·

Il Vangelo della domenica

Riflessione sulla III Domenica di Pasqua

Paolo Emanuele · 10 anni fa

La liturgia della Chiesa ci permette di partecipare a questo tempo beato, per così dire, in un duplice ritmo: anzitutto, quello degli eventi che ebbero luogo prima dell’Ascensione, il ritmo cioè degli incontri diretti col Signore risorto; successivamente, il ritmo delle testimonianze degli Atti degli Apostoli, le testimonianze che diedero gli apostoli subito dopo la discesa dello Spirito Santo; il tempo degli inizi della Chiesa.

Vi è uno stretto legame tra l’uno e l’altro, come lo si può bene notare nelle letture dell’odierna liturgia.

Leggiamo negli Atti degli Apostoli: “Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù” (3, 13). Egli è colui che è stato tradito e rinnegato dai suoi connazionali, persino quando Pilato voleva liberarlo. Essi chiesero che fosse graziato al suo posto un assassino, Barabba. In tal modo fu condannato alla morte l’autore della vita (cfr At 3,13-15).

Ma “Dio l’ha risuscitato dai morti” (At 3,15). Così parla Pietro che fu testimone diretto della passione, morte e risurrezione di Cristo. Pietro è testimone consapevole della verità sul Messia che, sulla croce, ha portato a compimento le antiche profezie: Gesù Cristo è diventato avvocato presso il Padre, l’avvocato del popolo eletto e di tutta l’umanità. Anche san Giovanni lo attesta e aggiunge: “Abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli infatti è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo” (1Gv 2,1-2). Pietro e Giovanni, come pure gli altri Apostoli, divennero testimoni di questa verità, poiché videro con i loro occhi il Cristo crocifisso e risorto. Si era presentato in mezzo a loro nel Cenacolo, mostrando le ferite della passione; aveva permesso loro di toccarlo, affinché potessero convincersi dal vivo che Egli era quello stesso Gesù che avevano prima conosciuto come “il Maestro”. E per confermare fino in fondo la verità sulla sua risurrezione, Egli ha accettato il cibo che gli avevano offerto, mangiandolo con loro come aveva fatto tante volte prima di morire.

Gesù aveva conservato la propria identità, nonostante la straordinaria trasformazione operatasi in Lui dopo la risurrezione. E quella identità conserva tutt’ora. Ma perché i suoi discepoli capissero il suo mistero, lo accogliessero, lo vivessero stravolgendo la loro vita è stato necessario aprire la loro mente all’intelligenza delle Scritture. Solo così i discepoli potevano essere nel mondo fino alla consumazione dei secoli i testimoni del mistero di Cristo Gesù. Non lo devono solamente annunziare con la sua Parola, ma lo devono testimoniare, insegnare, condurre a Cristo Gesù ogni uomo. Devono fare questo rendendo a tutti testimonianza del suo mistero che è di morte e di risurrezione, di incarnazione e di ascensione gloriosa al Cielo, di passione e di vita, di sofferenza vicaria, espiazione, giustificazione. I discepoli devono condurre ogni uomo a Cristo, sarà poi Cristo Gesù che darà loro il Padre e lo Spirito Santo, lo inserirà nel suo mistero eterno, che è insieme mistero di unità e di trinità. è Cristo la via che conduce al Padre. I discepoli sono la via che conduce a Cristo. Loro non dovranno condurre a Dio. A Dio deve condurre Cristo Gesù. è questa la missione di Gesù. Ma come Gesù ha condotto i suoi discepoli a Dio? Conducendoli a Lui e svelando loro il suo mistero. Così dovranno anche fare i discepoli: dovranno condurre ogni uomo a loro, lo dovranno aggregare alla Chiesa, aggregato alla Chiesa viene aggregato a Cristo, aggregato a Cristo sarà da Cristo aggregato al Padre. La salvezza si compie in questa differenza e specificità dei ruoli di Gesù e dei discepoli. Ma la comprensione di questo mistero è solo opera dello Spirito Santo, che discese sugli apostoli, per metterli in comunione di cuore e di mente con la verità del mistero di Dio, di Cristo e in Dio e in Cristo anche dell'uomo. La Chiesa non deve solamente predicare il Vangelo, come Cristo deve essere ricolma di Spirito Santo, perché è Lui che apre la mente e il cuore all'intelligenza delle Scritture. La vera comprensione del mistero di Gesù genera santità, la vera santità genera comprensione e tutto avviene per opera dello Spirito Santo, che la persona porta nel cuore. è in questo momento che gli apostoli hanno compreso che l'oggetto proprio della predicazione deve rimanere l'invito alla conversione per il perdono dei peccati. La predicazione deve essere considerata da tutti la via primaria per accedere alla comprensione del mistero di Gesù risorto e per il rinnovamento dell'uomo stesso. Da essa nascono nella comunità vita e morte, dannazione e paradiso; quella ricca di fede e di amore santifica, quella non veritiera, perché non fondata sulla volontà di Dio, conduce alla rovina spirituale e morale. Il risanamento di un popolo e di una città nasce dal retto annunzio, dalla sana predicazione, dalla proclamazione della volontà di Dio conformemente alla santa rivelazione e a tutta la fede della Chiesa.