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La parola del Vescovo

Cristo cambia la vita. Con Lui è possibile abbandonare la mentalità mafiosa

redazione · 13 anni fa

L'omelia del Vescovo, S.E. mons. Luigi Antonio Cantafora, nella messa a suffragio dei coniugi Aversa, nel ventennale del loro omicidio. «Tutta la terra ha veduto la salvezza del Signore». Con le parole del Salmo si rinnova l’annuncio della buona notizia del Natale, di Dio onnipotente che si è incarnato ed è nato dalla Vergine Maria. Dio, l’infinitamente grande, è diventato un piccolo bambino nato in una grotta.

Con la celebrazione odierna, ancora intrisa della luce del Natale, vogliamo ricordare davanti al Signore i coniugi Salvatore Aversa e Lucia Precenzano, a vent’anni di distanza dal loro assassinio.

Saluto anzitutto affettuosamente i loro figli, i familiari e i parenti. Un saluto cordiale raggiunga i funzionari, i dirigenti e gli agenti della Polizia di Stato, colleghi del compianto sovrintendente Salvatore; i rappresentanti dei vari corpi delle forze dell’ordine e le altre autorità civili e militari.

Saluto tutti voi presenti, che avete voluto stringervi attorno all’altare del Signore per ricevere da Lui quella luce che sola è capace di spezzare ogni malvagità e perfino le tenebre della morte, donando il calore e la forza per vivere in modo autentico e sensato la vita presente.

La salvezza del Signore, cantata dal salmista, incontra il grido di salvezza che s’innalza dal nostro cuore.

Ricordava Benedetto XVI nel suo messaggio natalizio che l’uomo di ogni tempo «ha bisogno di mettere la sua mano in una mano più grande e più forte, una mano che dall’alto si tenda verso di lui...»

«Questa mano è Cristo, nato a Betlemme dalla Vergine Maria. Lui è la mano che Dio ha teso all’umanità, per farla uscire dalle sabbie mobili del peccato e metterla in piedi sulla roccia, la salda roccia della sua Verità e del suo Amore (cfr. Sal 40,3)» (Messaggio Urbi et Orbi, 25 dicembre 2011).

«Che cosa cercate?», domanda Gesù ai due discepoli di Giovanni Battista che lo seguivano. è una domanda per niente superficiale: di che cosa è alla ricerca il vostro cuore? Che cosa desiderate nel profondo di voi stessi?

Questa domanda è per gli uomini e le donne di ogni tempo ed è rivolta anche a noi, oggi. La circostanza dell’anniversario del duplice omicidio dei coniugi Salvatore Aversa e Lucia Precenzano ravviva sicuramente tanti perché, andando forse anche ben oltre gli interrogativi su chi siano assassini e mandanti.

Le indagini della giustizia umana sono legittime e doverose, e molti di voi presenti siete con generosità e competenza impegnati a tutelare l’ordine pubblico con azioni sia preventive che repressive.

Ma le risposte semplicemente umane non saziano le domande fondamentali: perché il male? perché la morte? «Che cosa cercate?», domanda Gesù.

I due discepoli rispondono: «Rabbì - che, tradotto, significa maestro -, dove dimori?». Essi fanno a loro volta una domanda: chiedono a Gesù dove abiti, dove stia di casa.

Perché con Gesù anche noi siamo a casa, non in una casa qualsiasi ma a casa nostra, con lui stiamo al giusto posto, siamo davvero noi stessi, ritroviamo la nostra vera identità.

Gesù riprende: «Venite e vedrete». Invita i discepoli ad aderire, ad accompagnarsi a lui e a fare il suo stesso cammino. Allora essi vedranno dove dimora. Il vedere indica il venire alla luce, come un bambino che viene al mondo. Vedrete, promette Gesù: accogliere Gesù e mettersi in cammino dietro di lui ci fa venire alla luce, ci spalanca orizzonti nuovi, ci dona nuove visioni della vita, e converte le nostre esistenze sulle strade della vera giustizia.

