·

Il Vangelo della domenica

Riflessione sulla terza Domenica di Quaresima

Paolo Emanuele · 10 anni fa

La liturgia della terza Domenica di Quaresima proclama la Legge divina, quella che determina i principi fondamentali del comportamento dell’uomo, cioè le principali norme della morale, secondo le quali le opere umane acquistano il carattere di bene o di male morale: si tratta dei dieci comandamenti dati da Dio per mezzo di Mosè ai figli e alle figlie d’Israele ai piedi del monte Sinai. L’osservanza di queste norme, di questi comandamenti imprime sulle nostre opere il segno del bene, rende l’uomo buono. L’infrazione, la trasgressione di esse imprime sulle nostre opere il segno del male: rende l’uomo cattivo. Questo bene e questo male riguardano l’uomo nella sua stessa umanità. Mediante il bene morale l’uomo, come uomo, diventa ed è buono. Mediante il male morale l’uomo, come uomo, diventa ed è cattivo.

Si tratta quindi del problema fondamentale dal punto di vista dello stesso valore essenziale dell’uomo. La legge morale rimane strettamente collegata appunto con questo valore. Collegata, si può dire, con la dignità dell’uomo, e insieme con la dignità di ogni convivenza degli uomini tra di loro. La legge morale ha un significato insieme personale e sociale. è Dio che proclama questa Legge: il Decalogo manifesta in questo modo la sua Provvidenza, la sua sollecitudine paterna per il bene fondamentale dell’uomo. Egli è il Dio che ha fatto uscire i figli d’Israele dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù.

Sin dall’inizio di questi giorni quaresimali abbiamo sentito la chiamata alla conversione, alla riconciliazione con Dio. Questa chiamata trova nel Decalogo il suo fondamento oggettivo. Convertirsi vuol dire rompere col male, rompere col peccato, rafforzarsi di nuovo nel bene e consolidare in esso il proprio comportamento.

Gesù Cristo ha pienamente riconfermato i Comandamenti divini del monte Sinai e ne ha chiesto l’obbligo di osservarli, in quanto la loro osservanza è la condizione fondamentale della riconciliazione con Dio, la condizione fondamentale del raggiungimento della salvezza eterna.

I Comandamenti sono il codice della vera libertà dell'uomo, della sua autentica e pura socialità, di quella spiritualità che trascende ogni concupiscenza e riannoda l'uomo al suo mistero soprannaturale. Ad essi seguirà l'altra Parola, quella del compimento, della giustizia superiore, che Cristo è venuto a portare sulla terra e che Egli stesso ha compiuto, fino alla morte e alla morte di croce.

La vera religione, difatti, è il compimento della volontà santissima di Dio, manifestata ed espressa nei Comandamenti, nella legge positiva. Senza l'osservanza dei decreti dell'Altissimo, quanto l'uomo compie è sterile religiosità, camuffamento e imbroglio, sotterfugio ed inganno, elusione e svuotamento della verità. Per questo – secondo il racconto del vangelo di questa domenica - Cristo Signore purifica il tempio da quelle infiltrazioni e pratiche umane che l'uomo aveva inventato per tranquillizzare la propria coscienza dinanzi a peccati e a trasgressioni gravissime della legge. Il tempio di Dio non è una spelonca di ladri, un rifugio sicuro per porre al riparo la propria vita, dopo il compimento di misfatti, delitti e abomini di ogni genere. La vita è nell'osservanza dei comandamenti, nella pratica della giustizia, nel cammino nella verità. Alla casa del Signore si va per chiedere ed impetrare da Dio l'osservanza della legge, per offrire il culto dell'obbedienza e della testimonianza della fede, della speranza e della carità. Cristo è il Nuovo Tempio, nella sua santità di obbedienza e di compimento della volontà del Padre dobbiamo entrare, per avere accesso alle porte della vita.

Cristo scacciò i mercanti dal tempio, così come Mosè ai piedi del Sinai aveva “dissipato” gli idolatri.

Gesù Cristo sa “quello che c’è in ogni uomo”; sa che nel suo cuore sono iscritti i comandamenti del Padre. Ecco perché nel Vangelo di questa domenica, Cristo, si dimostra severo nei confronti di coloro che violano il comandamento del culto e dell’adorazione dovuti a Dio stesso: comandamento iscritto più nella coscienza che nella semplice legge. Infatti, quei venditori e cambiavalute erano forse a posto con la legge umana, ma Cristo è Colui che sa “quello che c’è in ogni uomo” e nello stesso tempo lo divora lo zelo per la casa di Dio (cf. Gv 2,17). I Giudei chiedono a Gesù che faccia un segno che riveli, manifesti che la sua autorità viene proprio da Dio e non sia invece un atto di un uomo che vive di illusione, fuori di ogni contesto storico: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. Presa alla lettera la risposta di Gesù è un segno impossibile. Impossibile distruggere il tempio e impossibile poterlo riedificare in tre giorni. Presa nel vero senso, essa indica il suo corpo. Loro, i Giudei, hanno distrutto il tempio di Dio che è il corpo di Gesù e Gesù in tre giorni lo ha veramente fatto risorgere. è la risurrezione il segno più alto della sua verità.

Gesù vuole per ogni uomo questa risurrezione, per questo lo vuole sulla via dei Comandamenti: Egli gli insegna non soltanto a compiere la legge di Dio, ma anche a comprendere sempre meglio e amare sempre più profondamente questa legge, così come afferma il Salmo responsoriale della santa Messa. Nella misura in cui l’uomo comprende i divini Comandamenti, si rende conto quanto deve ad essi nella vita personale, familiare e sociale. Essi sono veramente la via dell’uomo; sono per l’uomo. .