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Il Vangelo della domenica

Dedicazione della Basilica Lateranense

Paolo Emanuele · 10 anni fa

L’anniversario della dedicazione della Basilica lateranense vuole commemorare il momento in cui questo tempio è stato innalzato e dedicato a Dio solo - ed è successo la prima volta ai tempi dell’imperatore Costantino - .Infatti si edificano le chiese per dedicarle a Dio, per darle a Lui solo come sua particolare proprietà e sua abitazione in mezzo al suo popolo. Che Dio volesse abitare tra il suo popolo viene proprio dalla verità rivelata da Dio stesso. Nel libro dei Re, per esempio, viene chiarito come Dio abbia due dimore: una nei cieli e l'altra sulla terra. Sulla terra la dimora di Dio è in Gerusalemme, è nel suo tempio santo, è nel santo dei santi. Con questa certezza il re Salomone così prega il suo Signore: “Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore mio Dio; ascolta il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza davanti a te! Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: Lì sarà il mio nome! Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo. Ascolta la supplica del tuo servo e di Israele tuo popolo, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali dal luogo della tua dimora, dal cielo; ascolta e perdona”. Salomone è anche consapevole che chi guardando verso questo luogo, dimora di Dio, e pregasse con fede era come se con il corpo, con lo spirito, con l’anima e con la mente ognuno fosse già in esso. Così il tempio diveniva il centro anche dell’unità spirituale del popolo del Signore. Un solo Dio, un solo tempio, una sola presenza di Dio sulla terra, un solo modo di pregare: si pregava il Dio che risiedeva in Gerusalemme. Ma tutto cambia con Cristo e tutto si riveste di una luce nuova. Il vero, nuovo, santo, universale tempio di Dio, attraverso cui Egli dimora tra il suo popolo, è Cristo Gesù. Dio non ha altro tempio sulla terra nel quale abitare: solo Cristo Signore e il suo corpo santissimo. Questa sublime verità, Gesù cercò di manifestarla quando era salito al tempio di Gerusalemme insieme con gli altri e - come si può leggere nel vangelo di questa liturgia della dedicazione della Basilica lateranense – quando scacciò fuori dal tempio la gente che vendeva i buoi, le pecore, le colombe e i cambiavalute seduti al banco. Ed allora dinanzi alla reazione così dura del maestro di Nazaret, dinanzi alle parole che egli aveva pronunciato in tale occasione: “Non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato”. Gli venne posta la domanda: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?” (Gv 2,18). La risposta di Cristo suscitò un senso di diffidenza: eppure “questo tempio è stato costruito in quarantasei anni ed egli dice di poterlo far risorgere in tre giorni” (cf. Gv 2,20). Soltanto i più vicini a Cristo erano consci che in ciò che egli aveva fatto, si era manifestato il suo “zelo” filiale per la casa del Padre, uno zelo che lo divorava (cf. Gv 2,17). Ed essi - i suoi discepoli - capirono poi, quando Cristo risorse, che allora cacciando fuori i commercianti dal tempio di Gerusalemme, egli aveva in mente soprattutto “il tempio del suo corpo” (Gv 2,21). E, poiché, per Lui, in Lui e con Lui si ha l’accesso al Padre nello Spirito Santo, Dio stesso, nel mistero imperscrutabile della sua vita trinitaria, si avvicina ai credenti per stare con loro, per abitare in mezzo a loro. Anzi, come lo stesso San Paolo afferma nella seconda lettura, ogni credente per Lui, in Lui e con Lui diviene “campo di Dio, l’edificio di Dio” (1Cor 3,9b). Il credente in Cristo è “…il campo di Dio”, che deve il suo buon raccolto soprattutto all’acqua del battesimo. Con quale lode l’odierno salmo responsoriale esalta le “correnti del fiume” che “rallegrano la città di Dio” (Sal 45 [46],5)! E il profeta Ezechiele evoca l’immagine degli alberi che crescono sulla riva del torrente e grazie a ciò portano frutti. Ecco le sue parole: “Lungo il fiume, su una riva e sull’altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui fronde non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicine” (Ez 47,12).

Inoltre, il credente in Cristo è “l’edificio di Dio”. Tale immagine esprime la stessa verità circa il legame organico che il credente vive con Cristo, come “fondamento” di tutta la vita spirituale: “Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo” (1Cor 3,11). Così scrive l’apostolo Paolo nella prima lettera ai Corinzi, e in seguito pone ai destinatari della sua lettera la seguente domanda: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi”? (1Cor 3,16). Ed aggiunge ancora: “Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui” (1Cor 3,17). Per concludere poi: “Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi” (1Cor 3,17).