«Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme sarete consolati». Giorno 11 febbraio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, in comunione con tutta la Chiesa, anche nella nostra diocesi, S.E. il Vescovo L.A. Cantafora, ha voluto presiedere la Celebrazione Eucaristica, in occasione della annuale Giornata del Malato. Di seguito si propone l’omelia del Presule
Carissimi, celebriamo la festa della Madonna di Lourdes e in questo giorno la Chiesa ricorda e prega per tutti i malati. Saluto i malati qui presenti, i volontari, gli operatori sanitari. Ringrazio P. Rosario Messina che si sta attivando per qualificare meglio la Pastorale sanitaria in Diocesi e tutti voi carissimi fedeli. La liturgia di oggi ci riempie di consolazione! La consolazione, carissimi fratelli, non è una pacca sulla spalla ma è un frutto dello Spirito, un dono dall’alto. Dio ci consola donandoci la sua Presenza che riempie di senso la nostra vita.Così accade che, anche se ci troviamo in necessità, in situazioni difficili o dolorose, la Presenza del Signore, che noi avvertiamo come sicura e pacifica, ci fortifica e ci dona la possibilità di affrontare tutto con naturalezza e con pace. Ripeto: è un dono di Dio, che però possiamo chiedere con fiducia. Noi tante volte indirizziamo le nostre preghiere alla richiesta di guarigione – e si capisce – ma la guarigione più importante è quella del cuore. Spesso non possiamo cambiare le situazioni, ma possiamo cambiare il nostro modo di viverle e di affrontarle. Su questo possiamo lavorare molto. Noi possiamo decidere se vivere nella benedizione o nella maledizione, nella protesta o nell’abbandono fiducioso. Questo dipende da noi. Queste disposizioni interiori permettono a Dio di agire proprio dentro le nostre malattie e infermità. Carissimi, il Vangelo delle nozze di Cana, in questo contesto è molto attuale. Due sono gli elementi che vorrei sottolineare: la presenza di Maria e la trasformazione dell’acqua in vino della festa. Maria è la donna che sa guardare, osservare, che si accorge delle necessità. è invitata alla festa ma la sua partecipazione è attenta: sembra lei il maestro di tavola. La sua attenzione è frutto di amore, non di curiosità. Desidera il bene per questi sposi e si attiva perché la festa non sia un fallimento. Questo fa Maria anche nella nostra vita: ci accompagna, ci sostiene, vigila su di noi. Per questo è molto importante rivolgerci a lei come madre, perché lei ha cura di tutti i suoi figli. La trasformazione dell’acqua in vino è il miracolo che opera Gesù in ognuno di noi quando passiamo da situazioni di angoscia ad atteggiamenti di pace, quando dal rancore passiamo al perdono, quando ci sentiamo afflitti eppure fiduciosi. Ancora l’acqua si trasforma in vino quando pur nel dolore e nella sofferenza sappiamo leggere l’opera di Dio, riconoscere il suo agire, la sua consolazione. Come vi dicevo all’inizio, spesso le situazioni esterne non cambiano, anzi talvolta peggiorano, ma siamo noi a cambiare con la nostra fede il modo di viverle. Tutto questo è acqua che diviene vino! E poiché questo non è possibile realizzarlo da noi stessi, ma è un dono del Signore, Egli ci ha posto accanto Maria, donna forte e fedele. Maria allora è figura della città di Gerusalemme di cui parlava il profeta Isaia, la città madre che consola i suoi figli, che sa accoglierli e nutrirli. Noi aneliamo ad essere cittadini di questa città celeste e le nostre fatiche ci aiutano a capire che la vita non è tutta qui, ma qui giochiamo una partita importante: stiamo dalla parte del Signore o no? La cecità da cui dobbiamo guarire, come ci ricorda il tema della giornata odierna, non è allora la mancanza di vista fisica, ma l’ottusità, la chiusura che non ci fa vedere l’opera di Dio. Ancora siamo ciechi quando non vediamo le necessità dei fratelli accanto a noi. Preghiamo il Signore che apra i nostri occhi e ci aiuti a vedere il suo amore dentro la vita e ci doni di essere generosi, audaci nel bene, come Maria a Cana. Chiediamo a Maria, madre di ogni consolazione, che ci guidi e ci accompagni nel cammino della vita. Amen