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Vita diocesana

Verso Firenze2015: la III domenica di Avvento alla Bethel Tabor

Paolo Emanuele · 10 anni fa

Nel tran tran della vita quotidiana c’è ancora modo per incontrare Dio? E soprattutto, c’è ancora una domanda di senso, di Altro, nei cuori delle donne e degli uomini di oggi? Nella risposte a queste domande, sta il senso della presenza di un centro di spiritualità in una comunità diocesana: un luogo dove poter trovare condizioni esterne e “interne” favorevoli all’incontro con Dio, per ricercare quel “Qualcosa di più” di cui ogni uomo ha bisogno per essere veramente felice. Nella Diocesi di Lamezia, esiste la Casa Bethel Tabor, a pochi metri dal Santuario Mariano di Dipodi. Un’oasi tranquilla, immersa nel verde, dove sembra che tutto parli di Dio. Ne parla la natura, l’aria pulita, e soprattutto ne parla il “silenzio”. Un silenzio difficile da trovare nella vita di tutti i giorni, che qui è sempre presente e si fa “amico” di chi ricerca l’incontro personale con Dio. Alla Casa Bethel Tabor abbiamo fatta tappa per la videoriflessione della terza domenica di Avvento, la domenica della “gioia”. Ad accoglierci, le suore francescane del verbo incarnato, custodi della casa di spiritualità, che qui accolgono sacerdoti e laici, gruppi e movimenti ecclesiali, che si ritrovano in questo luogo per vivere momenti di incontro, di preghiera e di formazione. E’una sorta di “Avvento 365 giorni all’anno” quello che si vive alla Bethel Tabor, perché chiunque viene qui è animato da un profondo senso di attesa, dal desiderio di incontrare una Presenza che cambi la vita e le dia un senso e una direzione. In preparazione al Convegno Ecclesiale di Firenze del prossimo anno, scopriamo anche nella nostra città “le tante testimonianze che documentano esperienze d’incontro orante e silenzioso, di preghiera personale e comunitaria in luoghi significativi come le case di spiritualità, i santuari, i monasteri, gli eremi disseminati ovunque nel Paese. Nell’affanno della vita quotidiana, spesso schiacciata dalle tante pressioni esterne, emerge il desiderio di occasioni propizie al colloquio con Dio: una risorsa di umanizzazione che la Chiesa non può tralasciare. Senza Dio l’uomo non sa dove andare , ricordava Benedetto XVI, e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia” (Dalla traccia del Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze 2015)