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Chiesa

Il Vaticano e la Chiesa Armena

Paolo Emanuele · 10 anni fa

Il Vaticano e la Chiesa Armena

Il 12 aprile il Santo Padre, incontrando il Patriarca armeno scriveva: “Cari fratelli e sorelle armeni,un secolo è trascorso da quell’orribile massacro che fu un vero martirio del vostro popolo, nel quale molti innocenti morirono da confessori e martiri per il nome di Cristo”. L’incontro tra il Pontefice, e il patriarca della chiesa armena, Karekin II°, entra direttamente nella questione irrisolta del “Metz Yagern”, il “grande male”, ovverolo sterminio degli armeni per mano dei turchi avvenuto tra il 1915 e il 1923. Uno sterminio a lungo dimenticato che vide la morte di centinaia di migliaia di persone (il numero è incerto) e che non cessa di essere motivo di scontro tra la Turchia – che si rifiuta di riconoscerlo – e i paesi dell’Europa che invece parlano apertamente di genocidio. Le parole che il pontefice romano rivolge al patriarca Karekin girano il coltello nella piaga. Con queste parole il Santo Padre ha riportato al centro della discussione politica il tema della persecuzione armena che alcuni paesi d’Europa ancora non riconoscono oppure evitano di approfondire. Con le sue parole il pontefice di Roma si propone come punta avanzata del dibattito politico internazionale, mettendo la diplomazia vaticana al centro di una questione irrisolta che riguarda, evidentemente, la storia di una nazione cristiana. Già papa Giovanni Paolo II°, durante una sua visita in Armenia nel 2001, parlò del “grande male” inserendola parola “genocidio” in un contesto generale (ecco cosa affermò Papa Giovanni Paolo II: “Questa fede ha accompagnato e sorretto il vostro popolo anche nel tragico evento di cento anni fa che «generalmente viene definito come il primo genocidio del XX secolo”). Quando si parla di genocidio, tutto questo non è da ascriversi al moderno stato turco, che all’epoca dei fatti ancora non esisteva, ma all’opera deiGiovani Turchi, estremisti nazionalisti che furono protagonisti degli ultimi anni di vita dell’impero ottomano. Eppure la moderna Turchia è da sempre contraria a parlare di questo tema, perché? Perché il “padre della patria”, Mustafa Kemal detto “Ataturk”, il fondatore del moderno stato turco, fu uno dei “giovani turchi”, anche se non dei più influenti. Questo legame tra il nazionalismo dei Giovani Turchi e il kemalismo è una della cause del mancato riconoscimento del genocidio armeno. L’avvento di Erdogan, espressione di un Islam politico contrario al kemalismo, ha suscitato molte speranze e le sue “scuse” ufficiali al popolo armeno, fatte nel maggio 2014, sembrarono aprire una nuova fase. Oggi lo stato turco riconosce la persecuzione ai danni della popolazione armena ma non accetta il termine “genocidio”. Ma cos’è un genocidio? La definizione è scivolosa e non è condivisa da tutti i politologi. Per alcuni non c’è differenza tra “genocidio” e “pulizia etnica”. Secondo altri va distinto il genocidio dalla pulizia etnicao dall’omicidio di massa in base alle ragioni che lo determinano: sarebbe la volontà politica, unita alla realizzazione metodica, di sterminare un popolo in base a ragioni etniche, a connotare il genocidio. Questa definizione si può applicare al caso armeno? Qui sta il contendere: Ankara non nega le deportazioni, la morte, le torture subite dal popolo armeno ma – sostiene – esse non furono il frutto di una pianificazione politica o della volontà di sterminio. Sarebbe stato il clima di guerra, legato al decadimento dell’impero ottomano, ad avere creato le premesse per la persecuzione e non la volontà genocidiaria. Tornando al 12 aprile….L’invito a Roma di Karekin II° è da inserirsi nel lungo lavorio di riavvicinamento della chiesa cattolica nei confronti delle chiese ortodosse e orientali. Tra l’altro Oggi molte chiese orientali, come quella caldea, quella assira, quellagreco-melchita, sono messein pericolo dall’avanzata dell’islamismo radicale in Siria e in Iraq. In Egitto la chiesa copta si è trovata in difficoltà a seguito della vittoria del movimento politico dei Fratelli Musulmani. In Libano la chiesa maronita si trova a doversi misurare, con alterne vicende, con l’estremismo sunnita e sciita. Ad Aleppo, città martoriata dalla guerra civile siriana, è presenta una nutrita comunità cristiana che si riconosce nell’Arcieparchia di Ciliciadegli Armeni, e il tema degli armeni di Aleppo è stato ampiamente discusso durante la visita di Karekin II° a Roma. Rendiamo Grazie a Dio per questo Padre che pensa a tutti i figli… vicini e lontani. Don Francesco Farina