L’arresto dell’autore del primo documento in italiano dell’Isis
Nell’ambito di un’indagine della procura di Brescia e della Digos contro possibili sostenitori dell’Isis in Italia sono stati arrestati Elvis Etezi, di origine albanese, residente a Torino, studente dell’istituto professionale D’Oria e Madi El Halili, operaio in una fabbrica di plastiche, origine marocchine sempre residente a Torino. I ragazzi arrestati non avevano nessun precedente di polizia.
Infine è stato arrestato lo zio di Elvis, presunto reclutatore di combattenti per il fronte Isis. Un’altra perquisizione è avvenuta ad Alpignano, nella cintura torinese; indagato un nordafricano a sua volta legato al gruppo di Ciriè-Lanzo. L’indagine era stata avviata nei mesi scorsi dalla Digos di Brescia, con la collaborazione dei colleghi di Torino, da una serie di intercettazioni.
Si tratterebbe di fiancheggiatori, persone che, attraverso internet, sarebbero stati in contatto, web e telefonico, con combattenti partiti dall’Italia ma non solo, in particolare con Anas El Abboudi, partito dal Nord Est per la Siria tempo addietro. Poi la triangolazione con l’Albania, dove è avvenuto il terzo arresto.
Madi El Halili avrebbe tradotto un documento Isis dedicato alla propaganda in Occidente, in cui viene spiegato il senso della politica dei seguaci del Califfati, descritti come propagatori di ordine, religiosità e protezione delle famiglie. E poi collegamenti con i centri di reclutamento europeo.
Si intitola Lo Stato islamico, una realtà che ti vuole comunicare. Un documento di 64 pagine che esalta la vita nel Califfato ma che, per il gip di Brescia Cesare Bonamartini, che ha disposto il suo arresto, ha "concreta possibilità" di contribuire a "indurre giovani musulmani ad arruolarsi nell’Isis, con commissione di delitti in materia di terrorismo internazionale". Per gli inquirenti Halili, che aveva assunto "posizioni estremamente radicali", era in contatto con "la filiera albanese di reclutamento" che si occupava di instradare giovani verso la Siria e l’Iraq. E questo documento intendeva proprio "indurre giovani musulmani ad arruolarsi nell’Isis". Nessun dubbio che sia lui ad averlo redatto, anche perché lo ha rivendicato rispondendo ad un falso profilo Facebook aperto dagli investigatori. "Piacere di conoscerti - affermava Halili in un messaggio audio - ho visto che hai pubblicato il testo sui servizi offerti dallo Stato Islamico. Quel testo l’ho scritto io". E, in un secondo messaggio, aggiungeva: "Mi farebbe veramente piacere se lo pubblicassi e lo mandassi in chat a più fratelli possibile, perché è un lavoro veramente importante... sia per me che l’ho scritto sia per voi che mi aiutate ad espanderlo".
Secondo gli inquirenti, Halili usa internet per fa "apologia subdola e indiretta". Non parla infatti delle decapitazioni e della stragi, ma descrive le gioie dello Stato islamico. "Uno Stato equo e gratificante - scriveva - un luogo ideale che non discrimina i giovani musulmani e li riscatta dalle ingiustizie sociali; una società multietnica, organizzata, dove viene applicata la Shar'a (la legge sacra di Dio), dove il pane viene distribuito gratuitamente e la polizia è amica dei cittadini".
Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip spiega chiaramente che col documento Halali ha inaugurato una strategia di comunicazione che "ha indubbia capacità di presa sulle giovani generazioni" sui quali "i temi dell’ingiustizia sociale hanno facile presa, al fine di convincerli a recarsi in Siria ed in Iraq a combattere per lo Stato Islamico". Dal web, però, spunta un altro documento, al vaglio dell’antiterrorismo, che potrebbe essergli attribuito. Califfato valido oppure no? è il titolo di un testo di dieci pagine, firmato "il vostro fratello in Allah, Mehdi". La stessa firma in calce a Lo Stato Islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare. "Ho deciso di scrivere questo piccolo testo cercando di riassumere in semplice forma i criteri della validità di un Califfato secondo prove contenute nel Corano e nella Sunnah", scrive l’autore nell’introduzione al documento che si conclude con l’esortazione "Che Allah ci guidi e ci faccia distinguere la Verità dalla falsità".
Dall’attentato terroristico dell’Isis contro la Tunisia, il Governo Italiano e tutti gli altri Paesi Europei si stanno adoperando per rafforzare i controlli al fine di anticipare eventuali attacchi terroristici, ma è indispensabile anche procedere ad un monitoraggio sull’integrazione delle seconde generazioni di immigrati e anche delle generazioni della popolazione autoctona perché per l’Isis sono buone “prede” da indottrinare tutte quelle persone che nei loro Paesi vivono e/o comunque si sentono al margine della società.
Cultura e Società
L’arresto dell’autore del primo documento in italiano dell’Isis
Paolo Emanuele · 10 anni fa