoscenza maggiore di Lui e di cosa significhi testimoniare il suo amore nel mondo. Ringraziamolo con tutto il cuore e preghiamo per le Chiese perseguitate e per la nostra Chiesa perché sia coraggiosa nell’annunciare l’Amore di Dio, qui e ora, nel vivere la comunione con il vescovo in una vita autenticamente donata. Che anche per la nostra Chiesa di Lamezia possano dire (come dicevano per gli apostoli negli Atti): «Guardate come si amano!». Amen