Adamo si nascose quando udì i passi di Dio. Dopo aver mangiato del frutto, dopo cioè essere caduto nell’inganno egli che sarebbe diventato felice disobbedendo a Dio, è costretto a nascondersi: non è più se stesso. Infatti, come ricordava Benedetto XVI, «senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia» (Caritas in Veritate, n° 78).

Invece, seguendo il Cristo, Dio che si è fatto uomo, l’uomo ritrova la verità di se stesso, scopre il suo vero volto, vive relazioni autentiche con Dio, con il prossimo, con il mondo. Nel Signore Gesù le domande di senso, la profonda sete del cuore trovano l’acqua della verità e dell’amore, che sazia le nostre attese.

«Venite e vedrete», venite e verrete alla luce. Nel corso dei secoli, uomini e donne di ogni luogo si sono lasciati afferrare dal Cristo, dalla luce della sua verità e dal calore della sua giustizia che si manifesta come amore gratuito.

Sono così a loro volta diventati portatori di questa luce nel mondo, ne sono diventati un riflesso. Non dimentichiamo che anche nel Sud Italia, e nella nostra Calabria, sono fioriti santi e sante e, accanto a loro, personalità spirituali significative.

Inoltre, la Chiesa italiana ha voluto recentemente ricordare, in un suo documento ufficiale, «i numerosi testimoni immolatisi a causa della giustizia: magistrati, forze dell’ordine, politici, sindacalisti, imprenditori e giornalisti, uomini e donne di ogni categoria» (CEI, Per un paese solidale, n° 9).

Tra di essi, certamente possiamo annoverare Salvatore Aversa e la moglie Lucia Precenzano, anch’essi vittime di un’ingiustizia disumana.

Le loro vite troncate da mani assassine alla soglia dell’età anziana, ci mostrano l’abisso della crudeltà del male e del peccato. Le mafie che deturpano il volto del nostro Sud non sono fatalità, ma sono frutto di scelte di peccato, un concentrato di peccato. Esse sono «un vero e proprio “cancro” (…), una tessitura malefica che avvolge e schiavizza la dignità della persona (…), avvelenano la vita sociale, pervertono la mente e il cuore di tanti giovani, soffocano l’economia, deformano il volto autentico del Sud» (CEI, Per un Paese solidale, n. 9).

Non bisogna però rassegnarsi, quasi che siano invincibili. Non rendiamo vano l’offerta di tanti che hanno dato la loro vita.

Oltre all’impegno dello Stato e della società civile, come Chiesa abbiamo il compito di annunciare, con parole e testimonianza, il Vangelo di Cristo, la buona notizia della salvezza del Signore.

Egli è «l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!» (Gv 1,29). Cristo Gesù ci manifesta l’amore gratuito di Dio Padre, che ci ama mentre siamo malvagi e peccatori. E questo amore è più forte del peccato e della morte.

Con Cristo è possibile cambiare vita, convertirsi, abbandonare lo stile di vita mafioso ed ogni forma di male e di peccato. L’annuncio evangelico ci interpella tutti: Convertitevi, cambiate mentalità, cambiate vita!

è un appello rivolto a tutti, a chi vive nella mafia propriamente detta, ma anche a chi nelle relazioni quotidiane vive uno stile di mafiosità, di sopraffazione, di vendetta. L’appello alla conversione è per ciascuno, chiamato sempre a progredire per somigliare un po’di più a Cristo Gesù, Signore nostro, abbandonando ogni forma di compromesso e cedimento al mondo del peccato, in qualunque forma.

Mentre preghiamo per Salvatore e Lucia, lasciamoci incoraggiare dal loro sacrificio, per tendere sempre verso una “misura alta” del nostro impegno civile.

Ricordiamo davanti al Signore i loro figli e familiari, perché la sete del loro cuore possa sempre più incontrare l’acqua viva del Cristo crocifisso e risuscitato.

La celebrazione odierna, la reale presenza di Cristo nell’Eucaristia ravvivi in ciascuno il proposito di curare la dimensione spirituale dell’esistenza, di approfondire la fede cristiana e di testimoniare il Vangelo con gioia nella vita quotidiana.

La Vergine Maria, Madre di Dio, ci accompagni con la sua intercessione. Amen