Il Vangelo nella festività del Battesimo del Signore Sul quadrante della storia, e specificatamente della storia della Salvezza, fa irruzione la festività dell’Epifania che successivamente allunga il suo punto di osservazione sul Battesimo di nostro Signore e che si pone come uno spartiacque tra il Vecchio ed il Nuovo Testamento, già avvertito nell’aria nel momento in cui la Vergine Maria – dopo che l’Angelo le aveva annunciato la sua maternità- si incontra con la parente Elisabetta, anche lei in cinta.
Da una parte stava Gesù nel grembo di Maria; dall’altra parte stava Giovanni Battista nel grembo di Elisabetta. Un incontro che si ripete lungo il fiume Giordano, presso le cui rive Giovanni battezzava la “sua gente” preavvisando che il suo sarebbe stato solamente un battesimo per immersione nell’acqua, perché stava per arrivare Colui che “vi battezzerà con lo Spirito Santo”. Ma sarà proprio Lui, il Figlio di Dio, a mettersi umilmente in fila aspettando il suo turno, per poi calarsi nelle gelide acque del fiume per ricevere il battesimo da Giovanni; e subito dopo “vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di Lui come una colomba”, mentre una voce squarciava i cieli e proclamava: “Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”.
Da quella sorgente di acqua viva e cristallina viene donata all’uomo, a ciascun uomo,
la grazia santificante che lo rigenera e lo inserisce ipso facto a diventare eredi del Regno dei Cieli. Quale grande e gratuito dono, questo, che dovrebbe spingerci – uomini di tutte le latitudini, condizioni, dignità, dimensioni di tempi e di spazi- a lodare e a invocare il Signore “mentre ci è vicino”; a cercarlo “mentre si fa trovare”.
Nel Cantico di Isaia vengono rimarcate le “opere grandi” che il Signore ha fatto per noi, sottolineando come Egli non si vendica dell’empio e dell’uomo iniquo, bensì lo invita a far ritorno a Lui con l’accoglienza contenuta nel suo immenso abbraccio di misericordia e di perdono. Basta in fondo un piccolo gesto da parte dell’uomo perché entri nell’immensità del dono gratuito del Padre, il quale usa metri totalmente opposti e stravolgenti di giudizio, in quanto – aggiungerà il Signore – “ i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie”: promessa non di un uomo qualsiasi o di un potente sovrano di turno, oppure di un sommo scienziato: ma promessa vera, di Dio Padre in cui “io confiderò, non avrò mai timore”, proprio perché è Lui il “Dio della mia salvezza”.
Confidare, lodare, invocare, manifestare, proclamare, cantare, gridare: una miscellanea di tanti verbi che danno la giusta ed incredibile tonalità di fondo e di sostanza al Cantico di Isaia.
Ultimo quadro tra i tanti di riferimento, ultimo per citazione ma il primo inter pares per importanza, è la presenza attiva, operante di Colui che aleggiava sulle acque quando Dio decise di creare il mondo: lo Spirito Santo, “che rende testimonianza, perché lo Spirito è verità” e la Verità ci farà liberi per costruire un mondo dove il bene e la giustizia alla fine prevarranno ed il tutto sarà ricapitolato nei modi e nei tempi in cui tutti saremo nel Tutto.
Giovanni Maria Cataldi